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Turismo in Italia: va, ma al di sotto delle sue potenzialità

Il report della Banca d’Italia sul turismo in Italia conferma un trend in crescita, ma il Mezzogiorno, dove sono ubicati oltre la metà dei siti archeologici italiani, un quarto dei musei, quasi l’80% delle coste, i tre quarti del territorio destinato a parchi nazionali, non trae ancora i benefici di cui potrebbe godere.

Nel corso di un Convegno al Centro Carlo Azeglio Ciampi a Roma sono stati presentati i risultati  del Progetto di ricerca della Banca d’Italia – Dipartimento Economia e statistica e della rete territoriale, durato più di 2 anni, “Turismo in Italia. Numeri e potenziale di sviluppo”.

Il turismo genera oltre il 5% del PIL e circa il 6% dell’occupazione totale – ha affermato Fabio Panetta Vicedirettore generale della Banca d’Italia alla presentazione – Ad esso è riconducibile il 40% delle esportazioni di servizi; il suo saldo con l’estero è strutturalmente in avanzo ed è pari a quasi un punto di PIL e a circa un terzo dell’avanzo commerciale complessivo dell’Italia. Ma dobbiamo chiederci se stiamo valorizzando al meglio questa ricchezza naturale, quali siano i possibili margini di miglioramento e quali gli strumenti idonei a cogliere le opportunità disponibili“.

Il turismo in Italia: dimensioni e principali tendenze

Negli ultimi vent’anni il turismo ha conosciuto una straordinaria espansione a livello mondiale, sostenuta dalla riduzione dei costi di trasporto e dalla crescita dei livelli di reddito anche nelle economie emergenti, che hanno enormemente allargato il bacino dei potenziali viaggiatori. Quest’aumento della domanda si è accompagnato all’affermazione di nuove destinazioni, che hanno attratto un numero crescente di turisti.

A fronte di queste tendenze globali, la quota di mercato dell’Italia – al pari di quella di altre destinazioni turistiche mature – si è inevitabilmente contratta. Il calo, pur se in parte fisiologico, è stato più intenso per il nostro Paese che per i principali concorrenti europei.

Solo dal 2010 si sono registrati alcuni segnali di recupero, in parte favoriti da un miglioramento della competitività di prezzo e dall’insorgere di tensioni geopolitiche che hanno scoraggiato i viaggi in diversi paesi concorrenti divenuti a più alto rischio di attacchi terroristici. Fra i tratti distintivi di questo recupero si può senz’altro annoverare il rinnovato interesse dei turisti stranieri per le vacanze, in special modo quelle di natura culturale nel nostro Paese . In senso opposto è invece da segnalare la dinamica calante delle entrate turistiche per viaggi d’affari, risentendo della frenata dell’economia internazionale e ancor più di quella nazionale.

L’espansione degli ultimi anni è stata sostenuta soprattutto dai flussi provenienti da Paesi al di fuori dell’Unione europea. Quote crescenti hanno registrato in particolare gli USA, il Canada, l’Australia, il Giappone, e la Cina. Tra i Paesi di provenienza europei si segnala soprattutto il recupero della Francia, della Gran Bretagna e soprattutto della Germania, che ha consolidato la sua preminenza come paese di origine dei turisti stranieri in Italia.

A partire dal 2015, con la fine della fase più intensa della crisi, i segnali positivi si sono estesi anche al turismo domestico, i cui flussi avevano subito un calo più pronunciato e duraturo di quelli internazionali negli anni della crisi.

La distribuzione sul territorio

La distribuzione della spesa del turismo in Italia è più concentrata di quanto non lo siano le risorse turistiche, con il rischio di mancato sfruttamento di alcune e di sovrautilizzazione di altre.

In particolare, vaste aree del Mezzogiorno non traggono beneficio quanto potrebbero dai movimenti turistici internazionali. Nell’insieme, emergono spazi da sfruttare per trarre pieno beneficio dalle potenzialità del settore, soprattutto nel Mezzogiorno, dove le attività turistiche appaiono ancora relativamente sottodimensionate e dove, dato il ritardo di sviluppo dell’area, maggiori potrebbero essere i benefici in termini d’impatto su prodotto e occupazione. Le regioni meridionali, dove sono ubicati oltre la metà dei siti archeologici italiani, un quarto dei musei, quasi l’80% delle coste, i tre quarti del territorio destinato a parchi nazionali, attraggono solo il 15% della spesa totale dei turisti stranieri in Italia.

Il turismo culturale e il patrimonio artistico
L’unicità del patrimonio culturale italiano. arricchita di altri contenuti come la qualità della cucina e l’eccellenza del made in Italy, è un vero e proprio vantaggio competitivo per il nostro Paese, particolarmente apprezzato soprattutto fra i viaggiatori provenienti dai Paesi più lontani, fra quelli che visitano l’Italia per la prima volta e fra i turisti più giovani.

Le famiglie con figli tendono invece a privilegiare le vacanze al mare o di altro tipo, a testimonianza del fatto che diverse tipologie di turisti mostrano esigenze non omogenee, e possono essere oggetto di strategie di promozione diversificate, anche volte a ridurre la pressione turistica sulle località più note e maggiormente a rischio di sovraffollamento.

Se è vero che il patrimonio culturale ha un peso crescente nel motivare le vacanze in Italia, è evidente che la capacità di valorizzare e rendere accessibili e conosciute le numerose ricchezze artistiche del Paese è una leva chiave per promuovere il settore del turismo italiano.

La struttura dell’offerta
L’Italia è prima in Europa per numero di strutture ricettive e seconda solo alla Francia per numero di posti letto offerti da strutture professionalmente organizzate. Il numero di posti letto complessivamente a disposizione della clientela è tuttavia molto più ampio se si considerano anche quelli offerti dai privati, sui quali non esistono dati esaustivi, anche per via dell’assenza di obblighi di registrazione omogenei sull’intero territorio nazionale.

Nel tempo si osservano due chiare tendenze nella struttura dei servizi di alloggio: da un lato il continuo aumento dei posti letto in strutture ricettive diverse dall’albergo, dapprima sostenuto dalla diffusione di agriturismi e bed & breakfast, poi dal fenomeno della sharing economy e dei canali di intermediazione online, che hanno favorito l’ulteriore espansione dei B&B e l’offerta di alloggi privati. Secondo Bankitalia, l’ingresso di Airbnb, con la conseguente crescita dell’offerta di alloggi privati, ha determinato un’accelerazione della tendenza, preesistente, a una ricomposizione dell’offerta alberghiera verso le strutture più qualificate a fronte di una sostanziale stabilità del loro numero complessivo: si è ridotto il numero degli alberghi a una e due stelle, è rimasto stabile quello delle strutture a tre stelle ed è aumentato quello degli alberghi a quattro e cinque stelle.

Inoltre, il crescente ricorso alla rete nella fase di progettazione e prenotazione dei viaggi offre nuove opportunità alle strutture più decentrate: se si confrontano le prenotazioni di quanti usano il web con quelle che si rivolgono a canali più tradizionali, le prime sono maggiormente indirizzate alle località minori e con una più bassa concentrazione turistica. La maggiore visibilità e la possibilità di variare istantaneamente le politiche di prezzo potrebbero inoltre consentire una più efficiente occupazione dei posti letto, contribuendo a innalzare il grado di utilizzo e a ridurre la stagionalità.

Le politiche
Propria l’elevata stagionalità è una delle problematiche che il settore deve affrontare, indicando la necessità di iniziative che possano favorire i flussi turistici anche nei periodi meno favorevoli, ad esempio promuovendo il turismo congressuale e quello fieristico e verso le località meno sfruttate e congestionate.

Nonostante gli indubbi progressi, secondo il report, vi sono ampie aree del Paese che non sembrano ancora sfruttare appieno le proprie potenzialità, soprattutto tenuto conto della ricchezza e diffusione del patrimonio artistico e culturale, fattore centrale nella domanda turistica rivolta all’Italia. Alcune aree corrono invece il rischio del sovraturismo, dato il peso crescente dei turisti che giungono in Italia per la prima volta da destinazioni lontane, attratti dalle principali città d’arte.

La valorizzazione dei territori, comunque, richiede servizi di trasporto efficienti, in grado di collegare i principali punti di accesso al Paese. In particolare, le regioni del Mezzogiorno hanno bisogno sia di adeguati collegamenti diretti con gli altri Paesi europei, sia di una rete locale di trasporti in grado di valorizzare le coste e le numerose località di elevato interesse artistico e culturale.

Affinché l’Italia possa trarre pieno beneficio dalla forte espansione dei flussi attesa nei prossimi anni, è auspicabile che le politiche del turismo siano commisurate al peso economico che questo settore riveste per il nostro Paese. Solo di recente con la regia del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo (MIBACT), è stato varato il Piano strategico del Turismo 2017-2022 tramite un processo partecipativo che è riuscito a coinvolgere istituzioni regionali e principali stakeholder nell’elaborazione di alcune linee di indirizzo per il governo del comparto su un orizzonte di sei anni.

Con la nuova legislatura le competenze in materia di turismo sono transitate al Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo – osserva Bankitalia – Indipendentemente dagli specifici indirizzi politici che si sceglierà di intraprendere, sarebbe auspicabile da un lato mantenere un approccio partecipato alla definizione delle linee d’indirizzo strategiche, dall’altro garantire un forte coinvolgimento del governo centrale nel coordinamento delle politiche di settore”.

 

 

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