L’annuale Rapporto BioInItaly 2022 di Assobiotec- Federchimica ed ENEA conferma che il settore biotecnologico italiano è in crescita (lieve), con una forte intensità in R&S e con punte di eccellenza sia per la bioeconomia che per l’area salute.
– Quasi 800 imprese, 13 mila addetti, oltre 10 miliardi di fatturato.
– Boom del fatturato delle imprese dedicate alla R&S biotech a capitale italiano durante la pandemia: + 30%. Crescono anche gli investimenti in R&S biotech: + 15%.
– Nel periodo 2014 2021 progressiva e continua crescita del numero delle imprese biotech per l’industria (+29%) e per l’agricoltura (+ 34,5%), ma l’ambito salute conferma la propria centralità (48,5% del totale delle imprese).
– A livello territoriale: primeggia la Lombardia per numero di imprese (27%) e fatturato (51%). Crescono le regioni del Mezzogiorno e del Nord-Est nelle biotech industriali
Sono questi i dati principali che emergono dal nuovo Rapporto BioInItaly “Le imprese di biotecnologie in Italia: Facts&Figures”, lo Studio di Assobiotec- Federchimica ed ENEA, presentato il 28 aprile 2022 nel corso di un evento misto (in presenza e in streaming), che ogni anno raccoglie, elabora e analizza informazioni e stime aggiornate fornite dalle imprese Biotech a fine 2021, bilanci 2020 e dati pubblici e del Sistema Statistico Nazionale, tratteggia le caratteristiche salienti del comparto nell’ultimo biennio.
Sulla base dei principali dati rilevati, l’industria biotecnologica italiana si conferma dunque, un comparto con una popolazione di imprese stabile, quando non in lieve crescita, caratterizzato da una forte intensità di ricerca e sviluppo e con punte di eccellenza in tutti i settori di applicazione delle biotecnologie.
“Forse non tutti lo sanno, ma le biotecnologie sono state alla base di tutte le risposte alla crisi pandemica: dal sequenziamento del genoma del virus alla diagnostica molecolare, dai vaccini agli anticorpi monoclonali e agli antivirali, tutto è basato sul biotech – ha dichiarato Elena Sgaravatti, Vice presidente Assobiotec – Federchimica, presentando il rapporto – E oggi, alla fine dell’emergenza sanitaria ma di fronte a nuove, urgenti, drammatiche necessità – crescita economica sostenibile, diversificazione e ampliamento delle fonti energetiche ma anche capacità di approvvigionamento di materie prime per l’alimentazione umana e animale – le biotecnologie possono giocare ancora una volta un ruolo cruciale. Il Paese, con il PNRR ha una straordinaria occasione per ripartire e non può permettersi adesso di sbagliare. Scegliere di avviare riforme e investire le risorse del Next Generation EU sull’innovazione significa traghettare il Paese verso un futuro migliore e il biotech è certamente una tecnologia che, in questa prospettiva, non può essere trascurata”.
Il numero di imprese, dopo una lieve flessione a fine 2020, inferiore all’1% (a livello generale il calo di imprese è stato nello stesso anno più che doppio), è, infatti, tornato a crescere nel 2021 superando con 790 aziende il livello raggiunto a fine 2019. La crescita ha interessato tutti gli ambiti di applicazione delle biotecnologie e in particolare le imprese dedicate alla ricerca e sviluppo nelle biotecnologie a controllo italiano, trainate da quelle con applicazione prevalente nelle biotecnologie industriali con un +9% di imprese fra il 2019 e il 2020. Il settore è caratterizzato da realtà di piccole e micro imprese che rappresentano poco più dell’82% del totale.
Il fatturato nel 2020, anno in cui è stato massimo l’impatto dell’emergenza sanitaria legata al Covid-19, mostra una sostanziale tenuta, registrando rispetto al 2019 un calo del 5%, pari a meno della metà di quanto registrato dal fatturato dell’industria italiana nel suo complesso (-12%). Particolarmente significativa in tal senso è la forte e continua crescita che ha invece contraddistinto il fatturato delle imprese biotech “dedicate” (sotto insieme delle imprese che investono almeno il 75% del proprio budget dedicato ad R&S, nella ricerca biotecnologica) a controllo italiano che ha fatto registrare un +30%.
Considerando il totale delle imprese, circa tre quarti del fatturato totale è prodotto dal settore della salute, un considerevole 17% è dato dal settore industria ed ambiente. Le imprese attive nell’ambito della salute umana continuano infatti a rappresentare la quota maggioritaria del numero totale di imprese biotecnologiche italiane. Tuttavia, si conferma la tendenza della progressiva e continua crescita del numero di imprese attive nelle biotecnologie industriali (+29% fra il 2014 e il 2021) e, soprattutto nell’ultimo periodo, di quelle con applicazioni ad agricoltura e zootecnia (+35% nello stesso arco temporale).
A livello territoriale, la Lombardia, e, in generale, le regioni del nord, si confermano polo di primaria importanza per produzione e fatturato biotech. Negli ultimi anni, tuttavia, si registra una progressiva diffusione su tutto il territorio nazionale del tessuto produttivo del biotech con una crescita delle regioni del Mezzogiorno e del Nord-Est, particolarmente presenti nel settore delle biotecnologie industriali.
Per quanto riguarda gli investimenti nella ricerca e sviluppo (R&S), le imprese del comparto “dedicate” hanno mostrato un’accelerazione nel 2020 rispetto agli anni immediatamente precedenti, con un incremento del 7% sul 2019 trainato dalle imprese con applicazione prevalente nella salute umana e nell’industria. Anche per gli investimenti in R&S biotech la crescita registrata dalle imprese dedicate alla R&S biotecnologica è stata maggiore rispetto a quella media del comparto, con un +15% nel 2020 rispetto al 2019.
La raccolta del capitale necessario per le attività delle imprese attive nelle biotecnologie in Italia, proviene, secondo quanto rilevato dai questionari, prevalentemente dalle risorse messe a disposizione dalla proprietà: sotto forma di utili non distribuiti e di conferimenti di capitale da parte dei soci, a seconda della struttura e dimensione delle imprese. Dai dati raccolti fra il 2017 e il 2020 si registra poi una crescita degli investimenti di capitale di rischio (Venture capital, Private Equity e Business Angel), un dato coerente con quanto rilevato dagli studi specialistici di settore (Rapporto AIFI). Resta molto importante il ruolo delle sovvenzioni e dei contributi a fondo perduto e sempre più imprese dichiarano di beneficiarne (nel 2020 oltre il 30%), in prevalenza di dimensioni medio grandi e attive nelle applicazioni per la salute umana.
“I nuovi dati del Rapporto non solo confermano la tenuta del settore delle biotecnologie in Italia nel 2020, l’anno più duro della crisi pandemica legata al COVID-19, ma evidenziano un ulteriore incremento degli investimenti in R&S – ha sottolineato Gaetano Coletta, Responsabile ENEA “Offerta e Valorizzazione Servizi di Innovazione”- Questo settore si conferma, quindi, come un volano dell’innovazione nazionale, sempre più cruciale per rispondere alle nuove sfide che la nostra società si trova a fronteggiare come l’emergenza sanitaria, la sostenibilità ambientale e la dipendenza energetica. Prosegue, inoltre, la crescita delle biotecnologie per la salute umana, l’industria, l’ambiente e l’agricoltura, settori nei quali, come ENEA, mettiamo a disposizione delle imprese e delle loro associazioni competenze, tecnologie, infrastrutture e servizi avanzati”.