Utilizzando un nuovo approccio di modellazione, una nuova ricerca rivela la posizione e l’intensità delle principali minacce alla biodiversità sulla terra e identifica le aree prioritarie in tutto il mondo per aiutare a informare il processo decisionale sulla conservazione a livello nazionale e locale.
Mentre è tuttora in corso la riunione digitale (23 agosto – 3 settembre 2021) del Gruppo di Lavoro aperto (OEWG-3) della Convenzione sulla Biodiversità (CBD) che ha il compito di portare avanti i preparativi e i materiali per approntare il Quadro globale sulla biodiversità post-2020 che sarà adottato dalla CBD-COP15 (Kunming,25 aprile – 8 maggio 2022), un gruppo di importanti ricercatori ha prodotto mappe globali per le 6 principali minacce che colpiscono anfibi, uccelli e mammiferi terrestri: agricoltura, caccia e cattura, disboscamento, inquinamento, specie invasive e cambiamenti climatici.
Il mondo sta affrontando una crisi naturale globale, ma le informazioni sui luoghi e l’intensità delle minacce responsabili della perdita di biodiversità rimangono limitate, nonostante siano di fondamentale importanza per migliorare e indirizzare le risposte di conservazione delle specie minacciate.
Lo Studio “Using the IUCN Red List to map threats to terrestrial vertebrates on a global scale”, pubblicato il 30 agosto 2021 su Nature Ecology & Evolution costituisce sia un primo tentativo di mappare queste informazioni sia un percorso di ricerca per migliorare la comprensione di come le minacce alla biodiversità variano nel mondo.
Per mappare le minacce su scala globale ai vertebrati terrestri della Lista rossa della IUNC, lo studio ha identificato la minaccia più diffusa per ciascun taxa, rilevando che l’agricoltura è la più grande minaccia per gli anfibi, essendo la minaccia più diffusa per queste specie nel 44% delle terre globali. Per uccelli e mammiferi, la minaccia più diffusa è caccia e cattura, classificandosi come la maggiore minaccia nel 50% della terra per gli uccelli e nel 73% per i mammiferi. L’agricoltura è la minaccia più diffusa per anfibi, mammiferi e uccelli messi insieme.
La ricerca identifica anche i luoghi in cui le minacce sono particolarmente diffuse. Nel Sud-est asiatico, in particolare le isole di Sumatra e Borneo, così come nel Madagascar, c’è un alto rischio di impatto di tutte e sei le minacce per anfibi, uccelli e mammiferi. L’Europa si segnala per essere una regione ad alto impatto di minaccia per gli anfibi a causa di una combinazione di agricoltura, specie invasive e inquinamento. Le regioni polari, la costa orientale dell’Australia e il Sud Africa sono le regioni dove le specie sono minacciate, per lo più dai cambiamenti climatici che colpiscono in particolare gli uccelli.
“Stiamo affrontando una crisi naturale globale e i prossimi dieci anni sono una finestra cruciale per intraprendere un’azione decisiva per contrastare la perdita di biodiversità – ha Mike Harfoot dell’United Nations Environment Programme – World Conservation Monitoring Centre (UNEP-WCMC), coordinatore del gruppo di scienziati ed uno dei due autori principali dello Studio – I nostri risultati rivelano la posizione e l’intensità delle minacce alla natura causate dall’uomo. Queste informazioni possono supportare i decisori a vari livelli nell’identificare dove l’azione per ridurre queste minacce potrebbe produrre i migliori risultati per le persone e il Pianeta. Con un ulteriore lavoro, miglioreremo queste informazioni in termini di accuratezza e ampiezza della natura considerata”.
Per aiutare ad indirizzare l’azione di conservazione, gli autori hanno pure combinato i dati sull’impatto della minaccia con informazioni spaziali sull’importanza della biodiversità per creare mappe del rischio di conservazione che identificano le aree ad elevata priorità per la mitigazione della minaccia. Gli autori sottolineano che tali mappe sono uno strumento in grado di supportare e informare il processo decisionale a livello nazionale e di altro tipo, a seconda dei casi. Le aree identificate includono l’Himalaya, il sud-est asiatico, la costa orientale dell’Australia, la foresta secca del Madagascar, l’Albertine Rift e l’arco montuoso orientale nell’Africa orientale, le foreste della Guinea dell’Africa occidentale, la foresta atlantica, il bacino amazzonico e le Ande del nord e Panama e Costa Rica in Sud e Centro America.
“Queste mappe rivelano anche che le aree prioritarie per una minaccia raramente si sovrappongono a quelle di altre minacce – ha aggiunto Jonas Geldmann, del Centro per la Macroecologia, l’Evoluzione e il Clima dell’Università di Copenaghen, l’altro principale co-autore dello Studio – Questo significa che per rispondere efficacemente all’attuale impatto umano sulla biodiversità abbiamo bisogno di una risposta globale”.
“Nonostante i sensori onnipresenti e la tecnologia avanzata, sappiamo ancora così poco sull’esatta posizione e intensità di alcune delle minacce più importanti per le specie come la caccia e la cattura e la presenza di specie invasive – ha concluso Piero Visconti, alla guida del Gruppo di ricerca sulla biodiversità, l’ecologia e la conservazione presso lo IIASA (International Institute for Applied Systems Analysis) e co-autore – Le indagini sul campo sono insostituibili per avere un quadro locale accurato della distribuzione e degli impatti di queste minacce, ma sono impegnative e richiedono molte risorse, quindi difficili da fare alla scala alla quale vengono prese alcune decisioni di conservazione. Questa analisi è un primo passo importante che può aiutare a indirizzare in modo efficiente le valutazioni locali delle minacce specifiche alla biodiversità terrestre e iniziare a identificare le soluzioni locali più appropriate“.
In copertina: Foto di Sugoto Roy