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Aumento di temperatura del Mediterraneo indice dei cambiamenti climatici

aumento temperatura del Mediterraneo

Il Mar Mediterraneo è estremamente importante per la ricerca scientifica sui cambiamenti climatici. Infatti, la temperatura e la salinità del Mar Mediterraneo stanno aumentando e in futuro questa trasformazione coinvolgerà gli oceani.

Gli effetti dei cambiamenti climatici e dell’innalzamento della temperatura globale nel nostro mare sono già conosciuti, come ad esempio la tropicalizzazione e la meridionalizzazione. Per tropicalizzazione del Mediterraneo si intende quel processo di insediamento delle specie tropicali o sub-tropicali nel nostro bacino; mentre per meridionalizzazione, si intende il fenomeno riguardante la migrazione a nord di specie che dovrebbero trovarsi a sud del mare.

Il Mar Mediterraneo è considerato un “oceano in miniatura“, nel senso che, essendo marginale e molto meno vasto di un oceano, i cambiamenti climatici si riflettono prima e con maggiore intensità, studiandolo si pensa di poter prevenire e rimediare a quello che potrebbe essere il futuro degli oceani.

Sono 20 anni che il Consiglio Nazionale delle Ricerche di Venezia (Ismar-Cnr) studia i cambiamenti che avvengono nel Mar Mediterraneo, arrivando alla conclusione che le trasformazioni principali siano dovute alla sua conformazione e si mostrino nella velocità dell’aumento di temperatura e di salinità.

A confermare questa teoria sono 2 Studi internazionali pubblicati dal Scientific ReportsRapid response to climate change in a marginal sea e Abrupt climate shift in the Western Mediterranean Sea, in collaborazione con il britannico National Oceanography Centre di Southampton e il tunisino Institut National des Sciences et Technologies de la Mer di Salamboo.

Dal 1960 al 2005, si è potuto notare un continuo aumento di calore e di salinità nel bacino del Mediterraneo, ma ciò che preoccupa i ricercatori è il periodo seguente, quello che va dal 2005 ad oggi, che ha visto un aumento doppio rispetto al periodo passato.

Il Mar Mediterraneo è una delle regioni più soggette all’aumento delle temperature e alla riduzione delle precipitazioni, dove gli effetti del global warming si manifestano più rapidamente che negli oceani, anche perché i tempi di ricambio delle acque sono relativamente brevi rispetto a quelli di un oceano – spiega Katrin Schroeder, ricercatrice dell’Ismar-Cnr e coordinatrice degli Studi – Nel Mediterraneo l’evaporazione è predominante rispetto alle precipitazioni e agli apporti fluviali e, nel bacino orientale, siccità e temperature hanno recentemente raggiunto livelli record rispetto agli ultimi 500 anni“.

Gli Studi mostrano gli effetti dei cambiamenti climatici prendendo in considerazione 2 aspetti diversi: uno riguarda più dettagliatamente il Mar Mediterraneo e i suoi mari, mentre l’altro coinvolge anche l’Oceano Atlantico.

Il Canale di Sicilia è un luogo fondamentale per questo tipo di ricerche, in quanto è un punto di contatto che unisce il mare tra i due bacini principali, il Mediterraneo orientale e il Mediterraneo occidentale. Le ricerche, iniziate nel 1993, concentrano le proprie attenzioni sulle caratteristiche dell’acqua proprio in questo punto, mostrando che le proprietà termoaline, cioè temperatura e salinità, proveniente dal Mediterraneo orientale, tra i 300 e i 600 metri di profondità, hanno subito notevoli variazioni. Per fare un esempio della rapidità con cui si sta trasformando, basta pensare che la temperatura si alza all’anno nel Mediterraneo orientale di 0,05 gradi, mentre nell’oceano di 0,005 gradi.

È proprio lo studio della salinità e della temperatura nell’acqua profonda del Mediterraneo ad interessare maggiormente i ricercatori, essendo poi la zona di media profondità che coinvolge anche gli oceani e in cui si valutano i cambiamenti climatici e i suoi effetti.

Un ulteriore processo di mescolamento avviene nello Stretto di Gibilterra, dove le acque più fresche dell’Atlantico incontrano quelle più calde del Mediterraneo.

Una volta che l’acqua proveniente dall’Oceano arriva nel bacino del Mediterraneo, queste si dispongono su 2 livelli: l’acqua atlantica, meno salata e meno densa rimane superficiale e si muove verso Est, mentre quella mediterranea più salata e pesante si troverà nello strato intermedio, spostandosi verso Ovest, quindi si riverserà nell’oceano, portando ad un conseguente, anche se più lento, innalzamento della temperatura dell’acqua oceanica.

Le proprietà fisiche dell’acqua intermedia determinano quantità, temperatura e salinità dell’acqua profonda generata nel Mediterraneo nord-occidentale – conclude Schroeder – Queste due ultime caratteristiche del livello profondo sono molto stabili e sono sempre state considerate un importante punto di riferimento per quantificare ogni minimo effetto dei cambiamenti climatici“.

Essendo il Mar Mediterraneo luogo in cui si possono osservare e verificare i cambiamenti climatici e la loro portata, si crede che questo aumento di temperatura e di salinità sia l’inizio di un nuovo equilibrio dell’ecosistema marino.

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