Si è svolto a Bologna uno dei due Convegni preparatori della XII Conferenza del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente, in programma a Roma il 10 e l’11 aprile 2014, che avrà per tema “Inquinamento diffuso della pianura padana: una criticità per l’Europa”.
Azioni integrate e multi-settoriali sull´intero territorio nazionale; promozione di un sistema integrato dei trasporti; riduzione delle emissioni degli impianti industriali e del comparto agricolo e degli allevamenti; progresso nei sistemi di monitoraggio; sviluppo di una modellistica “pubblica” per la qualità dell’aria: sono queste le principali indicazioni emerse nel corso del Convegno “Aria: quale qualità? Sistema conoscitivo, problemi, sfide“, che si è svolto il 20 e 21 marzo 2014 a Bologna e che ha visto la partecipazione di oltre 300 tra tecnici, funzionari e ricercatori delle Agenzie ambientali.
Dalla discussione e dalle varie relazioni, è emerso che il problema della qualità dell’aria va affrontato su diversi fronti e con diverse strategie, nessuna delle quali risolutiva, ma tutte indispensabili. È necessario un approccio che favorisca la loro integrazione tenendo conto delle priorità, sulla base del rapporto complesso tra costi, benefici, tempi di realizzazione dei benefici stessi, e accettabilità sociale, che passa anche attraverso una complessa opera di educazione volta a modificare i comportamenti.
Il primo punto da affrontare è l’inquinamento diffuso della Pianura padana, che rappresenta l’unica zona europea di estese dimensioni nella quale si manifestano contemporaneamente situazioni di superamento sistematico dei valori limite per le polveri (PM), biossido di azoto e ozono.
Il principale elemento critico che deve essere oggi affrontato dal Governo e dalle Regioni, è dimostrare che i piani adottati consentono il raggiungimento degli obiettivi di qualità dell’aria in modo efficace e con costi sostenibili.
A questo scopo è necessario agire su scala estesa in modo sostanziale e mobilitare risorse significative a sostegno di politiche che agiscano sugli inquinanti primari, ma soprattutto sui precursori delle Polveri fini (che costituiscono circa 70 % del PM totale). Gli studi modellistici sostenuti da evidenze sperimentali – come quelle prodotte nell’ambito del Progetto “Supersito” realizzato dalla Regione Emilia-Romagna e ARPA – mostrano che i principali inquinanti da ridurre sono gli ossidi di azoto (NOx), l’ammoniaca (NH3) e i composti organici volatili (VOC), oltre che il particolato primario (PM10).
Obiettivo strutturale particolarmente importante per la Pianura padana è il Sistema integrato dei trasporti che deve riguardare nuove modalità di circolazione nei centri urbani, passaggio dalla gomma al ferro e sviluppo del trasporto pubblico.
Le analisi condotte da ARPA Emilia-Romagna per il Piano di risanamento della Qualità dell’aria, e da ARPA Lombardia, hanno evidenziato il notevole contributo dell’ammoniaca nel sostenere i processi di inquinamento. Agricoltura e allevamenti (liquami e fertilizzanti azotati), contribuiscono per il 95% per quanto riguarda l’ammoniaca. Il potenziale di riduzione dell’inquinamento secondario deve perciò riguardare politiche che limitino il contributo delle attività agricole (concimazioni, stoccaggio e spandimenti delle deiezioni animali).
La deindustrializzazione ha certamente ridotto l’impatto inquinante nella Pianura padana, e la sostituzione delle fonti energetiche più inquinanti ha quasi azzerato alcune delle tradizionali emissioni nocive (derivati dallo zolfo): tuttavia, l’attenzione non deve diminuire su altri, insidiosi composti, spesso precursori di inquinanti secondari, i più critici dei quali sono NOx, SOx e VOC.
Oggi ci si muove tra esigenza di superamento delle fonti fossili e valutazione degli impatti, tutt’altro che secondari, di talune fonti rinnovabili (per esempio biomasse). Uno Studio di ARPA Lombardia ha evidenziato, ad esempio, che contributo percentuale della combustione della legna, sul totale del PM10 invernale, varia tra l’8% e il 10% a Milano, tra il 15% e il 25% nelle stazioni della pianura rurale e tra il 25% ed il 35% nelle stazioni alpine e prealpine lombarde. Per questo, in Lombardia è vietata la combustione di legna in camini aperti ad un’altitudine inferiore ai 300 m/slm. Inoltre, è necessario ridurre l’uso dei combustibili maggiormente inquinanti nei trasporti, come il gasolio, come pure è altrettanto importante mantenere, integrare, razionalizzare e migliorare i sistemi di monitoraggio (Reti e “Supersiti”), integrandoli con sistemi di valutazione e previsione (modelli ed inventari emissioni).
Il monitoraggio è uno degli impegni maggiori in termini di risorse per le Agenzie ambientali; basta pensare che le 912 stazioni di monitoraggio in Italia impegnano 218 tecnici (il 16% del totale), per una spesa tra personale, strumentazione e gestione, superiore ai 26 milioni di euro, che equivale a circa 50 centesimi di euro ad abitante.
La modellistica rappresenta uno strumento indispensabile per la previsione e valutazione quotidiana della qualità dell’aria e per la redazione dei piani di risanamento. È necessario, pertanto, sviluppare un servizio pubblico a livello nazionale che fornisca prodotti operativi, su base quotidiana e annuale, di valutazione e previsione della qualità dell’aria.
Occorre stringere maggiormente i rapporti interregionali per passare a un modello o a più modelli pubblici tra loro integrati, utilizzando le opportunità del programma UE Copernicus per svilupparli e configurando le Agenzie come utenti prioritari dei servizi europei nel settore atmosfera e clima.