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Secondo l’AEA, In Europa l’aria di città continua a far morire

aria di città

L’annuale Rapporto dell’Agenzia Europea dell’Ambiente indica che, nonostante lievi miglioramenti, l’inquinamento atmosferico costituisce ancora il principale pericolo per la salute in Europa, con conseguenti elevati costi per i servizi sanitari, per la perdita di giornate di lavoro per malattia e, soprattutto, per il numero di morti premature che ammontano a circa 400.000 all’anno.
L’Italia ha il record in Europa per i decessi per esposizione all’ozono (quasi 3.400) e si colloca al 2° posto (64.000) per quelli dovuti alle polveri sottili.

Commentando in un precedente post la sentenza della Corte di giustizia europea del 19 novembre 2014 con la quale i giudici di Strasburgo hanno stabilito che i valori limite per i nitrati di azoto previsti dalla Direttiva 2008/50/CE sulla qualità dell’aria non possono essere superati dopo il 2015, quantunque siano stati presentati piani nazionali di proroga, osservavamo che tale decisione avrebbe messo in grossa difficoltà vari Stati membri, stante quel che emerge dall’annuale Rapporto sulla Qualità dell’Aria dell’Agenzia Europea dell’Ambiente, pubblicato nello stesso giorno.

Air quality in Europe 2014” mostra che quasi tutti gli abitanti delle città europee dei 33 Paesi monitorati sono esposti a sostanze inquinanti a livelli ritenuti non sicuri dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e per alcuni inquinanti, addirittura, più del 95% della popolazione urbana è esposta a livelli pericolosi.

L’inquinamento atmosferico è ancora alto in Europa, – ha affermato il Direttore esecutivo dell’AEA Hans Bruyninckx – Ciò comporta costi elevati per i nostri sistemi naturali, la nostra economia, la produttività della forza lavoro europea e, aspetto ancor più grave, per la salute generale dei cittadini europei”.

L’inquinante atmosferico più pericoloso sono le polveri sottili (PM) che sono in grado di penetrare in profondità nei polmoni e che sono state responsabili della stragrande maggioranza delle morti premature da inquinamento atmosferico in Europa nel 2011, ma anche livelli di ozono troposferico, pur per brevi episodi, hanno causato un numero significativo di morti, nonostante negli ultimi anni la maggior parte degli inquinanti atmosferici siano lievemente diminuiti nel corso dell’ultimo decennio, tra cui il particolato e l’ozono.

Il biossido di azoto (NO2), un altro inquinante, non è diminuito alla velocità attesa, sia perché i veicoli sono una fonte importante di NO2, sia perché le norme sulle emissioni dei veicoli non hanno sempre portato alle riduzioni previste.

L’inquinante che è aumentato di più negli ultimi dieci anni è stato il benzo (a) pirene (BaP), le cui concentrazioni atmosferiche sono aumentate di oltre un quinto tra il 2003 e il 2012 per effetto dell’aumentato uso urbano di stufe a legna e riscaldamento a biomassa. Nel 2012 quasi nove abitanti delle città su dieci sono stati esposti a BaP sopra i livelli di riferimento dell’OMS.

Un numero crescente di ricerche scientifiche, sottolinea l’AEA, indicano che gli inquinanti atmosferici possono essere più dannosi di quanto si pensasse. L’effetto dell’inquinamento atmosferico sulle malattie respiratorie e cardiovascolari è ben noto, ma nuovi studi hanno dimostrato che può anche incidere sulla salute in altri modi, dallo sviluppo fetale alle malattie in età avanzata.

Seppure la maggior parte del danno deriva da esposizione a lungo termine, anche gli episodi a breve termine possono essere molto pericolosi, come è accaduto a Parigi che all’inizio dell’anno ha sperimentato un episodio prolungato di elevato inquinamento atmosferico, quando ancora il tempo permetteva un accumulo di particolato per diversi giorni.

Oltre agli effetti sulla salute, questi inquinanti hanno anche un effetto significativo sulla vita delle piante e degli ecosistemi, determinando problemi, tra cui l’eutrofizzazione, l’acidificazione e danni alla flora. Anche se tali problematiche sono diminuite negli ultimi anni, sono ancora assai diffuse, come denuncia il superamento nel 2012 dell’obiettivo a lungo termine per limitare l’ozono nell’87% della superficie agricola europea.

Dai dati relativi alle situazioni dei singoli Paesi, l’Italia risulta avere in Europa il più alto numero di morti premature (quasi 3.400 nel 2011) causate da esposizione all’ozono (O3); mentre per quelle dovute alle polveri sottili (PM10 e PM2,5) con 64.000 decessi si colloca al 2° posto dopo la Germania. La situazione per il Bel Paese è allarmante anche per altri inquinanti pericolosi, quali gli ossidi di azoto (NOx), il benzo(a)pirene (BaP) e il monossido di carbonio (CO) per il quale inquinante tutte le 9 stazioni di monitoraggio che hanno superato i limiti di legge si trovano sul nostro territorio.

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