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“Affari rischiosi” negli USA per effetto dei cambiamenti climatici

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L’immagine scelta per la copertina del Rapporto “Risky Business” mostra le montagne russe del Parco “Casino Pier”a Seaside Heights (New Jersey) sommerso dal mare il 13 gennaio 2013.

Il 24 giugno 2014 a New York City è stato presentato il Rapporto dal titolo “Risky Business: The Economic Risks of Climate Change to the United States” che sta già alimentando accesi dibattiti e polemiche perché utilizza, per la prima volta, un approccio di valutazione delle potenziali conseguenze economiche del global warming per ogni regione statunitense e per ogni settore economico, sulla base del quadro di riferimento costituito dallo Studio “American Climate Prospectus”, pubblicato lo stesso giorno e realizzato da ricercatori della Rutgers University del New Jersey e della University of California di Berkeley, con la revisione del Rhodium Group una Società di consulenza per gli investimenti, la pianificazione e le politiche strategiche delle imprese. Tale studio è stato, infatti, commissionato dal Risky Business Project, iniziativa lanciata nel mese di ottobre 2013, dall’ex Sindaco di New York Michael R. Bloomberg e dall’ex Segretario al Tesoro Henry M. Paulson, che ne sono anche i co-Presidenti, con lo scopo di quantificare e divulgare i rischi economici degli effetti dei cambiamenti climatici. Co-coordinatori dello Studio sono stati Robert Kopp, professore di Scienze della Terra e Planetarie e Direttore dell’Enegy Institute alla Rutgers University, e Solomon Hsiang, professore di Politiche Economiche all’Università di Berkeley.
Abbiamo esaminato i rischi che gli Stati Uniti corrono con modelli così dettagliati per area geografica, quali mai erano stati finora approntati, constatando che i costi dei cambiamenti climatici nel New Jersey sono diversi da quelli della Florida, che a loro volta differiscono da quelli del Colorado o dell’Illinois – ha affermato Kopp – Non ci siamo limitati ad analizzare un piccolo numero di probabili scenari, ma abbiamo anche voluto determinare i costi degli eventi, quantunque abbiano solo una possibilità su cento di accadere”.

I risultati del “Risky Business” indicano che, se si continua con l’attuale modello di sviluppo, molte regioni degli Stati Uniti si troveranno davanti la prospettiva di subire gravi effetti economici derivanti dai cambiamenti climatici: danni alle proprietà e infrastrutture costiere per effetto dell’innalzamento del livello dei mari e dell’aumento delle tempeste; effetti sulle produzioni agricole; impatti sulla domanda di energia; effetti sulla salute pubblica e sulla produttività del lavoro. Viceversa, se si scegliesse un diverso percorso, affermano gli autori, se si agisse in modo aggressivo sia per adattarsi ai cambiamenti climatici che per mitigare gli impatti futuri, tagliando le emissioni di carbonio, si potrebbe ridurre significativamente l’esposizione ai i rischi economici più gravi e dare anche prova di voler assumere una leadership globale sul clima.

Già oggi, sottolineano i redattori del Rapporto, l’economia statunitense risente degli impatti dei cambiamenti climatici, che nei prossimi 5-25 anni tenderanno ad aumentare, influenzando le future decisioni di investimento delle imprese nei settori elencati.

Residenze e infrastrutture costiere. Entro i prossimi 15 anni, i livelli del mare saranno più elevati e cresceranno anche i fenomeni meteorologici estremi, con conseguente aumento dei danni provocati lungo la costa orientale e il Golfo del Messico, per un ammontare annuo compreso tra 2 e 3,5 miliardi di dollari, che per effetto della maggior attività degli uragani, potrebbe crescere fino a 7,3 miliardi di dollari, portando il prezzo complessivo annuale per gli uragani e altre tempeste costiere a $ 35 miliardi di dollari.

Agricoltura. Una caratteristica che contraddistingue il settore agricolo negli Stati Uniti è la sua capacità di adattarsi, ma tale sfida sarà improba per alcuni produttori in contee specifiche del Midwest e del Sud, che potrebbero vedere un calo dei rendimenti di oltre il 10% nei prossimi 5-25 anni, continuando a seminare mais, grano, soia e cotone, con una probabilità di 1 su 20 di perdite di rendimento di queste colture di oltre il 20%.

Energia. I cambiamenti delle temperature, indotti dalle emissioni di gas serra, con ogni probabilità richiederanno la costruzione di almeno 95 GW di capacità di generazione energetica nei prossimi 5-25 anni, l’equivalente di circa 200 impianti di produzione elettrica da carbone e gas, che costeranno ai cittadini e alle imprese fino a 12 miliardi di dollari l’anno.

I danni conseguenti alle tempeste, alle inondazioni e alle ondate di calore stanno già costando alle economie locali miliardi di dollari, come abbiamo imparato a New York City con l’uragano Sandy – ha affermato il co-Presidente di Risky Business Project, Michael Bloomberg – Con gli oceani che si innalzano e il clima che cambia questo Rapporto indica i costi dell’inazione che sono facili da comprendere per la loro quantificazione in dollari e centesimi e che è impossibile ignorare”.

Il Rapporto sta già suscitando dibattiti e polemiche negli USA, anche in considerazione che i finanziatori e sostenitori della ricerca appartengono al Partito Repubblicano che si sta opponendo alla politica del Presidente Barack Obama che ha dato il via libera al Piano per la riduzione delle emissioni delle centrali termoelettriche.

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