Sostenibilità

AEA: agire ora per una sostenibilità a lungo termine

AEA agire ora per sostenibilita a lungo termine

Nonostante i post dedicati nel mese di dicembre ai Rapporti dell’Agenzia Europea dell’Ambiente (AEA), il loro numero è stato così rilevante (né poteva essere altrimenti considerato il carattere consuntivo delle tematiche affrontate) che non siamo riusciti a dare notizia di tutti.

Così ad inizio 2017 abbiamo ritenuto di riprendere l’analisi di quelli di momentaneamente tralasciati (per opportunità, non certo per il loro minor interesse), a cominciare da “Sustainability transition: now for the long term“, pubblicato l’8 dicembre 2016 dall’Agenzia Europea dell’Ambiente (AEA) e dalla Environmental Information and Observation Network (EIOnet), la rete composta dalla stessa AEA, dai Centri Tematici Europei (ETCs), da una rete di circa 1.000 esperti provenienti da 39 Paesi, impegnati in oltre 350 agenzie nazionali per l’ambiente ed altri organismi competenti in temi ambientali.

L’innovazione svolge un ruolo centrale nel guidare la transizione verso la sostenibilità, ma è del tutto insufficiente se non viene associata a cambiamenti complementari nel nostro modo di vivere, produrre beni e consumare”.

È questo il messaggio principale del Rapporto che costituisce una prima esplorazione del ruolo che AEA ed EIOnet possono svolgere nel mettere insieme i dati, le informazioni e le conoscenze emergenti per sostenere la transizione verso la sostenibilità

Basandosi sulle prove raccolte attraverso il network, vengono utilizzati case-history per spiegare i concetti chiave e per illustrare le attività già in corso a livello locale. I vari casi presentati riguardano molteplici settori in tutta Europa, come spreco di cibo, giardinaggio urbano, catene internazionali di rifornimento e trasporto aereo alimentato a energia solare, e illustrano quali tecnologie e pratiche innovative emergano e quali misure possano aiutare le iniziative locali per avere un impatto più ampio a livello economico, sociale e tecnologico.

In un’epoca dominata da crescenti consumi, aumento dell’urbanizzazione e insicurezza economica, i Governi europei dovranno intraprendere cambiamenti significativi per conseguire contemporaneamente gli obiettivi economici e quelli ambientali. Poiché la sostenibilità deve diventare una preoccupazione fondamentale per tutto lo sviluppo, il conseguente cambiamento presuppone sforzi in tutti i settori della società per introdurre nuovi modelli di funzionamento.

Il Rapporto delinea le prospettive per risolvere le sfide sistemiche, classificando i vari aspetti di tali sfide a grande scala in 3 gruppi:
– i sistemi socio-ecologici (agricoltura, silvicoltura, pesca, ecc);
– i sistemi socio-economici (finanza, commercio,del lavoro, ecc);
– i sistemi socio-tecnologici (energia, produzione, mobilità, ecc.).

Nel modello proposto, questi tre punti di vista convergono nella necessità di una evoluzione congiunta per dipanare le complessità che ne derivano, per risolvere le incertezze e gestire i vari compromessi e indirizzi, evitando al contempo chiusure e mancanza di linearità.

Come tale, questo cambiamento sociale sarà possibile solo attraverso la collaborazione intersettoriale che crea le soluzioni necessarie attraverso la conoscenza condivisa e gli sforzi congiunti.

Il Rapporto esamina il ruolo dell’innovazione nel promulgare questa transizione, ponendo la sua attenzione al di là delle mere innovazioni tecnologiche per includere quelle che attraverso i vari settori sarebbero necessarie per ottenere veramente un cambiamento sistemico, modificare comportamenti, credenze e valori di base, oltre che fornire gli strumenti per effettuare questo cambiamento. Nel Rapporto viene analizzato, inoltre, come le società possano facilitare questa transizione, stimolando le innovazioni, guidando le risposte degli individui ed esercitando pressioni per far rispettare tali cambiamenti attraverso rigorosi regolamenti e misure per sostenere e compensare imprese e cittadini che contribuiscono allo sforzo.

Peraltro, queste priorità sono già incluse nel 7° Programma d’Azione Ambientale dell’UE, che riguarda il miglioramento della conoscenza e dei dati, comprese le specifiche misure destinate a favorire la creazione di nuove conoscenze, ma come testimonia il rapporto stesso i Governi dei Paesi membri sono “in tutt’altre faccende affaccendati“.

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