Per ridurre i rischi per la salute derivanti dall’esposizione all’ozono troposferico, bisogna tagliare gli inquinanti precursori che determinano la sua formazione.
Secondo i dati preliminari diffusi dall’Agenzia Europea dell’Ambiente (AEA), nel mese di Luglio 2013 in gran parte delle città dell’Europa Occidentale e Centrale si sono avuti superamenti dei livelli di ozono (O3) nell’aria, sia per quanto attiene la “soglia di informazione” che per quella di “allarme”.
I dati sono stati desunti dalle segnalazioni dei Paesi membri dell’UE che sono obbligati a comunicare alla Commissione UE, tramite l’Agenzia, ogni superamento di 180 microgrammi di ozono per m3(soglia di informazione), oltre il quale vi è un rischio per la salute umana anche per esposizioni di breve durata di gruppi particolarmente sensibili della popolazione, come anziani e bambini, e di 240 microgrammi di ozono per m3 (soglia di allarme), oltre il quale il rischio si estende a tutta la popolazione.
Ad incidere su questi livelli hanno contribuito le temperature decisamente elevate quali nel mese di luglio non si registravano dal 1996, come accaduto a Roma, Parigi, Praga e Copenhagen. Nella prima metà del mese di luglio concentrazioni superiori alla “soglia di informazione” si sono verificate soprattutto nel nord Italia, in Spagna e Francia meridionale, ma dalla seconda metà del mese concentrazioni altrettanto elevate di inquinanti sono state trovate anche in alcune zone del nord Europa. L’ozono ha superato questi limiti nella zona di Parigi (17 luglio), nei Paesi Bassi, Belgio e Germania occidentale (22-23 Luglio). Alla fine del mese la maggior parte dei superamenti sono stati registrati nel nord Italia, con valori elevati occasionali anche nell’Europa centrale.
L’ozono è ancora un problema, con oltre il 98% della popolazione urbana dell’UE potenzialmente esposta a livelli superiori a quelli stabiliti per la protezione della salute dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).
“La formazione di ozono aumenta in condizioni di tempo caldo e soleggiato, ma a seconda del livello di precursori inquinanti presenti – ha dichiarato Paul McAleavey, a capo del Climate Change Programme Air dell’AEA – L’Europa deve quindi lavorare sodo per ridurre le emissioni di inquinanti che causano l’ozono al fine di proteggere la salute umana”
L’ozono troposferico, infatti, non è emesso direttamente in atmosfera, ma si forma a seguito di reazioni chimiche conseguenti il rilascio di vari “inquinanti precursori” da una vasta gamma di fonti, per esempio: la combustione di carburanti fossili, i trasporti su strada, le raffinerie, i solventi, la vegetazione, le discariche , le acque reflue, gli allevamenti e gli incendi boschivi. Poiché le reazioni che generano l’ozono sono catalizzate dal calore e dalla luce solare, è un problema che si pone soprattutto nei mesi estivi e, in generale, l’Europa meridionale ha livelli molto più elevati di ozono rispetto a quella settentrionale.
Elevati livelli di ozono al suolo o “troposferico”, possono causare problemi respiratori, attacchi d’asma, riduzione della funzione polmonare e causare malattie polmonari, determinando anche l’aumento del tasso di mortalità, come testimoniano molti studi. A differenza di quello “stratosferico” che ci protegge dalle radiazioni ultraviolette, l’ozono troposferico può danneggiare pure le piante, riducendo i raccolti e la crescita della foresta, e causare danni anche a edifici e monumenti.
È possibile trovare informazioni sulle concentrazioni di ozono a livello del suolo in tutta la regione paneuropea alle mappe sulla qualità dell’aria in tempo reale dell’AEA. Il sito fornisce dati in tempo reale, oltre che delle concentrazioni di ozono a livello del suolo provenienti dalle misurazioni dei dati effettuate da circa 2.000 siti di monitoraggio, anche di altri inquinanti (PM10, NO2 e S2).