Dal Kenya arriva una splendida notizia per la tutela dell’ambiente: da settembre 2017 divieto assoluto di produzione, importazione ed uso dei sacchetti di plastica. A darne notizia l’UNEP, il Programma Ambientale delle Nazioni Unite sul suo sito.
Il Paese africano, in forte crescita, sta facendo i conti da alcuni anni con l’inquinamento non solo dell’aria a Nairobi e Mombasa, ma anche dell’ambiente a causa dell’aumento dei rifiuti e della mancanza di un serio servizio di smaltimento. Sulla costa il problema negli ultimi anni si è ulteriormente amplificato, con la montagna di sacchetti di plastica ripieni di immondizia lasciati ai bordi delle strade e non sempre rimossi a dovere e con continuità dai servizi di raccolta, e con il fumo causato da inceneritori a cielo aperto, non lontani dai centri cittadini.
Per questo il Ministero dell’Ambiente ha deciso di dire basta, e di diventare il terzo stato dell’Africa, dopo il Rwanda e il Marocco, a dare una dimostrazione chiara della nuova politica a favore della salute e dell’ambiente. Il provvedimento, che entrerà in vigore fra sei mesi, è stato annunciato a tre settimane dal lancio della campagna “Clean Seas initiative“, con cui l’ONU ha dichiarato “guerra” alla plastica e che ha già ottenuto il sostegno di dieci governi.
Si tratta di un annuncio significativo, visto che ogni anno in Kenya solo dai supermercati vengono distribuite circa 100 milioni di buste di plastica, le quali diventano una delle principali cause di danni ambientali e di problemi per la salute dell’uomo e della biodiversità. Uccidono pesci, uccelli e altri animali che li scambiano per cibo, inquinano i terreni agricoli, infestano le spiagge e altri luoghi turistici, forniscono terreno fertile anche per la proliferazione di zanzare, veicolo di malaria e dengue.
“Il Kenya è un grande esempio – ha affermato Erik Solheim, responsabile dell’ambiente per le Nazioni Unite – Le buste di plastica rappresentano nel Paese la sfida numero uno per lo smaltimento dei rifiuti urbani, soprattutto per le comunità più povere. I sacchetti contribuiscono agli 8 milioni di tonnellate di plastica che finiscono negli oceani ogni anno. Al ritmo attuale, secondo i dati delle Nazioni Unite, nel 2050 in mare ci sarà più plastica che pesci. Per questo il Kenya dovrebbe essere lodato per la sua iniziativa. Ma non è l’unico paese che interviene a sostegno della campagna promossa dalle Nazioni Unite. Oltre a Ruanda e Marocco che hanno già vietato da tempo l’uso dei sacchetti di plastica, voglio ricordare l’Indonesia che si è impegnata a ridurre del 70% i rifiuti gettati in mare, il Canada che ha aggiunto le microsfere (minuscole particelle di plastica) alla sua lista di sostanze tossiche, mentre Regno Unito, Nuova Zelanda e Stati Uniti hanno annunciato divieti di utilizzo delle microsfere per i prodotti di cosmesi“.
In Kenya i supermercati e i grandi centri commerciali già da alcune settimane sono stati invitati a produrre solo sacchetti di carta e di materiale riciclabile, mentre le aziende realizzatrici di polietilene avranno sei mesi per regolarizzarsi e convertirsi nella produzione. Inoltre, anche chi arriverà in Kenya con sacchetti di plastica commetterà reato, punibile fino a 12 mesi di reclusione.
C’è da dire che prima della definitiva applicazione di questa legge, nel paese africano è attesa una nuova elezione e un probabile cambio di ministro, e che nel 2007 l’approvazione della stessa norma era stata fermata in Parlamento. Ma è anche vero che sono passati dieci anni, e i danni all‘ambiente sono evidenti a tutti; in più per quanto riguarda altri prodotti in plastica sono già attivi diversi servizi di riciclo e produzioni alternative.