In occasione della XII Giornata nazionale di prevenzione dello spreco alimentare (5 febbraio 2025), anticipata con l’evento ufficiale svoltosi a Roma il 4 febbraio 2025, sono stati diffusi i dati del Rapporto 2025 di Waste Watcher International, su monitoraggio Ipsos, da cui emerge che le buone pratiche con cui gli italiani avevamo familiarizzato nelle stagioni pandemiche sono già in disuso.
Italiani più spreconi, ma anche un po’ più poveri: meno attenti nella gestione del cibo a casa, ma preoccupati per la possibilità di accedere al cibo sano e sostenibile.
È la “fotografia” degli italiani che emerge dal nuovo Rapporto dell’Osservatorio Waste Watcher International con i dati del “Caso Italia” 2025, l’indagine promossa dalla Campagna pubblica di sensibilizzazione Spreco Zero di Last Minute Market, in sinergia con l’Università di Bologna – Distal e con il monitoraggio di IPSOS, dedicato allo spreco alimentare e alle abitudini di fruizione e gestione del cibo degli italiani, e presentato a Roma il 4 febbraio 2025 nel corso dell’evento ufficiale, trasmesso in streaming che ha anticipato la celebrazione della XII Giornata nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare (5 febbraio 2025), promossa dal Ministero dell’Ambiente, in collaborazione con l’Università di Bologna e di Waste Watcher International.
Quest’anno la Campagna ha per focus “#Tempodiagire, #Timetoact, con chiaro riferimento alle azioni e ai comportamenti concreti per contribuire al conseguimento del target 3 dell’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile 12: “Entro il 2030, dimezzare lo spreco pro capite globale di rifiuti alimentari nella vendita al dettaglio e dei consumatori e ridurre le perdite di cibo lungo le filiere di produzione e fornitura, comprese le perdite post-raccolto”.
“Mancano solo cinque anni al 2030, e 10 anni sono già trascorsi dall’adozione dell’Agenda di sostenibilità delle Nazioni Unite. Se ne parla spesso, senza mai verificare a che punto siamo realmente– spiega Andrea Segrè, fondatore della Giornata Nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare e Direttore scientifico dell’Osservatorio Waste Watcher International – Per questo, nel 2025 la Giornata che sensibilizza in Italia sullo spreco alimentare lancia la sua sfida a tutti gli italiani: per arrivare nel 2030 a uno spreco pro capite di 369,7 grammi settimanali, ovvero la metà dei 737,4 grammi registrati 10 anni fa al momento dell’adozione dell’Agenda 2030, dobbiamo tutti tagliare, ogni anno dal 2025 al 2029, circa 50 grammi di cibo, così da arrivare nel 2030 a uno spreco alimentare pro capite che non superi i 369,7 grammi settimanali, il traguardo previsto dall’Agenda delle Nazioni Unite. Una sfida ambiziosa, nella quale possiamo cimentarci con uno strumento pratico e gratuito, l’app Sprecometro che ogni giorno misura non solo lo spreco del cibo ma anche la nostra impronta ambientale, lo spreco dell’acqua nascosta e le emissioni correlate al cibo gettato”.

In Italia lo spreco alimentare si attesta a 617,9 grammi settimanali, soglia che viene abbondantemente superata al sud con 713,8 grammi pro capite e appena rialzata nell’area del centro Italia con 640,1 grammi. Più virtuosi a nord con uno spreco medio di 526,4 grammi per cittadino. Nei piccoli centri (fino a 30mila abitanti) si spreca il 12% di cibo in più, le famiglie senza figli arrivano al 16% di cibo in più e le fasce socialmente svantaggiate sprecano addirittura il 26% di cibo in più: è facile dedurre, in questi casi, che la deperibilità del cibo più economico, ma di minore qualità, incida non poco sulla bilancia degli sprechi.
Per i 4,5 milioni di tonnellate di cibo sprecato il costo è di 14,1 miliardi di euro. Questo significa che ogni italiano, in media, butta via quasi 140 euro di cibo all’anno, un aumento rispetto ai 126 euro dello scorso anno.
Proprio mentre sprechiamo più cibo, si allontana l’accesso al cibo sano e sostenibile: l’indice FIES di insicurezza alimentare 2025 sale del 13,95% (era + 10,27% nel 2024), in uno scenario generale in cui la povertà assoluta è aumentata in Italia dal 7,7% all’8,5% (5,7 milioni di persone nel 2023) e addirittura è salita del 28,9% per le famiglie straniere, e dove la povertà “relativa” già colpisce 2,8 milioni di persone. L’insicurezza alimentare delle famiglie italiane colpisce soprattutto al sud (+ 17%) e al centro (+15%), le stesse aree dove si spreca più cibo nelle case (più 16%, più 4%).
Le cause dello spreco del cibo nelle case sono innanzitutto attribuite a fattori “esterni”: frutta e verdura spesso sono conservate in frigo e quando le porto a casa vanno a male, per il 38% degli intervistati, fa la muffa/marcisce/si deteriora odore/sapore secondo il 33% e i cibi venduti sono già vecchi per il 31% dei consumatori.
Poi ci sono le cause “soggettive”: me ne dimentico e scade secondo il 34%, ci sono troppe offerte per il 29%, ho sempre paura di non avere a casa cibo a sufficienza secondo il 27% e a 1 italiano su 4 (25%) gli avanzi non piacciono. Inoltre, il 24% confessa di acquistare troppo o comprare confezioni troppo grandi, di calcolare male le cose che servono e cucinare troppo (23%). E 17 italiani su 100, presi dallo sconforto, ammettono di non saper conservare il cibo adeguatamente.
Verticalizzando sulle ragioni legate al quotidiano delle nostre vite: 1 italiano su 3 ammette anche di non pensare al rischio dello spreco, e dimenticarsene. Per il 23% la prevenzione degli sprechi richiede troppo tempo, secondo l’11% è troppo costoso o troppo faticoso. Si scoraggia un italiano su 10, pensando che il contributo personale tanto non fa differenza, o che è troppo difficile. Ma secondo 5 italiani su 100 la cosa semplicemente “non è importante”.
Eppure, l’86% degli italiani dichiara di avere a cuore e prestare molta o parecchia attenzione al cibo e alla sua preparazione in cucina, anche quando il tempo scarseggia. Solo 3 italiani su 100 dichiarano di non cimentarsi mai ai fornelli, il 14% ha poco tempo e quindi dedica poca attenzione alla preparazione del cibo. E in cucina capita a tutti di attivare la propria strategia anti-spreco: 6 italiani su 10 (60%) attenzionano prima i cibi che considerano a ridosso di scadenza o congelano i cibi che non potranno mangiare a breve.

Il 56% testa il cibo prima di buttarlo, anche se è già scaduto: se è buono lo utilizza comunque, Ma solo 1 italiano su 10 (11%) dona il cibo cucinato in eccesso a parenti o amici, e neppure aumenta la percentuale di italiani che chiede al ristorante una bag per portarsi a casa il cibo avanzato: 28%. Malgrado l’aumento costante degli ultimi 3 anni, gli italiani ritengono però di essere attenti alla questione spreco: il 94% dichiara che la propria famiglia è attenta o attentissima, solo il 6% si dichiara consapevole di prestare scarsa attenzione al cibo gettato.
Nel dettaglio, 6 italiani su 10 (63%) dichiarano di gettare del cibo al massimo 1 volta alla settimana, un italiano su 5 ammette di gettarlo 3 o 4 volte a settimana e il 14% confessa di sprecare cibo quasi ogni giorno. Verticalizzando sulle ragioni legate al quotidiano delle nostre vite: 1 italiano su 3 ammette anche di non pensare al rischio dello spreco, e dimenticarsene. Per il 23% la prevenzione degli sprechi richiede troppo tempo, secondo l’11% è troppo costoso o troppo faticoso. Si scoraggia 1 italiano su 10, pensando che il contributo personale tanto non fa differenza, o che è troppo difficile. Ma secondo 5 italiani su 100 la cosa semplicemente “non è importante”.
Per rovesciare lo stato delle cose, 1 italiano su 2 è disponibile a mangiare prima il cibo che rischia di guastarsi, il 45% a congelare i cibi che non si possono mangiare a breve, il 40% a utilizzare comunque il cibo appena scaduto, se è ancora buono, il 37% a valutare attentamente le quantità prima di cucinare, il 32% a fare la lista della spesa e attenersi alla lista , e a comprare sempre frutta e verdura di stagione Solo il 6% pensa di donare il cibo cucinato in più a parenti o vicini. E cosa invece risulta più difficile da fare, in ottica #sprecozero? Gli italiani indicano subito la lista della spesa (27%), quindi l’organizzazione del frigorifero/dispensa, mentre il 19% trova ostico conservare gli avanzi cercando su internet le ricette di riutilizzo.