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La sostenibilità ambientale non riduce i posti di lavoro, ma li crea

sostenibilità ambientale non riduce i posti di lavoro, ma li crea

Dal Rapporto si conferma le grandi opportunità offerte dalle tecnologie pulite.

In occasione della “Giornata Mondiale dell’Ambiente” (World Environment Day), indetta dall’ONU, che si celebra da 40 anni il 5 giugno e che quest’anno aveva per tema la green economy (lo slogan era: “L’economia verde: ti include?”), l’ILO (l’Organizzazione Internazionale del Lavoro) e l’UNEP (il Programma Ambiente delle Nazioni Unite) hanno diffuso lo Studio “Lavorare per lo sviluppo sostenibile: opportunità di lavoro dignitoso e di inclusione sociale in una economia verde” (Working towards sustainable: Opportunities for decent work and social inclusion in a green economy).

Il Rapporto, pubblicato quasi quattro anni dopo il primo studio della Green Jobs Initiative (è stata lanciata allo scopo di promuovere opportunità, equità e soprattutto transizioni, mobilitando governi, imprenditori e lavoratori a dialogare su politiche e programmi efficaci che sia in grado di promuovere un’economia verde, posti di lavoro verdi e un lavoro dignitoso per tutti), esamina l’impatto che l’economia ecologica può avere sull’occupazione, sui redditi e sullo sviluppo sostenibile in generale.

Secondo tale Studio la trasformazione verso un’economia più verde potrebbe generare da 15 a 60 milioni di nuovi posti di lavoro a livello globale nei prossimi due decenni e sollevare decine di milioni di lavoratori dalla povertà.

L’attuale modello di sviluppo ha dimostrato di essere inefficiente e insostenibile non solo per l’ambiente, ma anche per le economie e le società – ha dichiarato il Direttore Generale dell’ILO Juan Somavia – Abbiamo urgente bisogno di passare ad un percorso di sviluppo sostenibile con un insieme coerente di politiche con le persone, mettendo al centro il Pianeta. La prossima Conferenza delle Nazioni Unite RIO +20 sarà un momento cruciale affinché il lavoro dignitoso e l’inclusione sociale siano parte integrante di qualsiasi strategia di sviluppo futuro”.

Almeno la metà della forza lavoro globale (pari a 1,5 miliardi di persone) sarà interessate dalla transizione verso un’economia più verde. Se tali cambiamenti si faranno sentire su tutta ‘‘economia, 8 settori chiave svolgeranno un ruolo centrale, essendo quelli che ne saranno maggiormente coinvolti: agricolturasilvicolturapescaenergiaprodotti ad alta intensità di risorsericiclaggioedilizia e trasporti.

Nel Rapporto si evidenzia che decine di milioni di posti di lavoro sono già stati creati da questa trasformazione, come avvenuto nel settore delle energie rinnovabili che occupa già 5 milioni di lavoratori, dei quali più della metà sono stati creati nel periodo 2006-2010.
L’efficienza energetica è un’altra importante fonte di posti di lavoro verdi, in particolare nel settore delle costruzioni, il più colpito dalla crisi economica.

Negli Stati Uniti, 3 milioni di persone sono impiegate in beni e servizi ambientali ed in Spagna il settore ne occupa più di mezzo milione.

Sono possibili Incrementi netti dell’occupazione nell’ordine di 0,5%-2% del totale degli occupati, ma nelle economie emergenti e nei Paesi in via di sviluppo gli incrementi sono probabilmente maggiori rispetto ai Paesi industrializzati, perché i primi possono passare direttamente alle tecnologie verdi piuttosto che sostituire le infrastrutture obsolete ad alta intensità. Il Brasile, per esempio, ha già creato poco meno di tre milioni di posti di lavoro, pari a circa il 7% di quelli dichiarati.

Questi risultati hanno una cosa in comune: il riconoscimento che le sfide ambientali e socio-economiche devono essere affrontate in modo completo e complementare.
Questo significa che:
1) la promozione e l’implementazione di processi di produzione sostenibile deve essere praticate al livello delle stesse imprese, soprattutto di quelle dei settori sopramenzionati;
2) l’estensione della protezione sociale, il sostegno al reddito e le misure per la formazione delle competenze sono fondamentali per garantire che i lavoratori siano in grado di sfruttare queste nuove opportunità;
3) le norme internazionali del lavoro e i diritti dei lavoratori siano in grado di fornire un quadro giuridico e istituzionale, come pure una guida pratica, per il lavoro in un’economia più verde e sostenibile, in particolare quando si tratta di qualità del lavoro, sicurezza e salute.
4) un effettivo dialogo sociale che coinvolga datori di lavoro e sindacati è fondamentale per la governance dello sviluppo sostenibile.

La sostenibilità ambientale non uccide il lavoro, come talvolta viene affermato. Al contrario, se adeguatamente gestita – ha affermato il Direttore generale dell’ILO – può apportare maggiori e migliori lavori, riduzione della povertà e inclusione sociale”.

Di seguito elenchiamo sinteticamente gli altri risultati chiave del Rapporto.

• Nella sola UE, 14,6 milioni di posti di lavoro diretti e indiretti in materia sono a tutela della biodiversità e al recupero delle risorse naturali e foreste.
• Gli investimenti internazionali di 30 miliardi di dollari annui mirati alla riduzione della deforestazione e del degrado delle foreste sono in grado di sostenere fino a 8 milioni di ulteriori posti di lavoro a tempo pieno nei Paesi in via di sviluppo.
• Esperienze fatte in Colombia, Brasile e altri Paesi dimostrano che la formalizzazione e l’organizzazione di 15-20 milioni raccoglitori abusivi potrebbe avere significativi benefici economici, sociali e ambientali.
• Il programma di ristrutturazione edilizia per l’efficienza energetica in Germania è un esempio di possibili risultati win-win-win: ha mobilitato 100 miliardi di euro di investimenti; sta riducendo le bollette energetiche, evitando emissioni; e ha creato circa 300.000 posti di lavoro all’anno.
• L’abuso delle risorse naturali ha già causato ingenti perdite, tra cui oltre un milione di posti di lavoro per i lavoratori forestali, soprattutto in Asia, a causa di pratiche non sostenibili di gestione forestale.
• Il settore della pesca è probabile che faccia altrettanto, anche se temporaneamente, a causa della pesca eccessiva. Riduzioni temporanee di cattura possono risultare necessarie in molte attività di pesca per consentire di recuperare declino degli stock. Particolarmente preoccupante è il fatto che il 95% dei 45 milioni di lavoratori impiegati nel settore sono spesso poveri pescatori artigianali delle aree costiere dei Paesi in via di sviluppo.
• In gran parte dell’Asia, Africa, America Latina e in alcune aree d’Europa, la spesa in materia di energia da parte delle famiglie povere è in proporzione da 3 fino a 20 volte maggiore di quella delle famiglie più ricche.
• Il National Rural Employement Guarantee Act in India e i programmi di edilizia popolare e le “borse di studio verdi” in Brasile sono buoni esempi di politiche di protezione sociale che contribuiscono allo sviluppo sostenibile.
• Le donne potrebbero essere tra i principali beneficiari di un’economia più verde, più socialmente inclusiva, con un migliore accesso alle opportunità di posti di lavoro, come ad esempio nel settore delle energie rinnovabili, di redditi più elevati, in particolare nel settore agricolo, di uno stabile rapporto di lavoro, in particolare per i 15-20 milioni di lavoratori del settore del riciclaggio e della riduzione di molti altri ostacoli connessi all’accesso all’energia pulita, ad una maggiore sicurezza alimentare, ad alloggi sociali efficienti da una punto di vista energetico e idrico.
• Solo tra l’8% e il 12% della forza lavoro nei Paesi industrializzati, per esempio, è impiegato in 10-15 industrie che generano il 70-80% delle emissioni di CO2 e di questa soltanto una piccola parte rischia di perdere il posto di lavoro qualora siano adottate politiche di ristrutturazione aziendale verde che promuova l’occupazione se le politiche sono adottate per le imprese verdi esistenti e di promuovere l’occupazione.

I risultati di questo Rapporto, diffuso alla vigilia della Giornata Mondiale dell’Ambiente, sottolineano che altri milioni di persone possono essere inclusi per superare la povertà e fornire migliori condizioni di vita per le generazioni attuali e future – ha dichiarato Achim Steiner, Direttore esecutivo dell’UNEP – Si tratta di un messaggio positivo di opportunità in un mondo travagliato di sfide che coinvolgono le capitali di tutto il mondo i leader che si preparano a programmare il vertice di RIO +20”.

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