La Commissione di Alto Livello della Coalizione che deve assicurarsi che l’Accordo di Parigi sia implementato con misure conseguenti per introdurre un equo prezzo sul carbonio, ha presentato il suo Rapporto da cui emerge che le tariffe, là dove introdotte e con l’85% delle emissioni non soggetta ad alcun vincolo, sono assai inferiori a quelle che sarebbero necessarie.
Fissare un prezzo adeguato al carbonio è operazione indispensabile di una strategia volta a ridurre in modo efficace le emissioni di gas ad effetto serra e a favorire, nel contempo, la crescita economica.
È questa in estrema sintesi la conclusione finale del “Report of the High-Level Commission on Carbon Prices“, rilasciato a Berlino nel corso del Think 20 Summit – Global Solutions (29-30 maggio 2017), evento voluto dalla Presidenza tedesca di turno del G20, per formulare raccomandazioni politiche basate sulla ricerca scientifica ai leader politici, al fine di affrontare problemi globali.
Il Rapporto è stato redatto dalla Commissione di Alto Livello, presieduta dal Premio Nobel per l’Economia Joseph Stiglitz e dall’ex Capo Economista della World Bank Sir Nicholas Stern, meglio noto come autore del famoso Rapporto che porta il suo nome sui costi economici dei cambiamenti climatici (2006), divenuto il testo di riferimento per policy maker, i quali hanno accettato l’invito di co-presiedere una Commissione di esperti (ne fanno parte altri 11 autorevoli economisti di 9 Paesi sia del mondo industrializzato che di quello in via di sviluppo), rivolto loro dalla Carbon Pricing Leadership Coalition (CPLC).
La coalizione, costituitasi a Parigi durante la COP21 e sostenuta dalla World Bank e dall’International Monetary Fund, riunisce 200 leader di Governi, imprese e società civile e ha come obiettivo prefissato la vigilanza e la formulazione di proposte per assicurarsi che l’Accordo sottoscritto alla Conferenza UNFCCC del 2015 si effettivamente implementato con misure conseguenti, in particolare di introdurre un equo prezzo sul carbonio.
“Per avere successo l’Accordo sul clima di Parigi, non può fare affidamento solo sulla buona volontà – ha chiarito il co-Presidente CPLC, Feike Sijbesma (l’altro èSégolène Royal, ex-Ministro francese dell’Ecologia e dello Sviluppo sostenibile, che verrà sostituita quanto prima con il Ministro dell’Ambiente e dei Cambiamenti climatici del Canada, Catherine McKenna, presente al G7 Ambiente di Bologna– Mettendo un prezzo o sul carbonio, possiamo assicurare incentivi per ridurre le emissioni di gas serra del nostro sistema economico“.
Compito della Commissione di Alto Livello è quello di individuare le opzioni e i livelli equilibrati di tariffazione del carbonio, in modo da indurre a cambiamenti di comportamento, in particolare di quelli che spingono gli investimenti verso le infrastrutture, le tecnologie e le apparecchiature, necessarie per conseguire l’obiettivo climatico dell’Accordo di Parigi e sostenere il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Senza un adeguato corollario di misure per decarbonizzare l’economia globale, non saranno raggiunti ne l’uno né gli altri.
“La transizione del mondo verso un’economia a basse emissioni di carbonio e di contrasto ai cambiamenti climatici è il presupposto per la crescita del XXI secolo – hanno affermato i co-Presidenti – Stiamo già vedendo le potenzialità di questa trasformazione in termini di maggiore innovazione, elevata resilienza, città più vivibili, accresciuta qualità dell’aria e migliore salute. Il nostro rapporto si basa sulla crescente consapevolezza delle opportunità offerte dall’imposta sul carbonio, abbinata ad altre politiche, per guidare la crescita sostenibile e la riduzione della povertà“.
Dopo 5 mesi di lavoro e aver raccolto tutti gli elementi di prova disponibili e il materiale prodotto dalla letteratura scientifica sull’argomento, e dopo aver analizzato i percorsi nazionali di mitigazione dei cambiamenti climatici e di sviluppo economico, i commissari hanno concluso che il livello adeguato del prezzo del carbonio dovrebbe essere fissato tra i 40 e gli 80 dollari a tonnellate di CO2 entro il 2020 per essere poi portato a 50-100 dollari entro il 2030.
“Sono sostanzialmente più elevati di quelli attualmente in uso – si sottolinea nel Rapporto – con i tre quarti delle emissioni che hanno un costo pari a 10 dollari/t/CO2 e con l’85% delle emissioni che non vengono ora assoggettate ad alcun vincolo“.
Chiaramente queste condizioni non incentivano le imprese a fare investimenti per le tecnologie pulite e l’efficienza energetica.
La Commissione ha sottolineato, infatti, che il prezzo del carbonio da solo non è sufficiente a conseguire l’obiettivo se non è accompagnato da una serie di politiche ben strutturate per promuovere l’efficienza energetica, l’energia rinnovabile, l’innovazione e lo sviluppo tecnologico, e di investimenti a lungo termine in infrastrutture sostenibili, nonché misure volte a sostenere la popolazione nella transizione verso crescita a basso tenore di carbonio.
L’introduzione di un prezzo sul carbonio dovrebbe prendere in considerazione anche i benefici non climatici, quali la riduzione dell’inquinamento atmosferico, e la riduzione della congestione nei trasporti, la salute degli ecosistemi, l’accesso all’energia per tutti. La Commissione suggerisce di tener conto, comunque, dei contesti politici nazionali, variando il livello dei prezzi da Paese a Paese, con inizialmente più bassi in quelli a basso reddito, dove le questioni distributive ed etiche risultano obiettivamente più complesse.
Inoltre, secondo la Commissione, le entrate derivanti dalla tariffazione del carbonio farebbero aumentare le risorse per i Paesi, con la possibilità di utilizzarle per promuovere la crescita verde in modo equo, riducendo le imposte sulle famiglie, sul lavoro e sugli investimenti delle imprese, e per sostenere i gruppi più poveri della società attraverso programmi di trasferimento di cassa, le nuove tecnologie verdi e a basso tenore di carbonio, e gli investimenti in servizi di base come energia, acqua e servizi igienico-sanitari, secondo gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile.
Speriamo che al G7 Ambiente di Bologna che si è aperto con il motto “Dall’Accordo di Parigi non si torna indietro“, i Ministri abbiano letto questo Documento e che nelle conclusioni finali, nonostante la posizione degli USA, ci sia la possibilità di un esplicito riferimento alla necessità di armonizzare a livello globale una fiscalità ambientale, partendo proprio dal carbon pricing.