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SARS-CoV-2: circolante in Italia già da settembre 2019?

Secondo uno Studio dell’Istituto Nazionale dei Tumori e Università di Siena, che ha testato la presenza di anti corpi nei campioni di sangue di un gruppo di asintomatici tra gli arruolati per lo screening del cancro al polmone, a settembre 2019 in Italia ci sarebbero stati positivi al SARS-CoV-2. Ma la virologa Antonella Viola in un post su Facebook confuta questa conclusione.

Secondo lo Studio Unexpected detection of SARS-CoV-2 antibodies in the prepandemic period in Italy“, pubblicato l’11 novembre 2020 su Tumori Journal e condotto dalla Fondazione IRCSS -Istituto Nazionale dei Tumori di Milano e dall’Università di Siena,che ha analizzato dei campioni di sangue prelevati ai partecipanti ad uno screening sul tumore al polmone, hanno trovato gli anticorpi al Sars-Cov-2 in persone asintomatiche già in settembre 2019, prima dell’epidemia di COVID-19 in Italia

Se un precedente Studio dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) che aveva trovato traccia del nuovo coronavirus già a dicembre nelle acque reflue di Milano, ben prima dell’individuazione il 21 febbraio in Italia del cosiddetto “paziente 1” di Codogno, questa nuova ricerca potrebbe rimodellare la storia della pandemia.

I ricercatori hanno studiato la presenza di anticorpi specifici del dominio di legame del recettore SARS-CoV-2 (RBD) in campioni di sangue di 959 individui asintomatici tra i 55 e 65 anni di età, tutti gran fumatori, di cui il 60% uomini e il 50% residenti in Lombardia, arruolati in uno studio prospettico di screening del cancro al polmone tra settembre 2019 e marzo 2020 per monitorare la data di insorgenza, frequenza, e variazioni temporali e geografiche nelle regioni italiane. 

Anticorpi specifici di SARS-CoV-2 RBD sono stati rilevati in 111 individui su 959 (11,6%), a partire da settembre 2019 (14%), con un cluster di casi positivi (> 30%) nella seconda settimana di febbraio 2020 e numero più alto (53,2%) in Lombardia

Tra marzo e aprile abbiamo iniziato a riflettere, anche sulla base di altri lavori scientifici, se il coronavirus in Italia avesse iniziato a circolare prima della data ufficiale – ha spiegato Giovanni Apolone, Direttore scientifico dell’Istituto Nazionale dei Tumori  e principale autore dello Studio – Così abbiamo pensato di usare i campioni di sangue raccolti nell’ambito dello studio Smile, iniziato a settembre 2019 e poi interrotto a marzo 2020 per l’epidemia“.

A settembre il virus era già presente nei campioni di pazienti residenti in 5 regioni e, nell’analisi complessiva dei campioni da settembre a marzo, è risultato almeno un caso di paziente positivo proveniente da 13 regioni. Sono emersi due i picchi di positività emersi per gli anticorpi: il primo tra la fine di settembre e la seconda-terza settimana di ottobre, il secondo nella seconda settimana di febbraio.

Le analisi condotte dal gruppo di Emanuele Montomoli dell’Università di Siena, che ha lavorato con noi – ha continuato Apolone – hanno identificato la presenza di anticorpi neutralizzanti in vivo, cioè ancora capaci di uccidere il virus, in 6 persone su 111, di cui 4 già a ottobre“.

In particolare, secondo i dati pubblicati nello studio, i primi campioni positivi registrati a settembre appartengono a persone che vivevano in Veneto (3), Emilia Romagna (1), Liguria (1), Lombardia (2) e Lazio (1).

Secondo l’immunologa dell’Università di Padova, Antonella Viola che ha appena postato su Facebook un suo commento sulla ricerca, non ci sarebbe alcuna prova che il virus circolasse in Italia a settembre 2019.

Lo studio di cui hanno tanto (e a torto) scritto e parlato i giornalisti non dimostra che il Sars-Cov-2 fosse in Italia prima del 2020. Non lo fa per diverse ragioni (di metodo scientifico) – chiarisce l’immunologa – Il test usato per individuare gli anticorpi nei pazienti è fatto in casa e non validato. Più test validati si dovrebbero usare. La percentuale di persone con anticorpi che riconoscono Sars-Cov-2 è compatibile con la cross-reattività verso altri coronavirus già ampiamente riportata in letteratura. Gli stessi dati sono stati interpretati nel resto del mondo per parlare di immunità data dai virus del raffreddore; il test di neutralizzazione per verificare che gli anticorpi sono davvero in grado di legare e bloccare Sars-CoV-2 non ha funzionato. Manca il controllo negativo: cioè pazienti del 2017-2018 che certamente non possono essere stati infettati“.

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