Clima Meteorologia

Il riscaldamento globale spinge più a nord le tempeste

riscaldamento globale spinge piu a nord le tempeste

Riscaldamento globale: una Ricerca svela i meccanismi che guidano le tempeste verso i poli, per effetto dell’espansione delle zone aride e semi-aride verso maggiori latitudini come conseguenza dei cambiamenti climatici, che faranno sperimentare tempeste più frequenti ed intense durante i mesi invernali a Paesi quali Gran Bretagna, Stati Uniti e Canada.

Su Nature Geoscience è stato pubblicato online il 13 novembre 2017 lo Studio “Enhanced poleward propagation of storms under climate change” condotto da ricercatori presso il Weizmann Institute of Science, uno dei centri di ricerca più importanti del mondo con sede a Rehovot (Israele), che fornisce nuove informazioni sulle progressivo spostamento verso nord delle tempeste di medie latitudine per effetto dei cambiamenti climatici, in parte già conosciuto, e rivela anche i meccanismi fisici esterni ed interni che determinano questo fenomeno.

Secondo il Prof. Yohai Kaspi, Dipartimento di Scienze della Terra e dei Pianeti dell’Istituto e co-autore della ricerca, spiega che le zone climatiche della Terra seguono approssimativamente le fasce latitudinali. Le tempeste si muovono per lo più in tutto il mondo nelle predilette chiamate “binari delle tempeste” ovvero le zone relativamente ridotte sui mari e sugli oceani lungo le quali viaggiano le tempeste guidate dai venti dominanti, generalmente verso est e un po’ più in basso di questi tracciati. Queste tempeste sono chiamate “cicloni extratropicali” perché si formano fuori dai tropici, ma ruotano anche loro in senso antiorario.

Quindi, una tempesta formatasi nell’Atlantico sulla costa orientale degli Stati Uniti ad una latitudine Nord di circa 40° raggiungerà le regioni dell’Europa di latitudine attorno a 50°. Fino a poco tempo fa, tuttavia, questa tendenza a spostarsi nella direzione del polo più vicino non era compresa nella sua dinamica che è stata ora rivelata dagli studi compiuti dalla Dott.ssa Talia Tamarin-Brodsky, principale autrice dello Studio e ricercatrice dell’Università di Reading (Gran Bretagna) che fa parte del gruppo di Kaspi, nell’ambito del suo Dottorato di ricerca.

Dai modelli climatici esistenti, si possono osservare i tracciati delle tempeste alle medie latitudini, ma è difficile dimostrarne la causa e l’effetto – ha osservato Kaspi – Possiamo soltanto osservare dove si verificano le tempeste. Un altro approccio è quello di seguire l’andamento di una singola tempesta; comunque abbiamo a che fare con sistemi disordinati e disturbati che sono fortemente influenzati dalle condizioni iniziali, il che significa che nessuna tempesta è esattamente uguale a un’altra. La Dott.ssa Tamarin-Brodsky ha sviluppato un metodo che combina i due approcci. Ha applicato un algoritmo di tracciamento temporale per semplificare i modelli della circolazione atmosferica dove si generano migliaia di tempeste, eliminando così la dipendenza dalle condizioni iniziali. Questo le ha permesso di capire come si sviluppano tali tempeste nel tempo e nello spazio, e cosa controlla i loro movimenti”.

Utilizzando con i potenti cluster dei computer del Weizmann Institute 20 modelli climatici globalii ricercatori hanno simulato i futuri cambiamenti nel comportamento delle tempeste in uno scenario in cui le emissioni di gas serra non siano ridotte (RCP8.5), constatando che i “binari delle tempeste” tendono a virare verso la direzione dei poli in condizioni di maggior riscaldamento globale e ad aumentare di intensità. Il motivo di questo fenomeno è riconducibile a due cause.

Una è collegata alla struttura verticale e alla circolazione in prossimità delle sommità di questi sistemi meteorologici. Un determinato tipo di flusso che è necessario per la loro crescita dirige anche le tempeste verso il polo, e questi flussi diventerebbero più forti con l’aumentare delle temperature medie.

L’altra causa è determinata dall’energia accumulata nel vapore acqueo di tali tempeste. A seguito del riscaldamento globale, l’aria più calda contiene più vapore acqueo, e quindi viene rilasciata più energia allorché il vapore si condensa in gocce.

L’aria più calda e più umida sta circolando sul fianco orientale della tempesta, nell’emisfero boreale, rilasciando lì il calore latente ha sottolineato la Tamarin-Brodsky – Questo processo spinge la tempesta verso nord (o verso sud nell’emisfero australe), e questo effetto sarà anche più forte in un clima più caldo”.”

Se le temperature medie globali alla fine del secolo dovessero aumentare di 4 °C, i modelli climatici hanno indicato uno spostamento di 2° di latitudine rispetto alle attuali traiettorie.

Sebbene 2° non sembrino molto – ha concluso Kaspi – il collegato andamento delle temperature e delle precipitazioni avrà un effetto significativo sulle zone climatiche”.

In definitiva, le tempeste delle medie latitudini potrebbero viaggiare ulteriormente prima di raggiungere la massima intensità e, di conseguenza, Paesi più lontani dall’equatore, tra cui Regno UnitoStati Uniti e Canada, per l’emisfero settentrionale, potrebbero sperimentare tempeste più frequenti e più intense durante i mesi invernali.

Se per effetto dei cambiamenti climatici le tempeste in tutto il mondo dovrebbero ridursi, non è così per la Gran Bretagna, dove siamo già registrando tempeste invernali più forti a causa dello spostamento verso il basso della loro traiettoria – ha dichiarato il Prof. Piers Forster, Direttore del Priestley International Centre for Climate presso l’Università di Leed, il centro che riunisce le principali competenze a livello mondiale di tutti i più importanti filoni della ricerca sui cambiamenti climatici, commentando i risultati dello Studio – Queste tempeste portano venti più forti e piogge più intense sulle nostre coste. Fortunatamente, non hanno ancora assunto la forza degli uragani, ma Ophelia si è avvicinata di molto e abbiamo bisogno di prepararci per quel che potrebbe diventare la nuova normalità”.

L’immagine di copertina è tratta dal video che simula la circolazione atmosferica e la concentrazione di vapore acqueo della Terra (Fonte: Centro nazionale per gli studi atmosferici degli Stati Uniti d’America).

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