L’inquinamento atmosferico fa ingrossare i fiumi: le particelle e i corpuscoli in sospensione nell’atmosfera determinano un oscuramento solare che rallenta l’evaporazione delle acque. A far luce sul rapporto tra le emissioni e l’ingrossamento dei fiumi è un nuovo studio pubblicato su Nature Geoscience, che ha preso in esame le variazioni fluviali nell’emisfero settentrionale degli ultimi decenni.
L’industrializzazione del XX secolo ha portato senza dubbio fondamentali vantaggi all’umanità, ma anche qualche conseguenza tra cui l’inquinamento dell’aria. Uno studio recente ha dimostrato che proprio questo processo non sta solo causando, come ben sappiamo, danni ai polmoni delle persone, ma sta anche contribuendo notevolmente all’ingrossamento dei fiumi. E subito la nostra mente va alle recenti alluvioni che hanno gravemente danneggiato molte regioni della nostra penisola.
Secondo l’analisi, pubblicata i primi di ottobre su Nature Geoscience, oscurando il sole, l’inquinamento conosciuto come aerosol rallenta l’evaporazione, lasciando più acqua sul terreno a riempire i bacini fluviali. In poche parole i “cieli sporchi” possono influenzare le risorse idriche, soprattutto nel nostro emisfero settentrionale.
La ricerca è stata sviluppata grazie alla collaborazione tra gli scienziati del Met Office, il servizio meteorologico del Regno Unito, il Centro di Ecologia e Idrologia (CEH), l’Università di Reading e l’Università di Exeter, tutti organismi del Regno Unito, e il Laboratoire de Météorologie Dynamique in Francia. Il team ha scoperto l’effetto lavorando con i dati meteorologici del Novecento relativi a gran parte del Nord America, Europa e zone dell’Asia, dove le particelle di materiali quali solfati da fabbriche, centrali e agricoltura hanno intasato l’aria. Nell’Europa Centrale degli anni ‘70, la quantità di luce solare che raggiungeva il suolo era diminuita più dello 0,5% rispetto al primo Novecento, secondo alcune stime. “Molti hanno dimenticato quanto fosse grave la situazione” afferma Nicola Gedney, idrologo presso l’UK Met Office di Wallingford e autore principale dello studio.
Per determinare se gli aerosol stavano causando l’ingrossamento dei fiumi invece dell’evaporazione in atmosfera, il team ha considerato una serie di fattori che possono influenzare il flusso del fiume, tra cui i cambiamenti climatici e le emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera, che colpiscono rapidamente le piante facendo rilasciare umidità. Gli studiosi hanno quindi inserito i dati storici in un modello globale su un computer che calcola il flusso attraverso i principali bacini idrografici e rispetto alle uscite con storiche misurazioni del flusso del fiume. I loro risultati hanno dimostrato che di anno in anno, sotto le naturali variazioni nel flusso del fiume, la presenza di aerosol ha costantemente aumentato la quantità d’acqua nei bacini di Europa e Nord America. In alcuni grandi fiumi europei, quali il Danubio, l’Elba e l’Oder, aumenti del 11-25% del flusso totale sono derivati esclusivamente da aerosol nel momento di massimo inquinamento. E’ stato stimato che in uno dei fiumi più inquinati del bacino d’Europa, questo effetto abbia portato ad un aumento del flusso d’acqua fino al 25% quando i livelli di aerosol erano al loro massimo, intorno al 1980.
La causa è stata principalmente la crescita, alla fine degli anni Settanta, del quantitativo di carbone solforoso bruciato, che ha portato a un aumento dell’aerosol. Le particelle presenti in atmosfera sono infatti riflettenti e quindi riducono la quantità di radiazione solare che raggiunge la superficie terrestre e determina l’evaporazione, effetto noto anche come “oscuramento solare”. Il trend in seguito si è invertito in Europa e Nord America dal 1990 grazie alle leggi anti-inquinamento e al passaggio a combustibili più puliti. La riduzione dell’oscuramento solare di più di un terzo ha determinato una riduzione nei flussi dei fiumi.
“Ma mentre le regioni continuano a ripulire l’aria, la quantità di acqua dolce disponibile nei bacini fluviali potrebbe scendere ulteriormente – evidenzia Gedney – La scarsità d’acqua potrebbe essere una delle più grandi conseguenze del cambiamento climatico, per questo i risultati dello studio sono importanti nelle previsioni per il futuro del nostro clima”. La ricerca mostra come tale processo possa avere un forte impatto sull’ambiente e sottolinea l’importanza della considerazione di questo fattore nella valutazione dei cambiamenti climatici futuri.
Chris Huntingford, uno dei co-autori della ricerca, scienziato del Centro di Ecologia e Idrologia, ha dichiarato: “La ricerca ha utilizzato tecniche di rilevazione che sono state in grado di dimostrare un legame tra aerosol e cambiamenti nelle portate dei fiumi. Di solito si guarda a variazioni delle temperature legate a fattori naturali, ma con questo studio si è invece voluto indagare fin dove si spingeva l’influenza del fattore umano sull’ambiente”.
Tuttavia, altri scienziati hanno fatto notare che sull’impatto complessivo relativo alla disponibilità di acqua è difficile fare previsioni, a causa del ciclo di risposte fra evaporazione e precipitazioni. “La squadra di Gedney non ha tenuto conto di questo perché l’approccio utilizza le precipitazioni come ingresso storico al modello, non come uscita – ha osservato il climatologo Martin Wild dell’Istituto Federale Svizzero di Tecnologia di Zurigo – L’aerosol nell’atmosfera potrebbe ridurre l’evaporazione tanto da indebolire il ciclo dell’acqua, lasciando alla fine i fiumi assetati per la mancanza di precipitazioni”.
“Tale effetto – osserva Alan Robock, climatologo presso la Rutgers University nel New Brunswick, New Jersey – è stato studiato dopo grandi eruzioni vulcaniche che gettano cenere nell’atmosfera su scala globale. Certamente non suggerisco di rendere l’aria più sporca e credo che l’ultimo studio fornisca prove solide dell’effetto dell’aerosol sull’evaporazione. Ma sono convinto, soprattutto sulla base dei recenti dati relativi alla Cina, dove l’inquinamento industriale continua a salire mostrando un aumento della portata dei fiumi, che occorra approfondire ulteriormente l’argomento”.