L’audit della Corte dei Conti europea sull’assorbimento dei fondi RRF per Piani nazionali di ripresa e resilienza (PNRR) rileva che le richieste di pagamento presentate a fine 2023 sono “notevolmente inferiori” a quanto previsto negli accordi, con il rischio che non tutte le misure previste siano completate per tempo, dal momento che la normativa non prevede la possibilità di recuperare i fondi se le misure non sono completate e che i finanziamenti erogati agli Stati membri non riflettono necessariamente il numero e l’importanza dei traguardi e degli obiettivi conseguiti.
Gli Stati membri dell’UE potrebbero non essere in grado di attingere ai fondi, o assorbirli prima dello scadere nell’agosto 2026, del dispositivo per la ripresa e la resilienza (RRF), istituito dall’UE con una dotazione di 724 miliardi di euro per aiutare la ripresa dei Paesi UE dalla pandemia di COVID-19 e, quindi, godere dei benefici economici e sociali attesi.
Tale rischio viene evidenziato nella Relazione “Assorbimento dei fondi del dispositivo per la ripresa e la resilienza” che la Corte dei Conti europea (ECA) ha pubblicato il 2 settembre 2024 per valutare se:
– i fondi RRF fossero stati erogati come previsto;
– le azioni intraprese dagli Stati membri e dalla Commissione abbiano assicurato l’assorbimento dei fondi come pianificato;
– ci siano rischi intrinseci per quanto riguarda l’assorbimento e il completamento delle misure nella seconda metà del periodo di attuazione dell’RRF.
Istituito nel febbraio 2021, Il dispositivo per la ripresa e la resilienza (RRF), strumento temporaneo al centro del NexrGenerationEU, il programma dell’UE per uscire dalla crisi della pandemia di COVID-19, raccoglie fondi mediante prestiti contratti sui mercati dei capitali, emettendo obbligazioni a nome dell’UE. I fondi vengono poi messi a disposizione degli Stati membri per attuare riforme e investimenti ambiziosi che rendano le loro economie e le loro società più sostenibili, resilienti e preparate alle transizioni verde e digitale, in linea con le priorità dell’UE. I Paesi ricevono i fondi in funzione dei progressi compiuti. Il valore massimo totale del dispositivo ammontava a 723,8 miliardi di euro, di cui fino a 338 miliardi di euro per sovvenzioni e fino a 385,8 miliardi per prestiti. A fine 2023 la Commissione aveva impegnato 648 miliardi di euro per prestiti e sovvenzioni destinati al complesso dei 27 Stati membri.
Secondo l’audit dell’ECA, una disamina e un’analisi delle valutazioni effettuate dalla Commissione sui PNRR e sulle richieste di pagamento per i 4 Stati membri inclusi nel campione della Corte (Spagna, Italia, Slovacchia e Romania), selezionati sulla base dei progressi compiuti nell’attuazione dell’RRF, della rilevanza dei fondi RRF assegnati loro e dell’aumento delle rispettive dotazioni di fondi dell’UE rispetto al quadro finanziario pluriennale 2014-2020, nonostante il progredire del tasso dei pagamenti eseguiti dalla Commissione europea, gli Stati membri potrebbero non essere in grado di attingere ai fondi o assorbirli per tempo, completare le misure previste prima dello scadere dell’RRF nell’agosto 2026 e, quindi, godere dei benefici economici e sociali attesi.
“Un assorbimento tempestivo dell’RRF è indispensabile: aiuta a evitare strozzature nell’esecuzione delle misure verso la fine del ciclo di vita del dispositivo e riduce il rischio di spese inefficienti e irregolari”, ha dichiarato Ivana Maletić, il Membro della Corte responsabile dell’audit – Lanciamo un segnale d’allarme, perché a metà percorso i paesi UE avevano attinto a meno di un terzo dei finanziamenti previsti ed erano avanzati per meno del 30 % verso i traguardi e gli obiettivi prefissati”.
Per contro, un aspetto positivo è che, grazie a un prefinanziamento massimo del 13 % dell’importo erogabile agli Stati membri, è stato possibile versare rapidamente più fondi all’inizio, in linea con le finalità della risposta alla crisi.
Tuttavia, la Corte critica il ritmo con cui da allora si è fatto ricorso al grosso dei fondi. A fine 2023, erano stati trasferiti solo 213 miliardi di euro dalla Commissione alle casseforti nazionali. Non è detto poi che questi soldi siano arrivati ai destinatari finali, fra cui imprese private, società pubbliche di servizi energetici e scuole. Di fatto, quasi la metà dei fondi RRF erogati ai 15 Stati membri che hanno fornito le necessarie informazioni al riguardo non aveva ancora raggiunto i destinatari finali.
Quasi tutti i paesi hanno presentato in ritardo le richieste di pagamento alla Commissione, spesso a causa dell’inflazione o di carenze di approvvigionamento, di incertezze circa la normativa ambientale e di una capacità amministrativa insufficiente. A fine 2023 era stato presentato il 70 % delle richieste previste e per un ammontare inferiore del 16 % circa alle attese; per svariati motivi, 7 Paesi non avevano ricevuto alcun finanziamento per il soddisfacente conseguimento di traguardi e obiettivi. La Commissione e gli Stati membri hanno intrapreso azioni per agevolare l’assorbimento, specie nel 2023, ma è prematuro verificarne l’eventuale impatto.
Vi è il rischio che non tutte le misure previste siano completate per tempo.
A fine 2023 le richieste di pagamento avevano riguardato meno del 30 % degli oltre 6 000 traguardi e obiettivi (cioè gli indicatori dello stato di avanzamento) totali; ne consegue che sono tanti (forse i più difficili) quelli ancora da raggiungere. Molti paesi hanno realizzato innanzitutto le riforme prima di procedere con gli investimenti. È probabile, tuttavia, che la concentrazione di questi ultimi verso la fine del periodo utile aggravi ulteriormente i ritardi e rallenti l’assorbimento.
Infine, gli esborsi non riflettono necessariamente la quantità e l’importanza dei traguardi e degli obiettivi, per cui potrebbero essere versati fondi ingenti senza che le misure corrispondenti siano portate a termine dagli Stati membri. La Corte sottolinea che la normativa non prevede il recupero dei fondi se i traguardi e gli obiettivi sono raggiunti, ma le misure da ultimo non vengono completate.
Per quanto riguarda l’Italia, a fronte di una dotazione finanziaria di 194,4 miliardi di euro, è chiamata a raggiungere 618 obiettivi entro giugno 2026. Al 31 dicembre 2023, sono stati conseguiti il 100% degli obiettivi nei tempi previsti.
Tra gli esempi di misure difficili da attuare a causa di circostanze esterne, viene citato il ritardato obiettivo da parte dell’Italia, accettato dalla Commissione UE, di notificare l’aggiudicazione di tutti gli appalti pubblici per la costruzione di 2.500 stazioni di ricarica rapida per veicoli elettrici entro il secondo trimestre del 2023, in quanto nessun soggetto aveva presentato domanda per una parte della misura, imputabile principalmente alla carenza di materie prime.
Tra gli esempi di misure difficili da attuare perché inadatte alla tempistica del RRF, viene citata la proposta delle autorità italiane, accettata previa valutazione dalla Commissione UE, di eliminare l’investimento per lo sviluppo di infrastrutture per la produzione di energia elettrica offshore, con il ricorso anche a tecnologie sperimentali che utilizzano le correnti e il moto ondoso per generare energia pulita, perché il processo di autorizzazione dei progetti beneficiari della misura era incompatibile con il periodo di attuazione del dispositivo.
Esempi di misure difficili da attuare in ragione delle norme specifiche per l’attuazione del RRF e dell’incertezza sulle relative modalità di applicazione del principio “DAHS” di “non arrecare un danno significativo”. Il PNRR dell’Italia comprendeva un investimento per la costruzione di un certo numero di chilometri di infrastrutture di trasporto pubblico in determinate aree metropolitane. Nel corso dell’audit, le autorità italiane hanno espresso preoccupazione in merito al tempestivo adempimento della misura, anche perché uno dei progetti non poteva rispettare il principio DNSH, in quanto situato in un’area vulcanica. Hanno infine chiesto di modificare la misura eliminando i riferimenti specifici a uno dei siti in cui l’infrastruttura sarebbe stata sviluppata e di sostituire l’obiettivo iniziale con un traguardo per aggiudicare il contratto. La Commissione ha accettato tale proposta.
L’Italia ha completato una serie di riforme della pubblica amministrazione, anche in relazione alle procedure di assunzione, all’istituzione del sistema informatico per monitorare e gestire l’attuazione del RRF e la semplificazione delle procedure amministrative. Ha inoltre incluso un traguardo sull’aumento della capacità amministrativa delle autorità locali. Tuttavia, nel marzo 2023 la Corte dei Conti italiana ha rilevato difficoltà relative all’elevato avvicendamento del personale assunto e ha sottolineato che le procedure per l’attuazione del PNRR erano complesse e molte autorità non disponevano ancora dell’organico necessario.
Gli Stati membri hanno previsto di completare traguardi e obiettivi relativi al 39 % di tutti gli investimenti e al 14 % di tutte le riforme previste nel 2026, durante gli ultimi otto mesi del periodo di attuazione dell’RRF. Un’analisi dei singoli Stati membri rivela che 16 di essi prevedevano di completare i traguardi e gli obiettivi relativi ad almeno il 30 % dei propri investimenti solo nel 2026, con valori che andavano dal 30 % nel caso della Spagna al 62 % nel caso dell’Italia e al 70 % in quello della Polonia.
L’audit dell’ECA si conclude con delle Raccomandazioni alla Commissione UE:
– Assicurare che gli Stati membri abbiano un’interpretazione comune di ciò che costituisce un “destinatario finale” e la applichino in modo uniforme.
– Fornire ulteriore sostegno e orientamenti per affrontare, ove necessario, eventuali incertezze rimanenti nei settori individuati dagli Stati membri.
– Individuare le misure che rischiano maggiormente di non essere completate entro il 31 agosto, monitorare in modo sistematico tali misure e concordare azioni per superare i ritardi e attenuare il rischio che siano finanziate misure non completate.
– Assicurare un forte nesso tra le erogazioni e i progressi compiuti nel conseguimento degli obiettivi e colmare l’assenza della possibilità di recuperare fondi se le misure non sono completate.