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Paziente1 SARS-CoV-2: sarebbe una giovane milanese con dermatosi

Si succedono gli studi che fanno risalire la circolazione del nuovo coronavirus in Italia a qualche mese prima del Paziente1 di Codogno. Quello individuato dallo Studio coordinato dall’Università di Milano, sulla base dei dati presenti nella letteratura mondiale, sarebbe il più antico riscontro della presenza del virus SARS-CoV-2 in un essere umano.

Un nuovo Studio, accettato per la pubblicazione e sottoposto a revisione inter pares completa, fa risalire la presenza a Milano del SARS-CoV-2 già nel novembre 2019, in una paziente affetta da dermatosi.

Questa nuova scoperta, si aggiunge a quelle di precedenti studi che si sono susseguiti in questi ultimi mesi e che hanno rilevato:
– la presenza del nuovo coronavirus nelle acque reflue di Milano a dicembre 2019;
– il rinvenimento degli anticorpi al virus nei pazienti residenti in Lombardia di uno screening per il tumore del polmone tra settembre 2019 e marzo 2020;
– la positività in un tampone per il morbillo effettuato all’inizio di dicembre su un bambino milanese.

Il Paziente1 italiano ufficiale era stato registrato alla fine di febbraio 2020 in un uomo di 38 anni ricoverato per polmonite a Codogno (Lodi). Ora lo Studio COVID‐19 related dermatosis in November 2019. Could this case be Italy’s patient zero?”, pubblicato sul British Journal of Dermatology il 7 gennaio 2021, sarebbe “il caso documentato a livello scientifico più antico della presenza del SARS-CoV-2, ma probabilmente, continuando a cercare, lo troveremmo anche su campioni di ottobre 2019“, ha dichiarato all’ANSA, il Professor Raffaele Gianotti della Clinica Dermatologica dell’Università Statale di Milano, che ha coordinato la ricerca svolta in collaborazione con l’Istituto Europeo di Oncologia (IEO), il Centro Diagnostico Italiano (CDI), l’Ospedale Universitario de Móstoles – Università Rey Juan Carlos di Madrid e l’Healthcare Investment Banking del Regno Unito.

Sulla base di quanto osservato in questi mesi sui malati di Covid che presentavano lesioni cutanee – ha spiegato Gianotti – mi sono chiesto se non fosse possibile trovare qualcosa di simile prima dell’inizio ufficiale della pandemia. Ed effettivamente lo abbiamo trovato negli esami istologici fatti su alcuni pazienti nell’autunno del 2019“.

Il nuovo Paziente1 di Covid-19 italiano, sarebbe una donna milanese di 25 anni, cui era stata fatta il 10 novembre 2019 una biopsia della pelle per una dermatosi atipica per cui non era stato possibile fare una diagnosi ben precisa, che ha mostrato, ovviamente a posteriori,  la presenza di sequenze geniche di acido ribonucleico (RNA) del SARS-CoV-2, ‘le impronte digitali‘ del Covid-19 nel tessuto cutaneo.

La paziente, contattata successivamente, ha riferito l’assenza dei sintomi dell’infezione da Covid-19, la scomparsa delle lesioni sulla pelle ad aprile e la positività degli anticorpi anti SARS-CoV-2 nel sangue a giugno 2020.

Nei nostri lavori già pubblicati su riviste internazionali – ha concluso il ricercatore – abbiamo dimostrato che esistono in questa pandemia casi in cui l’unico segno di infezione da Covid-19 è quello di una patologia cutanea”.

Le patologie cutanee sono state osservate nel 10% dei pazienti COVID-19. E questo è stato il caso della giovane donna che presentava solo lesioni cutanee (per cui si era sospettato inizialmente un lupus eritematoso), e un lieve mal di gola.

Sulla base dei dati presenti nella letteratura mondiale questo sarebbe il più antico Paziente1 del virus SARS-CoV-2.

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