Alla viglia del World Economic Forum (22-25 gennaio 2019), Oxfam ha pubblicato l’annuale Rapporto che evidenzia come le ricchezze in mano ai 1.900 più ricchi del mondo siano cresciute del 12%, mentre quelle della metà della popolazione mondiale hanno registrato un calo dell’11%.
Oxfam, la Confederazione internazionale di organizzazioni no-profit che si dedicano alla riduzione della povertà globale, attraverso aiuti umanitari e progetti di sviluppo, ha presentato il 21 gennaio 2019 il Rapporto “Public Good or Private Wealth” (Bene pubblico o ricchezza privata?).
Come da consuetudine, il Rapporto è stato divulgato alla vigilia del World Economic Forum (Davos, 22-26 gennaio 2019) che ogni anno riunisce i maggiori esponenti della politica, economia, finanza e comunità scientifica, in un incontro “esclusivo” di happy few, dal momento che per esservi invitati bisogna sborsare anche oltre 100.000 dollari, per discutere, tra l’altro, sui maggiori e più impattanti rischi globali che il mondo potrebbe dover affrontare nei prossimi anni, tra cui c’è anche la disuguaglianza, in particolare quella all’interno dei singoli Paesi, che continua ad aumentare e viene vista come un forte driver dei rischi globali.
Il Rapporto è basato sui dataset dei Global Wealth Report e Global Wealth Databook di Credit Suisse, aggiornati al mese di giugno 2018, mentre per la ricchezza detenuta dai super-ricchi è stata calcolata utilizzando le liste dei miliardari di Forbes al mese di marzo 2018 mese di marzo, ed anche, per le disuguaglianze, sull’ultimo World Inequality Report, stilato da più di 100 ricercatori di tutto il mondo.
“L’anno scorso, da soli, 26 ultramiliardari possedevano l’equivalente ricchezza della metà più povera del pianeta – si legge nel Rapporto – Una concentrazione di enormi fortune nelle mani di pochi, che evidenzia l’iniquità sociale e l’insostenibilità dell’attuale sistema economico”.
Nel 2018, infatti, le ricchezze in mano a 1.900 super-ricchi è cresciuta di oltre 900 miliardi di dollari (+12%), pari a 2,5 miliardi di dollari al giorno. Per contro, quelle della metà più povera sono calate dell’11%.
Questo trend è confermato anche da un’analisi di medio periodo. Da una parte, infatti, si registra una crescita costante a partire dal 2011 della ricchezza globale in mano all’1% più ricco. Dall’altra, si nota ormai da oltre tre anni un preoccupante fallimento nella lotta alla povertà.
“Non dovrebbe essere il conto in banca a decidere per quanto tempo si potrà andare a scuola o quanto a lungo si vivrà – ha affermato Winnie Byanyima, Direttore esecutivo di Oxfam International – Eppure è proprio questa la realtà di oggi in gran parte del mondo. Mentre multinazionali e super-ricchi accrescono le loro fortune a dismisura, spesso anche grazie a trattamenti fiscali privilegiati, milioni di ragazzi – soprattutto ragazze – non hanno accesso a un’istruzione decente e le donne continuano a morire di parto”.
Se l’1% più ricco, sottolinea Oxfam International, pagasse solo lo 0,5% di tasse in più sulla propria ricchezza, si potrebbe raccogliere più denaro di quanto costerebbe educare i 262 milioni di bambini che non vanno a scuola e fornire assistenza sanitaria che salverebbe la vita di 3,3 milioni di persone.
Solo 4 centesimi per ogni dollaro di introiti fiscali raccolti a livello globale derivano da tasse sulla ricchezza ereditata o posseduta nel 2015. Questi tipi di tasse sono state ridotte o eliminate in molti Paesi ricchi e sono state attuate a malapena nel mondo in via di sviluppo.
Anche le aliquote fiscali per gli individui ricchi e le società sono state ridotte drasticamente. Ad esempio, il tasso massimo di imposta sul reddito personale nei Paesi ricchi è sceso dal 62% nel 1970 a solo il 38% nel 2013. Il tasso medio nei Paesi poveri è solo del 28%.
In alcuni Paesi, come il Brasile, il 10% più povero della società sta pagando una percentuale più elevata dei propri redditi in tasse rispetto al 10% più ricco.
Allo stesso tempo, i servizi pubblici soffrono di sottofinanziamenti cronici o vengono esternalizzati a società private che escludono le persone più povere. In molti Paesi un’educazione decente o un’assistenza sanitaria di qualità sono diventati un lusso che solo i ricchi possono permettersi. Ogni giorno 10.000 persone muoiono perché non hanno accesso a cure mediche a prezzi accessibili. Nei Paesi in via di sviluppo, un bambino di una famiglia povera ha il doppio delle probabilità di morire prima dei 5 anni rispetto a un bambino di una famiglia ricca.
Il taglio delle tasse sulla ricchezza avvantaggia prevalentemente gli uomini che possiedono il 50% in più di ricchezza rispetto alle donne a livello globale e controllano oltre l’86% delle società. Viceversa, quando i servizi pubblici vengono trascurati, le donne e le ragazze povere ne soffrono di più. Le ragazze vengono estromesse dalla scuola precocemente quando non ci sono i soldi per pagare le tasse e le donne accumulano ore di lavoro non retribuito a badare ai parenti malati quando i sistemi sanitari falliscono. Oxfam stima che se tutto il lavoro assistenza non retribuita eseguito da donne in tutto il mondo fosse svolto da una sola azienda, questa avrebbe un fatturato annuo di 10 trilioni di dollari – 43 volte quello di Apple, la più grande azienda globale.
“Le persone in tutto il mondo sono arrabbiate e frustrate. I governi devono ora apportare un reale cambiamento assicurando che aziende e individui facoltosi paghino la loro giusta quota di tasse e investano questi soldi in assistenza sanitaria e istruzione gratuita che soddisfi i bisogni di tutti, comprese donne e ragazze le cui esigenze sono spesso trascurate – ha aggiunto Byanyima – I Governi possono costruire un futuro migliore per tutti, non solo per pochi privilegiati “.