Salute Scienze e ricerca Società

Oli essenziali: rivisitarne la ricerca per nuovi farmaci

Un gruppo di ricerca presso il Centro di microbiologia e il Dipartimento di biologia dell’Università Cattolica di Lovanio ha dimostrato che, contrariamente a quanto si ritiene, la maggior parte dei componenti degli oli essenziali potrebbe soddisfare i criteri stabiliti per i candidati a farmaci. 

Gli oli essenziali (EO) sono prodotti naturali a base vegetale che sono stati usati terapeuticamente durante millenni e al giorno d’oggi i loro componenti e i loro derivati, sono utilizzati in un’ampia varietà di applicazioni commerciali e si trovano in numerosi prodotti, tra cui alcuni medicinali.

Tuttavia, tali prodotti sono stati trascurati per la scoperta di farmaci, poiché essendo idrofobici e volatili, possono determinare interferenze durante l’effettuazione dei test su un grande numero di dati in un tempo ristretto (Screening ad alto rendimento).

I recenti sviluppi tecnologici e le restrizioni all’uso di sostanze chimiche che abbiano la potenzialità di gravi impatti sull’ambiente e sulla salute umana hanno determinato un rinnovato interesse per la scoperta di farmaci da prodotti naturali.

Dipartimento di biologia dell’Università Cattolica di Lovanio (Belgio), volta principalmente a trovare nuovi antimicrobici, come ad esempio farmaci antifungini, ha trovato che, contrariamente a quanto si ritiene, la maggior parte dei componenti degli oli essenziali potrebbe soddisfare i criteri stabiliti per i candidati a farmaci

Un olio essenziale (EO) è definito dall’Organizzazione Internazionale per la Standardizzazione (ISO) un prodotto ottenuto da piante mediante acqua, vapore o distillazione o mediante lavorazione meccanica dell’epicarpo di agrumi, dopo la separazione della parte acquosa. Inoltre, un EO può essere sottoposto a trattamenti fisici, ad esempio filtrazione, decantazione, centrifugazione, a condizione che ciò non modifichi in modo significativo la sua composizione.

Sebbene vengano utilizzate altre definizioni per EO, la ricerca, finanziata dall’Istituto di Biotecnologie delle Fiandre (VIB) i cui risultati sono stati pubblicati il 18 febbraio 2020 su Nature-Scientific Reports con il titolo “Striking essential oil: tapping into a largely unexplored source for drug discovery”, ha aderito alla definizione dell’ISO.

“Al giorno d’oggi, un numerosi oli essenziali e i loro componenti  sono già disponibili come integratori alimentari, ma solo pochi hanno effettuato il passaggio ai farmaci – ha dichiarato Adam Feyaerts ricercatore del Dipartimento di Biotecnologia Molecolare delle piante e dei Micro-organismi dell’Università Cattolica di Lovanio e principale autore dello studio – Dal momento che la maggior parte delle barriere tecniche sono state rimosse, mi sono chiesto se escludere gli oli essenziali e i loro componenti nella scoperta di farmaci fosse ancora giustificato. Pertanto, abbiamo preso in esame alcuni parametri utilizzati nella scoperta di farmaci convenzionali per oltre 600 componenti di oli essenziali per valutare il loro potenziale a candidarsi come farmaci“.

I ricercatori hanno preso in esame un campione di 188 oli essenziali (EO) chemiotipo che, eliminando i duplicati, si sono poi ridotti a 175 su cui sono state eseguite tutte le ulteriori analisi.

I nostri risultati suggeriscono che i componenti degli oli essenziali possono essere fonti promettenti di nuovi farmaci e meritano maggiore attenzione, soprattutto se provengono da oli essenziali che hanno già mostrato benefici clinici – ha concluso Feyaerts – I componenti degli oli essenziali hanno anche proprietà uniche che potrebbero essere utili per alcune applicazioni terapeutiche, come per le malattie polmonari o delle vie respiratorie, per la somministrazione transdermica [ndr: attraverso la pelle con un cerotto] e per le malattie del sistema nervoso centrale”.

Articoli simili

Lascia un commento

* Utilizzando questo modulo accetti la memorizzazione e la gestione dei tuoi dati da questo sito web.