La seconda edizione del “Renewable Energy Report”, curato da “Energy & Strategy Group” del Polimi, indicano che, nonostante un lieve ripresa nell’anno trascorso, le incertezze normative rischiano di prolungare lo stallo del mercato italiano delle rinnovabili elettriche.
Nel corso del Convegno “Le Rinnovabili in Italia: le incertezze sui meccanismi di incentivazione e le nuove installazioni, le dinamiche di prezzo dei servizi O&M e e la nuova sfida della tariffa elettrica, luci ed ombre del contesto italiano in uno scenario globale di forte ripresa degli investimenti in rinnovabili“, svoltosi presso il Politecnico di Milano il 5 maggio 2016, è stato presentato la seconda edizione di “Renewable Energy Report”, curato da Energy & Strategy Group della School of Management del Politecnico di Milano, osservatorio che si propone di comprendere e divulgare le dinamiche della filiera delle energie rinnovabili, non solo in Italia.
La sintesi del Rapporto, è riassunta nel titolo dello stesso Convegno: le incertezze normative rischiano di prolungare lo stallo del mercato italiano delle rinnovabili elettriche.
Anche se c’è stata una ripresa rispetto all’anno nero (2014), grazie soprattutto a installazioni “ritardate” nell’eolico, nel 2015 si sono installati solo 893 MW di nuova potenza, meno di un quarto del valore raggiunto nel 2010 e un dodicesimo del picco fatto segnare nel 2011, a fronte di un mercato globale delle rinnovabili in forte crescita con investimenti (oltre 290 miliardi di euro nel mondo) che hanno raggiunto livelli mai visti prima, nemmeno negli anni del boom (2010-2011).
Le rinnovabili hanno contribuito al 40,5% della produzione e alla copertura del 35% della domanda elettrica nazionale, per una potenza complessiva installata pari a 50,3 GW, in crescita dell’1,8% rispetto al 2014 con un parco impianti che è composto per un terzo della sua potenza da impianti idroelettrici (95% dei quali attivi però ben prima dell’anno 2008), un terzo da fotovoltaico e la rimanente parte da eolico, biomasse e geotermico.
L’idroelettrico (18.448 MW a fine 2015) ha visto crescere la sua potenza installata di circa 110 MW, con un incremento, rispetto al 2014, di 40 MW su base annua. Il valore del mercato delle nuove installazioni è stato pari nel 2015 a circa 500 milioni di euro, in larga parte appunto attribuibile agli impianti di piccola taglia che hanno pesato per l’85% del totale. Gli impianti tra 1 e 10 MW sono cresciuti del 9% in numero, rispetto al 2011, a fronte di una crescita del 18% degli impianti sotto il MW (+1% e +4% rispettivamente prendendo a paragone il 2014).
Il fotovoltaico (con 18.610 MW complessivi a fine 2015) ha nuove installazioni per circa 290 MW, in contrazione di circa il 25% rispetto all’anno precedente, a livelli inferiori a quelli del 2008. Il valore delle nuove installazioni è stato pari nel 2015 a circa 558 milioni di euro, con il mercato residenziale che ha pesato per oltre 284 milioni di euro (circa il 51% del totale), mentre gli impianti di taglia pari o superiore a 1 MW hanno ricevuto nel 2015 investimenti per 15 milioni di euro (nel 2011 questi hanno contato su oltre 2,8 milioni di euro).
L’eolico, con potenza installata pari a 9.080 MW a fine 2015, ha fatto registrare nuove installazioni pari a circa 423 MW, che comparato con il valore raggiunto l’anno precedente risulta essere ben 4 volte più grande. Il valore delle nuove installazioni è stato pari nel 2015 a circa 670 milioni di euro. La maggioranza è rappresentata da impianti di taglia superiore a 5 MW, con un controvalore di oltre 431 milioni di euro (oltre il 60% del totale). La Basilicata da sola conta per il 67% del totale.
La potenza cumulata, sommando le 4 diverse tipologie di biomassa (biogas, biomasse agroforestali, RSU, bioliquidi) utilizzate per la produzione elettrica, ha raggiunto, al termine del 2015, i 4,2 GW, con una crescita di 70 MW, contro i 450 MW del 2013 ed i 764 MW del 2012.
Secondo Energy & Strategy Group, è ragionevole ipotizzare, installazioni complessive pari a 4.000 MW nel periodo 2016-2020 con l’eolico a guidare la classifica delle rinnovabili. La percentuale di crescita complessiva attesa nel 2016-2020 rispetto all’installato alla fine del 2015 è del 7%, quando nel periodo 2010-2015 era del 43%, con un evidente rallentamento. L’avvio del nuovo sistema di incentivazione sembra essere condizione fondamentale per mantenere in vita il comparto delle rinnovabili in Italia.
Purtroppo nel nostro Paese non ci sono operatori finanziari con portafogli di investimento paragonabili a quelli di Germania, Francia e Spagna nel settore delle rinnovabili, né vi sono leader tecnologici riconosciuti a livello globale sulle tecnologie chiave delle rinnovabili. Si stanno muovendo le grandi utilities, con successo in termini di posizionamento, ma con scarsa capacità di generare indotto.
A livello globale, nel 2015 sono stati investiti per la realizzazione di nuovi impianti da fonti rinnovabili oltre 290 miliardi di euro a livello globale, in crescita del 21% rispetto al 2014. Appare ormai evidente come il trend negativo degli anni 2012 e 2013 sia definitivamente superato. Il 2015 fa segnare il “record” assoluto degli investimenti anche oltre il picco raggiunto nel 2011. L’Europa ha perso la leadership, passando dal 40% degli investimenti complessivi nel 2008 al 21% nel 2015 e superata dall’America. Regno Unito, Germania e Francia, rispettivamente con 13, 11 e 5 miliardi di euro di investimenti nel 2015 (oltre il 45% del totale) continuano a avere piani di sviluppo delle rinnovabili. L’Italia gioca un ruolo marginale, dopo il 2° posto nel 2011.
L’Asia è prima nella classifica degli investimenti nelle rinnovabili nel 2015 (con il 55% del totale contro il 23% del 2008) e con una crescita in valore assoluto di circa 110 miliardi di euro in 6 anni. L’Africa, quasi irrilevante nel 2008, ha moltiplicato per 20 il suo livello di investimenti, contando al termine del 2015 circa un terzo dell’Europa, contro un rapporto che era 1 a 45 nel 2008.
Incentivi in Egitto, Marocco e Algeria hanno permesso di raggiungere in questi 3 Paesi quota 14 miliardi di euro di investimenti per la realizzazione di nuovi impianti da fonti rinnovabili. Il fotovoltaico, con oltre 120 miliardi di euro, è la principale fonte rinnovabile per quota di investimenti e pesa il 41% del totale, seguita dall’eolico che si ferma a circa 92 miliardi di euro (31% del totale) e dall’idroelettrico con il 22%.
Tutte le rinnovabili, includendo anche waste-to-energy (35 GW di potenza globalmente installata), geotermia (13 GW) e solare termodinamico-CSP (5 GW), crescono a livello globale.
La situazione delle rinnovabili in Italia non uscirà a breve dalla situazione di stallo neppure dopo il via libera della Commissione UE al Decreto del Ministero dello Sviluppo Economico (MiSE) per l‘ “Incentivazione della produzione di energia elettrica da impianti alimentati da fonti rinnovabili non fotovoltaiche” che aveva ricevuto il 5 novembre 2015 il parere favorevole della Conferenza Unificata Stato-Regioni.
Il Decreto, valido per il solo 2016, per essere efficace dovrà essere rivisitato dal Ministero, retto ancora ad interim dal Presidente del Consiglio, dopo che il successore della Guidi non è stato ancora individuato, e successivamente pubblicato sulla GU. Il rischio è che sia obsoleto prima della sua entrata in vigore.
Se le incertezze normative perdureranno sarà difficile che l’Italia possa cogliere l’obiettivo di produrre il 50% di energia rinnovabile entro la fine della legislatura, come indicato dal Premier a New York il mese scorso.