L’annuale Rapporto dell’Agenzia Europea dell’Ambiente conferma che nelle città del nostro Paese si respira la peggior aria d’Europa, causando il maggior numero di morti premature per il particolato (PM), l’ozono (O3) e il biossido di azoto (NO2).
“L’inquinamento atmosferico è il rischio ambientale più grande in Europa, accorciando la durata della vita delle persone e contribuendo a malattie gravi come quelle cardiocircolatorie, a problemi respiratori e al cancro“.
Così, l’Agenzia Europea dell’Ambiente (EEA) riassume il Rapporto 2015 “Air quality in Europe“, pubblicato il 30 novembre 2015, secondo cui “l’inquinamento atmosferico continua ad essere responsabile di oltre 430.000 morti premature in Europa“.
Il Rapporto esamina annualmente l’esposizione della popolazione europea agli inquinanti atmosferici e fornisce una panoramica di qualità dell’aria sulla base di dati provenienti da stazioni di monitoraggio ufficiali in tutta Europa, dimostrando che “la maggior parte degli abitanti delle città europee continua ad essere esposta a livelli di inquinanti atmosferici che l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) non ritiene sicuri“.
Gli inquinanti più problematici per la salute umana sono il particolato (PM), l’ozono troposferico (O3) e il biossido di azoto (NO2). In particolare, le stime dell’impatto sulla salute dell’esposizione a lungo termine al PM2,5 indicano che questo inquinante è stato responsabile di 432.000 morti premature in Europa nel 2013, un livello un po’ più elevato di quello degli anni precedenti, mentre quelle dovute all’esposizione di NO2 e O3 sono state rispettivamente circa 75.000 e 17.000.
“Nonostante i miglioramenti continui degli ultimi decenni, l’inquinamento atmosferico incide ancora sulla salute degli europei, riducendone la qualità e l’aspettativa di vita – ha affermato Hans Bruyninckx, Direttore esecutivo dell’AEA – Inoltre, ha un impatto economico notevole, aumentando i costi sanitari e riducendo la produttività a causa della perdita di giorni di lavoro in tutti i settori dell’economia”.
Il particolato (PM) può causare o aggravare le patologie cardiovascolari e polmonari, gli infarti cardiaci e le aritmie, e può provocare anche il cancro. Nel 2013, l’87% della popolazione urbana in Europa era esposto a concentrazioni di PM2,5 superiori ai valori definiti dall’OMS per proteggere la salute umana, mentre, essendo quelli dell’UE in materia di qualità dell’aria meno rigidi, “solo” il 9% è risultato esposto al PM2,5 oltre il valore obiettivo. Il miglioramento della qualità dell’aria in Europa presenta vantaggi evidenti: rispettare i valori limite dell’OMS porterebbe a un calo di un terzo delle concentrazioni di PM2,5, ossia 144.000 morti premature in meno rispetto alla situazione attuale. Le particelle di piccole dimensioni possono penetrare in profondità nei polmoni.
Molto elevata permane nelle città l’esposizione all’ozono: nel 2013, il 98% della popolazione urbana dell’UE-28 è stato esposto a concentrazioni di O3 superiori al valore limite dell’OMS, mentre si abbassa al 15% con i valori limite dell’UE. Le concentrazioni di ozono danneggiano anche le coltivazioni agricole, le foreste e le piante, riducendo i tassi di crescita e i rendimenti. L’obiettivo a lungo termine per la protezione della vegetazione dall’O3 è stato superato nell’86% del totale delle aree agricole dell’UE
Il biossido di azoto non solo colpisce direttamente il sistema respiratorio, ma costituisce anche un precursore del PM e O3. Nel 2013, il 9% della popolazione urbana nell’UE-28 è stato esposto a concentrazioni di NO2 superiori al limite dell’OMS (in questo caso il valore standard dell’UE è lo stesso), con il 93% di tutti i casi di superamento che si verificano vicino alle strade.
Il benzo(a)pirene (BaP) è un inquinante organico cancerogeno che di solito si forma dalla combustione del legno, a cui sono particolarmente esposti i cittadini degli Stati dell’Europa Centrale e Orientale. Nel 2013, un quarto della popolazione urbana dell’UE-28 è stato esposto a concentrazioni di BaP di sopra del valore limite, ma fino al 91% è stato esposto al di sopra del livello di riferimento stimato sulla base di valori di rischio dell’OMS.
Grazie alla legislazione dell’UE, che richiede l’uso di tecnologie di depurazione delle emissioni e un ridotto contenuto di zolfo nei carburanti, le emissioni di anidride solforosa (SO2) si sono ridotte in modo significativo. Nel 2013 ci sono stati solo un paio di superamenti del SO2 rispetto al valore limite UE.
Generalmente basse sono risultate nel 2013 le concentrazioni di altri inquinanti dell’aria, come il monossido di carbonio, il benzene e i metalli pesanti (arsenico, cadmio, nichel e piombo), con pochi superamenti dei rispettivi limiti e valori obiettivo definiti dalla legislazione UE.
Oltre che sulla salute umana, gli inquinanti atmosferici hanno un effetto nocivo sulla vita vegetale e sugli ecosistemi, determinando, oltre ai danni alla produzione agricola provocati da O3, come sopra accennato, determinano problemi, tra cui l’eutrofizzazione, l’acidificazione e danni alla flora.
Dai dati relativi alle situazioni dei singoli Paesi, l’Italia risulta avere in Europa il più alto numero di morti premature sia per quelle correlate al PM2,5 (quasi 59.500 nel 2013), sia per quelle causate dall’ozono (3.300), nonché per quelle da biossido di azoto (21.600).