L’ISPRA ha recentemente pubblicato un Rapporto che, offrendo un quadro analitico-territoriale dei valori naturali e culturali di cui è ricca l’Italia, non basato su unità amministrative, bensì su basi di omogeneità fisiografica del paesaggio, costituisce un prezioso strumento di analisi e valutazione a cui i policy maker dovrebbero attingere prima di assumere decisioni che abbiano riflessi e conseguenze su un patrimonio che nessun altro Paese può vantare, con il 31% del territorio caratterizzato dalle classi di valore “alto” e “molto alto”.
“L’Italia è senza dubbio un Paese in cui natura e cultura offrono esempi di straordinario valore, presenti un po’ ovunque sul territorio – scrive Emi Morroni, Direttore del Dipartimento per il monitoraggio e la tutela dell’ambiente e per la conservazione della biodiversità dell’ISPRA, nella Presentazione della “Carta del valore naturalistico-culturale d’Italia“, pubblicata nei giorni scorsi dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale – Tutto ciò si esprime nel paesaggio la cui identità, nelle sue molteplici forme, deriva dalla coesistenza di caratteri naturali, creazioni umane e da ciò che nel corso dei secoli le popolazioni hanno tramandato come tradizioni e saperi antichi, sotto l’influenza di spinte sociali, economiche e culturali“.
Il Rapporto presenta una nuova applicazione realizzata nell’ambito del Sistema Informativo di Carta della Natura allo scopo di classificare il territorio italiano sulla base di indici sintetici, comprensivi sia dei valori naturali, sia di quelli culturali del Paese. È stato scelto di non identificare con limiti amministrativi gli ambiti territoriali cui attribuire i valori, bensì riferirli a porzioni di territorio definite da omogeneità fisiografica; in particolare sono state scelte quelle tracciate nella Carta delle Unità Fisiografiche dei Paesaggi Italiani alla scala 1:250.00.
Per ciascuna Unità Fisiografica è stato calcolato un Indice di Valore Naturale, un Indice di Valore Culturale ed un Indice sintetico di Valore Naturalistico-Culturale.
ll Valore Naturale, inteso come sinonimo di pregio naturale, è stato determinato per ciascuna Unità di Paesaggio, utilizzando una serie di indicatori che, una volta aggregati, ne hanno fornito una stima quantitativa:
– Indicatore di Naturalità;
– Indicatore di Molteplicità Ecologica;
– Indicatore delle Aree di interesse conservazionistico;
– Indicatore di Geodiversità;
– Indicatore di Impatto antropico.
Il Valore Culturale esprime la ricchezza dovuta alla presenza di luoghi di rilevanza culturale, sia siti di rilievo storico-artistico e archeologico che siti di rilievo naturale e/o paesaggistico. Vi rientrano ad esempio, le aree naturali protette la cui individuazione e perimetrazione è stata effettuata non solo per il valore naturale, ma anche per il valore socio-culturale, o le spiagge, ove il livello di naturalità risulta spesso deteriorato dall’affluenza turistica o dalla presenza di infrastrutture, ovvero le aree di produzione agroalimentare e vitivinicola di pregio.
Come per il Valore Naturale, anche per il Valore Culturale gli elementi considerati sono stati tradotti in Indicatori:
– Indicatore dei Luoghi della cultura (musei, aree archeologiche, palazzi storici, chiese, biblioteche, ecc.);
– Indicatore dei Siti culturali dell’UNESCO;
– Indicatore delle Bandiere arancioni Touring Club Italiano (TCI);
– Indicatore dei Beni del Fondo Ambiente Italiano (FAI);
– Indicatore dei Beni Ambientali;
– Indicatore delle Peculiarità Enogastronomiche.
Il Valore Naturalistico-Culturale esprime la sintesi tra i valori naturali e culturali riferiti ad una Unità di Paesaggio. Il paesaggio lega uomo e natura attraverso la composizione delle rispettive manifestazioni. I beni culturali caratterizzano il paesaggio al pari dei beni naturali nei territori che essi condividono e nei quali interagiscono. Pertanto, la valutazione del pregio di un paesaggio non può prescindere dal considerare nel loro insieme le componenti di pregio fisiche, naturali ed umane. In altre parole, nello Studio dell’ISPRA le Unità di Paesaggio sono state utilizzate per coniugare, sulla base di specifici connotati fisiografici, aspetti intrinseci di pregio naturali, con aspetti legati al patrimonio culturale e storico, oltre che alle tradizioni d’Italia.
L’Indice di Valore Naturalistico-Culturale si ottiene dalla stima quantitativa delle classi di valore degli indicatori del Valore Naturale e di quello Culturale.
“I risultati dipendono strettamente dalla qualità dei dati di base utilizzati per il loro popolamento in termini di omogeneità e completezza – osserva l’ISPRA – Riguardo questa problematica va ricordato che il sistema di valutazione realizzato, come quello di tutto il ‘Sistema Carta della Natura’, è comunque un sistema aperto, nel quale è possibile sostituire una banca dati con un’altra in modo immediato, oppure inserire una collezione di dati per popolare un nuovo indicatore implementando il calcolo senza modificare la struttura dei procedimenti. Per questo motivo i risultati delle valutazioni potrebbero essere facilmente resi fedeli alla realtà nel momento in cui si rendessero disponibili dati più accurati, omogenei ed aggiornati“.
Per quanto attiene al Valore Naturale: il 36% del territorio italiano risulta essere “alto” e “molto alto”; se si considera anche il valore “medio” la percentuale sale al 53% ; il restante 47% del territorio italiano è caratterizzato dalle classi di valore “basso” e “molto basso”.
Per quanto riguarda invece il Valore culturale, risulta che il 35% del territorio ricade nelle classi di valore “alto” e “molto alto”; la percentuale sale al 66% se si considera anche la classe di valore “medio”, tra l’altro la più diffusa sul territorio raggiungendo, da sola, la percentuale del 31%. Le classi di valore “basso” e “molto basso” interessano il 34% della superficie italiana.
Infine, per il Valore Naturalistico-Culturale, espresso dalla sintesi tra Valore Naturale e Valore Culturale, come sopra specificato, emerge che il 31% del territorio è caratterizzato dalle classi di valore “alto” e “molto alto”; si raggiunge il 55% del territorio considerando anche il valore “medio”, mentre le classi di valore “basso” e “molto basso” interessano il 45% del territorio.
“Di sicuro l’analisi potrebbe essere arricchita da considerazioni di tipo storico o di tipo socio-economico che potrebbero offrire ulteriori spunti di riflessione – conclude l’ISPRA – Si potrebbero anche affrontare argomentazioni riguardanti il complesso tema della conservazione e della gestione dell’immenso patrimonio naturale e culturale del nostro Paese che non sono state volutamente trattate in questo lavoro, dato che implicano considerazioni politiche e amministrative non di nostra competenza“.
Ci pare che così com’è, il Rapporto sia uno strumento prezioso, meritevole di attenta lettura e riflessione, soprattutto da parte dei policy maker le cui decisioni troppo spesso impattano sui territori che amministrano, senza tener adeguatamente conto degli studi che, come questo, potrebbero offrir loro importanti elementi di analisi e valutazione.