Nonostante la riduzione nell’UE e in Giappone, nel 2016 a livello globale i posti di lavoro nelle tecnologie delle fonti rinnovabili erano quasi 10 milioni, con l’Asia a trainare la crescita e il fotovoltaico il settore che ha occupato il maggior numero di addetti.
Secondo l’Agenzia Internazionale per le Energie Rinnovabili (IRENA), al 2016 più di 9,8 milioni di persone erano occupate nel settore delle energie rinnovabili (+1,1% rispetto al 2015), di cui 1,5 milioni nel grande idroelettrico, peraltro in diminuzione del 7%.
Il dato emerge dalla 4a edizione del Rapporto “Renewable Energy and Jobs. Review 2017“, realizzato in collaborazione con Clean Energy Business Council (CEBC) e Bloomberg New Energy Finance (BNEF), pubblicato in occasione della 13ma riunione di Consiglio di IRENA (Abu Dhabi, 23-24 maggio 2017), che fornisce gli ultimi numeri sugli occupati del settore e analizza i fattori che influenzano il mercato del lavoro “verde”.
“Il calo dei costi delle tecnologie e l’attuazione delle politiche hanno costantemente stimolato gli investimenti e l’occupazione nelle energie rinnovabili in tutto il mondo, rispetto alla prima valutazione effettuata da IRENA nel 2012, allorché poco più di 7 milioni di persone lavoravano nel settore – ha dichiarato il Direttore generale IRENA, Adnan Z. Amin – Negli ultimi quattro anni, per esempio, il numero di posti di lavoro nel solare e nell’eolico si è più che raddoppiato. Le energie rinnovabili stanno sostenendo direttamente gli obiettivi socio-economici più ampi, con la creazione di posti di lavoro sempre più riconosciuti come una componente fondamentale della transizione energetica globale. Dal momento che le lancette continuano a puntare sulle rinnovabili, ci aspettiamo che il numero di persone che lavorano nel settore delle energie rinnovabili possa arrivare a 24 milioni entro il 2030, compensando di gran lunga le perdite di posti di lavoro nel settore dei combustibili fossili e diventando un importante motore economico in tutto il mondo“.
Cina, Brasile, Stati Uniti, India, Giappone e Germania rappresentano al 2016 la maggior parte dei posti di lavoro nelle rinnovabili (6,3 milioni), con la Cina saldamente al primo posto con 3,64 milioni di occupati nel settore, con un aumento del 3,4%, mentre sono diminuiti per la prima volta in Giappone e continuano a diminuire nell’Unione europea.
Il Rapporto IRENA mostra che il solare fotovoltaico è stato il più grande datore di lavoro nel 2016, con 3,1 milioni di posti, in aumento del 12% sul 2015, soprattutto in Cina, negli Stati Uniti e in India. Negli Stati Uniti, i lavori nell’industria solare sono aumentati 17 volte più velocemente dell’economia complessiva, crescendo del 24,5% rispetto all’anno precedente, con oltre 260.000 occupati.
Nell’eolico, i nuovi impianti hanno contribuito alla crescita dei posti di lavoro del 7% rispetto all’anno precedente, arrivando a 1,2 milioni di occupati poco meno del dato del settore dei biocombustibili liquidi (1,7 milioni, +2%).
Anche nel settore dei biocombustibili liquidi, Brasile, Cina, Stati Uniti e lndia si sono dimostrati i principali mercati con 1,7 milioni di posti di lavoro, nelle biomasse 0,7 milioni e 0,3 milioni per il biogas.
“L’Agenzia fornito quest’anno un quadro più completo sullo stato dell’occupazione nel settore delle energie rinnovabili, inclusi i dati dei grandi idroelettrici – ha sottolineato Rabia Ferroukhi, a capo della divisione Knowledge, Policy and Finance di IRENA e principale autore del Rapporto – È importante riconoscere questi ulteriori 1.5 milioni di lavoratori, in quanto rappresentano la più grande tecnologia di energia rinnovabile per capacità installata“.
Il grande idroelettrico, come detto, ha impiegato 1,5 milioni di persone, con circa il 60% occupato in attività di gestione e manutenzione (O&M) e con Cina, India, Brasile, Federazione Russa e Vietnam su tutti gli altri.
Il 62% di tutti i posti di lavoro nelle rinnovabili si trova in Asia, dove sia le installazioni che le produzioni delle tecnologie continuano a crescere, con Malaysia e Thailandia diventate i centri globali per la produzione del solare fotovoltaico.
In Africa, gli sviluppi delle energie rinnovabili a scala di utilities hanno fatto grandi passi, con il Sudafrica e l’Africa settentrionale che rappresentano i tre quarti dei 62.000 posti di lavoro rinnovabili del continente.
“In alcuni Paesi africani, con le giuste risorse e infrastrutture, constatiamo posti di lavoro emergenti nella produzione e nell’installazione per progetti a scala di utility – ha proseguito la Ferroukhi – Per la maggior parte del continente, tuttavia, le energie rinnovabili distribuite, come il solare off-grid, stanno determinando l’accesso all’energia e lo sviluppo economico. Queste soluzioni di mini-grid e off-grid stanno offrendo alle comunità la possibilità di sviluppare le tradizionali infrastrutture elettriche, creando nuovi posti di lavoro nel processo“.
Sono diminuiti del 12% invece gli occupati nel settore del riscaldamento/raffrescamento solare, attestandosi a 0,8 milioni a seguito del rallentamento delle installazioni nei principali mercati, quali Cina, Brasile e Unione europea.
Se l’incremento occupazionale nelle rinnovabili a livello globale nell’ultimo anno è stato modesto, comunque in crescita, il settore delle fonti fossili ha continuato a perdere posti di lavoro.
Solo in Cina l’industria del carbone avrà un crollo di occupati del 20%, per la chiusura decisa dalle autorità governative di molte miniere. In India, principale produttore mondiale di carbone, 200.000 addetti hanno perso dal 2002 il posto quasi 200 lavoratori e negli USA negli ultimo 30 anni si è passati da 174.000 a 52.000 unità.
Né va meglio al settore oil & gas che nel biennio 2015-2016 ha visto una contrazione di occupati di 440.000 unità, con 196.000 addetti nei servizi di supporto.
Oltre all’aggiornamento annuale sui posti di lavoro nel settore, la relazione comprende i risultati di un’indagine sulle donne occupate nel settore delle rinnovabili in Medio Oriente e in Nord Africa. Anche se la discriminazione di genere sembra meno pronunciata nel settore rispetto a quello complessivo dell’energia, le sfide riguardano la percentuale di occupate rispetto ai maschi e la differenza di retribuzione.