In vista della Conferenza mondiale di Sendai (14-18 marzo 2015) sulla Riduzione dei Disastri, l’UNISDR ha rilasciato il 4° Global Assessment Report on Disaster Risk Reduction che lancia un chiaro avvertimento sui costi in continuo aumento, sia economici che umani, connessi ai disastri naturali che potrebbero essere mitigati con investimenti abbordabili ora, insostenibili per le future generazioni.
A Sendai (Giappone), città tristemente famosa per il devastante terremoto e il conseguente tsunami che l’ha colpita nel marzo del 2011, avrà luogo dal 14 al 18 marzo 2015 la terza Conferenza mondiale sulla riduzione dei disastri, alla quale parteciperanno oltre 8.000 tra rappresentanti di governi, accademici ed esponenti della società civile e del settore privato provenienti da tutto il mondo, al fine di adottare un comune Quadro d’Azione di Hyogo (Hyogo Framework for Action).
Adottato nel 2005, il piano si poneva l’obiettivo di raggiungere entro il 2015 una sostanziale riduzione delle perdite causate dalle catastrofi nella vita e nelle attività sociali, economiche e ambientali delle comunità e dei Paesi.
In vista di questo importante appuntamento che dovrà concordare una revisione del quadro d’azione di Hyogo per guidare gli sforzi di gestione del rischio di catastrofi per i prossimi 10 o 15 anni, a seconda del periodo di tempo che sarà deciso nella Conferenza, l’Ufficio delle Nazioni Unite per la strategia internazionale delle catastrofi, ha rilasciato il GAR15 (Global Assessment Report on Disaster Risk Reduction), che ha per titolo “Rendere lo sviluppo sostenibile: il futuro della gestione del rischio di catastrofi”.
“Stiamo giocando con il fuoco – ha commentato il Segretario delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon alla presentazione del Rapporto – C’è una possibilità molto reale che il rischio di catastrofi, alimentato dai cambiamenti climatici, raggiunga un punto di non ritorno oltre il quale gli sforzi e le risorse necessarie per la sua riduzione supereranno la capacità delle generazioni future”.
Il Rapporto, giunto alla IV edizione, lancia un chiaro avvertimento sui costi economici enormi che le catastrofi stanno comportando in tutto il mondo, stimati tra i 250 e i 300 miliardi di dollari ogni anno, destinati a crescere senza misure urgenti per prevenire i maggiori impatti.
“Nonostante i molti successi e il notevole miglioramento nella gestione delle catastrofi, è deludente constatare che negli ultimi 10 anni sono morte 700.000 persone a seguito di eventi disastrosi e 1,7 miliardi hanno avuto in qualche modo la vita negativamente coinvolta – ha affermato il responsabile UNISDR, Margareta Wahlström – Se non affrontiamo la riduzione del rischio, le future perdite a causa delle catastrofi aumenteranno. Tutto ciò avrà un impatto sulla capacità dei Paesi di investire risorse in altri settori, quali la sanità e l’istruzione. Se non prendiamo adesso misure necessarie sarà difficile realizzare lo sviluppo, per non parlare di uno sviluppo sostenibile”.
Il Rapporto sostiene che a livello economico, per i Governi esistono dati interessanti che incoraggerebbero investimenti preventivi. Si stima che un investimento annuo di 6 miliardi di dollari nelle strategie di prevenzione del rischio di catastrofi possa generare benefici totali in termini di riduzione del rischio di 360 miliardi di dollari. Ciò equivale a tagliare del 20% le perdite economiche ogni anno, con un investimento che ammonta solo allo 0,1% delle previsioni di spesa in infrastrutture nei prossimi 15 anni.
I cambiamenti climatici stanno ingigantendo in molti Paesi il costo dei disastri. Nei Caraibi, per esempio, le perdite annuali medie associate ai soli cicloni tropicali dovrebbero aumentare di sei volte, per una previsione di ben 1,4 miliardi di dollari entro il 2050.
Per i Piccoli Stati insulari in via di sviluppo (SIDS), le perdite attese a causa dei futuri disastri non sono soltanto sproporzionatamente elevate, ma rappresentano una vera e propria minaccia esistenziale.
In previsione, questi Paesi dovrebbero perdere 20 volte di più del loro capitale annuale rispetto all’Europa e all’Asia centrale.
“Oggi il villaggio di Vunidogolo, in un’isola delle Fiji, è ancora relativamente sconosciuto, ma è già sulla buona strada per fare la storia”, si legge nel Rapporto, dal momento che lo scorso anno la sua popolazione è stata definitivamente trasferita per l’innalzamento del livello dei mari.
Nel frattempo, le siccità causate dai cambiamenti climatici stanno influenzando la produzione di mais in Paesi come Kenya, Malawi e Niger, il cui prodotto interno lordo dipende in gran parte dall’agricoltura.
La riduzione di tali rischi è dunque essenziale per proteggere tali Paesi dall’impatto del clima. Sebbene molti Paesi stiano dedicando risorse alla gestione delle catastrofi, il Rapporto sottolinea che molto deve essere ancora fatto per promuovere una cultura della prevenzione, e di integrare la riduzione del rischio di catastrofi nell’agenda per lo sviluppo post-2015.
“Abbiamo bisogno di guardare a come sia possibile inserire completamente la gestione del rischio nel DNA dello sviluppo – ha sottolineato Andrew Maskrey dell’UNISDR e principale autore del Rapporto – Non è la stessa cosa vivere in Danimarca o in Mauritania. Non lo è proprio”.
Per chi volesse verificare la scheda relativa all’Italia.