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Inquinanti atmosferici: migliorano i dati nell’UE, ma troppo lentamente

Il briefing dell’AEA sui progressi al 2018 degli Stati membri a rispettare i limiti di emissione al 2020 per alcuni inquinanti atmosferici, nocivi per la salute umana, attesta dei miglioramenti rispetto al 2017, ma sono troppo scarsi per alimentare le speranze di conseguire quelli al 2030, soprattutto per il PM2,5.

L’Agenzia Europea dell’Ambiente (AEA) ha pubblicato oggi (30 giugno 2020) il briefing National Emission reduction Commitments Directive reporting status 2020” che riassume i progressi compiuti dall’UE e dai suoi Stati membri nel rispettare i limiti di emissione di alcuni inquinanti atmosferici molto nocivi per la salute umana e per l’ambiente, stabiliti dalla Direttiva 2016/2284/UE National Emission Ceiling (NEC).

Il meccanismo di applicazione prevede che, per ogni Stato membro, siano innanzitutto individuati livelli indicativi di emissione per il 2025, da stabilirsi sulla base di una “traiettoria lineare” verso i limiti di emissione applicabili a partire dal 2030. 

L’obiettivo strategico è il miglioramento della qualità dell’aria nell’UE attraverso l’indicazione di percentuali di riduzione delle emissioni nazionali applicabili dal 2010 in poi a ossidi di azoto (NOx); anidride solforosa (SO2); composti organici volatili non metanici (COVNM); ammoniaca (NH3), e dal 2020 anche per polveri sottili (PM2,5), conformemente agli impegni nazionali di riduzione delle emissioni che derivano dalla versione rivista del Protocollo di Göteborg.

Secondo il briefing dell’AEA, al 2018 le notizie sono più positive degli anni precedenti, dal momento che l’UE nel suo insieme (28 Stati membri, compreso il Regno Unito) ha conseguiti i limiti di emissione previsti dei 4 principali inquinanti atmosferici, confermando quanto esposto dalla Commissione UE nella correlata Relazione al Parlamento e al Consiglio, adottata il 26 giugno 2020.

Gli ossidi di azoto (NOx), emessi da autoveicolinavigeneratori di energiaindustrie e abitazioni, nuocciono alla salute in quanto formano particolato secondari, contribuiscono alla formazione delle piogge acide, oltre a causare l’eutrofizzazione, e costituiscono uno degli principali elementi responsabili dell’aumento dei livelli di ozono troposferico (O3).

composti organici volatili non metanici (COVNM), emessi dai solventi di prodotti e da industrie, dagli autoveicoli, dal riscaldamento domestico e dai generatori di energia, costituiscono uno dei principali elementi responsabili della formazione dell’ozono troposferico.

L’anidride solforosa (SO2), prodotta dai generatori di energia, da industrietrasportinavi e abitazioni, come i NOx, danneggia la salute umana attraverso la formazione di particolato secondario e contribuisce all’acidificazione dei terreni e delle acque interne.

L’ammoniaca (NH3) deriva dalle attività connesse a concimi fertilizzanti  nell’agricoltura, e danneggia la salute umana in quanto elemento base del particolato secondario, contribuendo all’acidificazione e all’eutrofizzazione.

Il particolato primario è una polvere sottile, emessa da autoveicoli, navi, generatori di energia e dalle abitazioni a causa della combustione di fonti fossili o biomasse. Proviene anche da fonti naturali come il sale marino, le particelle di terreno portate dal vento e dalla sabbia. A creare problemi per la salute sono le particelle con un diametro inferiore a 10 micrometri (μm) (PM10) e specialmente quelle con un diametro inferiore a 2,5 μm (PM2,5). Possono provocare malattie respiratorie, malattie cardiovascolari e cancro ai polmoni.

In particolare, i propri massimali per l’ammoniaca (NH3) previsti al 2018 sono stati superati da 5 Stati membri (Croazia, Danimarca, Germania, Irlanda e Spagna), con superamenti maggiori, in termini percentuali, per la Spagna (33%) e minimi per la Danimarca (inferiore all’1%). Complessivamente nel 2018 c’è stato un calo dell’1,5%.

Per i composti organici volatili non metanici (NMVOC) solo la Repubblica ceca ha superato del 5% il massimale nazionale, mentre la Germania è stata la maggior emettitrice, seguita da Italia e Regno Unito. Nel complesso dell’UE sono diminuite del 2%.

Per gli ossidi di azoto (NOx) tutti gli Stati membri hanno rispettato i massimali con una riduzione complessiva di circa il 4%. In termini assoluti, la Germania ha continuato ad essere la maggiore emettitrice, seguita da Regno Unito e Polonia.

Anche per l’anidride solforosa (SO2) tutti i Paesi UE hanno segnalato riduzioni, per un calo complessivo del 6%. La Polonia è stata la principale emettitrice, seguita da Germania e Spagna.

Per le polveri sottili (PM2,5) non è previsto ancora un massimale, ma nel complesso c’è stata una riduzione complessiva del 4%, con l’Italia che continua a guidare la triste classifica, seguita da Francia e Polonia.

La Direttiva NEC ha avuto il pregio di far calare gli inquinanti atmosferici in UE, ma i progressi, osserva l’AEA, non sono tali rendere abbordabili gli impegni per il periodo 2020-2029, e ancora più lontani appaiono quelli previsti dal 2030 in poi, soprattutto per il PM2,5.

Il briefing integra l’ultimo Rapporto dell’AEA sulla Qualità dell’aria in Europa, che aveva confermato come, nonostante dei miglioramenti, le persone che vivono nelle città europee sono esposte a scarsa qualità dell’aria che continua a causare la morte prematura di 374mila cittadini dell’UE solo per il PM2,5, dei quali 58.600 erano italiani (solo la Germania ne contava di più: 59.600), ma il nostro Paese guidava la classifica per le morti premature da nitrato di azoto (NO2), con 14.600 decessi all’anno.

In copertina: Foto: © Igor Flek su Unsplash

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