Biodiversità e conservazione Cambiamenti climatici

Impollinatori: sono i cambiamenti climatici la minaccia più grave

Un nuovo studio condotto da due entomologhe rivela che i cambiamenti climatici sono la minaccia più importante per impollinatori come bombi, vespe e farfalle, che sono essenziali per la conservazione della biodiversità, i raccolti e la sicurezza alimentare, suggerendo di intraprendere le misure necessarie per prevenirne i gravi impatti negativi.

I cambiamenti climatici sono la più grave minaccia per gli impollinatori che sono determinanti per la conservazione della biodiversità, la sicurezza alimentare e la stabilità mondiale. Gli sforzi per controllare i vari fattori che hanno un impatto negativo su di loro devono continuare, stante le terribili conseguenze.

È quanto rivela lo StudioWhat are the main reasons for the worldwide decline in pollinator populations?”, condotto da due ricercatrici, statunitense Johanne Brunet e brasiliana Fabiana Fragoso, e pubblicato qualche giorno prima della Giornata mondiale delle api su CABI Reviews, rivista internazionale di studi su questioni trasversali nell’agricoltura e nelle scienze correlate, con particolare attenzione alla sicurezza alimentare mondiale e il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile,   

Le popolazioni di impollinatori stanno diminuendo in tutto il mondo e l’87% delle specie di piante da fiore e 87 delle principali colture globali si affidano agli impollinatori per la produzione di semi, il cui declino ha un grave impatto sulla conservazione della biodiversità, riduce la resa dei raccolti e minaccia la sicurezza alimentare.

Secondo il Rapporto sugli impollinatori della Piattaforma intergovernativa di politica scientifica sulla biodiversità e i servizi ecosistemici (IPBES), circa il 16% degli impollinatori vertebrati, come uccelli e pipistrelli, e il 40% degli impollinatori invertebrati, come api e farfalle, sono a rischio di estinzione.

Le autrici sottolineano che la comprensione dei fattori che determinano il loro declino può guidare lo sviluppo di strategie e piani d’azione per proteggere e conservare gli impollinatori e i servizi ecosistemici essenziali che forniscono.

Questa revisione introduce la diversità degli impollinatori, affronta i principali fattori che determinano il declino degli impollinatori e presenta strategie per ridurre i loro impatti negativi – ha dichiarato la Brunet – Discutiamo di come le api gestite influiscono negativamente sulle specie di api selvatiche ed esaminiamo l’impatto della perdita di habitat, dell’uso di pesticidi, di parassiti e agenti patogeni, dell’inquinamento e dei cambiamenti climatici sul declino degli impollinatori. Vengono inoltre affrontati i collegamenti tra l’uomo e il declino degli impollinatori“.

I ricercatori ritengono che i cambiamenti nell’acqua e nella temperatura associati ai cambiamenti climatici possano ridurre la quantità e la qualità delle risorse a disposizione degli impollinatori, diminuire la sopravvivenza delle larve o degli adulti e modificare gli habitat adatti.

Al contempo, secondo le autrici, subiscono l’impatto negativo delle azioni umane, tra cui la perdita e il degrado dell’habitat, l’applicazione di prodotti chimici per l’agricoltura, il global warming e l’inquinamento. In assenza di impollinatori, la dieta umana dovrà spostarsi prevalentemente sui cereali, poiché si tratta di colture impollinate dal vento. Come pure verranno mantenute le colture che si riproducono vegetativamente, come le banane.

Api impollinatrici. (A) Ape solitaria, Osmia cornuta; (B) Bombo Bombus impatiens; (C) Ape del sudore Augochlora sp.; (D) Ape del sudore, Agapostemon sp.;(E) Ape senza pungiglione, Trigona spinipes; (F) Ape del miele, Apis mellifera. Foto di Fabiana P. Fragoso.

L’uso diffuso di pratiche sostenibili in agricoltura e l’ulteriore sviluppo di strategie integrate di gestione degli impollinatori, strategie eco-compatibili inclusa la riduzione dell’uso di pesticidi, aiuteranno a preservare gli impollinatori – ha aggiungo Fragoso – I potenziali effetti negativi delle api allevate sulle popolazioni locali di api selvatiche devono essere mitigati. Metodi di raccolta non letali dovrebbero essere sviluppati e adottati a livello globale in risposta alla crescente necessità di una raccolta di dati di base sugli impollinatori”.

L’adozione di un approccio più olistico alla conservazione degli impollinatori, con strategie di gestione che integrino habitat naturali e sistemi agricoli, insieme alle api gestite e selvatiche, dovrebbe diventare una priorità a livello mondiale, secondo le autrici.

Le misure devono continuare ad essere attuate per ridurre i cambiamenti climatici e prevenirne i gravi impatti negativi sugli impollinatori – ha concluso Brunet – I cambiamenti climatici hanno gli impatti negativi più diversi sugli impollinatori e rappresentano la minaccia più difficile da controllare. Tuttavia, le sue conseguenze minacciano la sicurezza alimentare e la stabilità mondiale, quindi gli sforzi per controllarlo devono avere la priorità su scala globale”.

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