Clima Economia e finanza

Cambiamenti climatici: impatto macroeconomico 6 volte maggiore

Una nuova ricerca sugli effetti economici dei cambiamenti climatici condotta da due Macroeconomisti statunitensi rileva che un ulteriore aumento entro il 2100 di 1 °C della temperatura avrebbe un impatto sul PIL mondiale di gran lunga più grave rispetto alle precedenti previsioni, perché gli shock termici globali sono molto più fortemente correlati agli eventi climatici estremi rispetto a quelli nazionali utilizzati nella letteratura panel sugli effetti economici della crisi climatica.

L’aumento della temperatura di un ulteriore 1 °C comporterebbe un calo del PIL globale del 12% e che entro il 2100 sarebbe sei volte maggiore di quanto stimato in precedenza. Il motivo di questa notevole differenza rispetto alle precedenti stime, viene giustificata dagli autori in ragione che “gli shock termici globali sono molto più fortemente correlati agli eventi climatici estremi rispetto agli shock termici a livello nazionale comunemente utilizzati” negli studi e ricerche sugli effetti della crisi climatica  

È quanto rilevato dalla ricercaThe Macroeconomic Impact of Climate Change: Global vs. Local Temperature” pubblicata sul National Bureau of Economic Research e condotta da due Macroeconomisti statunitensi Adrien Bilal, Professore presso il Dipartimento di Economia dell’Università di Harvard, e Diego R. Känzig, Professore presso il Dipartimento  di Economia della Northwestern University (Illinois).

I cambiamenti climatici sono spesso descritti come una minaccia esistenziale – si legge nell’introduzione – Questa visione, tuttavia, è in netto contrasto con le stime empiriche dell’impatto dei cambiamenti climatici sull’attività economica, che valutano un aumento di 1 °C della temperatura mondiale la riduzione della produzione mondiale al massimo dell’1-3%. Con qualsiasi sconto convenzionale, tali effetti non sembrano affatto catastrofici“.

Gli autori dello studio hanno esaminato le proiezioni globali di serie temporali, l’aumento del numero di eventi climatici estremi, i pagamenti del settore finanziario riassicurativo, la modellizzazione globale e a livello nazionale e tre set di dati sull’economia climatica che coprono 173 paesi, di cui uno che copre gli ultimi 120 anni. Con questi dati, hanno ricostruito gli shock termici globali e locali e hanno incorporato la geoscienza per calcolare le proiezioni, tenendo conto anche della variabilità climatica come il ciclo solare e le fluttuazioni di El Niño-La Niña.

I risultati indicano che gli effetti globali dei cambiamenti climatici sono influenzati più dalle temperature dell’oceano e dall’umidità dell’atmosferica piuttosto che dalle temperature locali. Le aree più calde del Pianeta sono più gravemente colpite rispetto alle aree più fredde. I cambiamenti climatici producono effetti simili sia in un paese ad alto reddito che in uno a basso reddito. Assumere una prospettiva globale è pertanto più appropriato, e i risultati costituiscono un campanello d’allarme per i responsabili delle politiche climatiche.

Se si continuasse business as usual, secondo gli autori, si avrebbe un calo medio del valore attuale delle economie in tutto il mondo pari al 31%, il che differisce radicalmente dai Rapporti dell’IPCC, secondo cui un aumento della temperatura di 1 °C ridurrebbe il PIL globale dall’1 al 3%.

Questi cambiamenti implicano una perdita di benessere del 31% in termini di consumo permanente equivalente nel 2024, che crescerà fino a quasi il 52% entro il 2100 – affermano gli autori – Queste grandezze sono paragonabili a quelle economiche dei danni causati da una guerra a livello nazionale e permanente. I nostri risultati indicano anche che il PIL mondiale pro capite sarebbe oggi più alto del 37% se nel frattempo non si fosse verificato il riscaldamento globale”.

Inoltre, una politica unilaterale di decarbonizzazione sarebbe un mezzo economicamente vantaggioso per ridurre l’anidride carbonica (CO2) nell’atmosfera, dal momento che il costo sociale sarebbe di 1.056 dollari per tonnellata, rispetto al costo attuale di una carbon tax di circa 60 dollari, che tuttavia viene giudicato oneroso per le imprese.

Seppure i risultati di questo studio devono ancora essere sottoposti a revisione paritaria, hanno già attirato l’attenzione di economisti ed esperti del clima, tant’è che il Dipartimento di Economia dell’Università Bocconi di Milano ha organizzato per il 30 maggio 2024 un Seminario di Macroeconomia con Adrien Bilal che presenterà appunto i risultati dello Studio.

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