Sostenibilità

Happy Planet Index 2024: vivere bene senza danneggiare la Terra

L’edizione 2024 dell’Happy Planet Index dell’Hot or Cool Institute di Berlino che classifica i Paesi in base all’efficienza con cui riescono a garantire una vita lunga e felice utilizzando le nostre limitate risorse ambientali, conferma che, una volta soddisfatti i bisogni primari, livelli di consumo più elevati non si traducono in livelli più elevati di benessere.

È possibile vivere bene senza danneggiare la Terra?

Per rispondere a questa domanda è stato creato l’Happy Planet Index (HPI) che misura quanto le nazioni riescono a supportare i propri abitanti affinché vivano bene, garantendo al contempo che gli altri possano fare lo stesso in futuro. In altre parole, classifica i Paesi in base ai progressi verso il benessere equo e sostenibile per tutti.

Sviluppato per la prima volta nel 2006 da Nic Marks e colleghi della New Economics Foundation è stato poi affinato dall’Hot or Cool Institute di Berlino, un think tank di interesse pubblico che esplora le correlazioni tra la società e sostenibilità fornire alle organizzazioni, ai politici e alle comunità gli strumenti scientifici necessari per prendere decisioni verso un futuro sostenibile e prospero, mettendo le persone e la scienza al centro della transizione verso la sostenibilità

L’Happy Planet Index dell’Hot or Cool Institute combina dati su benessere, aspettativa di vita e impronta di carbonio per fornire un’istantanea sull’efficienza con cui i Paesi gestiscono le proprie risorse per fornire alle persone ciò che conta davvero: salute e benessere.

L’edizione 2024 dell’Happy Planet Index rileva in modo schiacciante che livelli più elevati di consumo non si traducono in livelli più elevati di benessere. Il consumo eccessivo non solo danneggia il Pianeta, ma non aiuta nemmeno le persone.

Dall’edizione HPI 2024 emerge che:
Vanuatu, Svezia, El Salvador, Costa Rica e Nicaragua sono i 5 Paesi con i punteggi HPI più alti;
-l’Europa occidentale ha superato l’America Latina come regione con il punteggio più alto;
Croazia, Cina, Malesia, Algeria e Lituania sono i paesi che hanno visto il maggiore miglioramento nei loro punteggi HPI dal 2019 al 2021;
nessun Paese raggiunge un punteggio “buono” in tutte e tre le componenti dell’HPI.

 L’Italia con 49,6 punti è 18ma, risalendo di 5 posizioni rispetto al 2019.

I Paesi leader HPI sono quelli in grado di fornire uno standard di salute e benessere limitando al contempo l’impronta media di carbonio pro capite. A volte, Paesi che hanno gli stessi livelli di impatto ambientale possono variare enormemente in termini di risultati di vite lunghe e felici. Ad esempio, il Botswana e i Paesi Bassi hanno entrambi un’impronta di carbonio di circa 10,2 tonnellate. Tuttavia, i Paesi Bassi ottengono un punteggio corretto di anni di vita felice pari a 79,2 anni, mentre il Botswana raggiunge solo 39,1 anni.

Dei 10 Paesi con il PIL pro capite più elevato, 6 hanno punteggi HPI inferiori alla media. Perseguire un PIL sempre più elevato non porta a ciò che conta davvero, ovvero il benessere entro i limiti ambientali. In molte nazioni ricche, alti livelli di consumo e produzione contribuiscono al collasso ecologico senza garantire salute o felicità ai cittadini.

In generale, c’è pochissima correlazione tra PIL e HPI, e nessuno dei due dovrebbe essere l’unico indicatore utilizzato dai Paesi per determinare il proprio successo.

L’HPI non dovrebbe sostituire i parametri esistenti, ma incoraggiare invece i paesi ad adottare democraticamente misure alternative di progresso – ha dichiarato Saamah Abdallah, responsabile del programma Benessere sostenibile presso l’Hot or Cool Institute e principale autore di HPI 2024 – I cittadini dovrebbero assumere un ruolo guida nel definire cosa conta e cosa dovrebbe essere misurato”.

Chiaramente, i Paesi con un’impronta di carbonio media pro capite elevata generalmente non ottengono buoni punteggi nell’HPI, dal momento che un maggiore utilizzo delle risorse non equivale a un aumento della salute e del benessere.

Per l’HPI 2024, sono stati esaminati per la prima volta anche i punteggi tra fasce di reddito all’interno di paesi selezionati, i cui risultati confermano che nella maggior parte dei Paesi, i cittadini più ricchi ottengono i punteggi peggiori nell’indice HPI. Le loro emissioni di carbonio molto più elevate non si traducono in un benessere maggiore.

Ad esempio, negli Stati Uniti, il 10% più ricco della popolazione ha un’impronta di carbonio media di 68,7 tonnellate di CO2e pro capite (che è quattro volte superiore alla media del resto della popolazione), sebbene i risultati in termini di benessere siano solo marginalmente migliori per quel gruppo.

“Dobbiamo concentrarci sullo spreco e sulla disuguaglianza che stanno peggiorando la crisi planetaria – ha sottolineato Lewis Akenji, Direttore esecutivo dell’Hot or Cool Institute e co-autore di HPI 2024 – Dobbiamo mettere in discussione la legittimità delle soluzioni climatiche tecnologiche ed economiche proposte che trasferiscono principalmente ricchezza ai già ricchi”.

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