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ICity Rate: Milano, Bologna e Venezia sono le città più “intelligenti”

ICity Rate Milano Bologna e Venezia sono le città più intelligenti

L’annuale Ricerca di Forum PA, presentata in occasione di ICityLab nell’ambito del SAIE (Bologna, 19-22 ottobre 2016), che mappa le città più smart d’Italia, conferma il Capoluogo lombardo ai vertici della classifica, acuendo la forbice che lo distanzia dalle altre, con Bologna al 2° posto e Venezia al 3° (scavalcata Firenze), mentre le altre aree continuano a restare arretrate dal gruppo di testa, nonostante il Sud consolidi la dinamica di crescita.

In occasione di ICityLab, iniziativa di 2 giorni di Forum PA, nell’ambito del SAIE (Bologna, 19-22 ottobre 2016), per supportare tutti coloro che, ai diversi livelli (politici, amministratori, imprese, associazioni, e cittadini), lavorano per rendere le nostre città più “intelligenti, è stata presentata la ricerca “ICity Rate 2016“, giunta alla V edizione, che ha coinvolto 106 Comuni capoluoghi di provincia sulla base di 105 indicatori statistici (in aumento netto rispetto agli 84 dello scorso anno) e 7 dimensioni tematicheEconomyLivingEnvironmentPeopleMobilityGovernance e Legality con l’obiettivo di individuare quali sono le città italiane più smart, più intelligenti, quindi più vicine ai bisogni dei cittadini, più inclusive, più vivibili.

Quest’anno più che in passato ICityRate misura, unitamente alla qualità del vivere urbano, la capacità delle città di farsi piattaforma abilitante, di guardare a traguardi lunghi facendo scelte e investimenti che puntano sui nuovi driver di sviluppo – ha commentato Gianni Dominici, Direttore di FPA e curatore della ricerca – Il paradigma della Smart City negli ultimi anni ha sempre di più spostato l’accento dall’innovazione tecnologica all’innovazione sociale, al co-design, alla gestione dei beni comuni. In questa direzione sono andate le strategie europee della nuova programmazione, e in questa direzione stanno andando le politiche locali“.

Il riflesso di questa evoluzione del concetto di smart city e della sua traduzione nelle politiche urbane ha portato all’introduzione nell’ ICityRate di nuove variabili che vanno a misurare la capacità delle città di: accogliere e saper gestire i flussi migratoriattrarre cervelli e talenti e generare imprese innovativeattrarre finanziamenti europei per la ricerca e l’innovazionerendere disponibili i dati pubbliciagevolare le pratiche d’uso sociale degli spazi pubbliciattivare reti e relazioni per la sostenibilità e la gestione delle politiche smartgarantire gli adeguati livelli di sicurezza e legalità.

Milano tiene stretta la testa della classifica e registra un’ulteriore fuga in avanti, determinata dall’eccellenza nelle dimensioni EconomyPeople e Living. Nella dimensione Economy il capoluogo lombardo si distanzia dalle altre città in maniera decisa: è il luogo con il più alto valore aggiunto pro capite, la maggiore intensità brevettuale, la principale sede di imprese di grandi dimensioni, e ha visto nascere negli ultimi anni il maggior numero di Fablab (Fabrication laboratory, piccola officina che offre servizi personalizzati di fabbricazione digitale) e maker space (centri entri comunitari con gli strumenti e attrezzature di produzione per consentire ai membri della comunità per progettare e creare opere che non sarebbe possibile creare con le risorse disponibili per le persone che lavorano da sole).

Gli artigiani digitali scelgono Milano, e soprattutto la città sceglie di investire su un modello nuovo di innovazione urbana che sposta l’asse della strategia di sviluppo verso forme nuove di economia collaborativa e social innovation; un modello che si realizza attraverso la concessione di spazi, il sostegno economico a progetti e imprese, la creazione di reti di innovatori e la definizione di nuove ed articolate politiche urbane.

Bologna, che pure vede allargarsi la forbice che la separa da Milano (60 punti di distanza contro i 25 del 2015), conferma il 2° posto nella classifica generale grazie soprattutto all’eccellenza nella Governance (dimensione che la vede al primo posto), fatta di partecipazione, open data, nuovi strumenti di programmazione, stabilità economica e capacità gestionale. Ottime le prestazioni anche nella dimensione Living: opportunità di lavoro offerte nel territorio provinciale, servizi di cura dell’infanzia, bassa incidenza delle persone a basso reddito sui residenti. Infine, confermata l’alta attrattività urbana: chi nasce o arriva a Bologna difficilmente se ne va.

Al 3° posto della classifica compare Venezia, che cresce di 2 posizioni rispetto al 2015 per effetto, oltre che dell’ottimo posizionamento nella Mobilità (dove è 2°), di un miglioramento significativo nelle dimensioni del capitale umano (People), della Governance e della struttura economica (Economy). Un terzo posto sul quale senza dubbio influisce l’unicità del suo dualismo, con le due anime complementari di Venezia e Mestre che si compensano reciprocamente nelle varie dimensioni oggetto dell’indagine: dualismo da un lato, dunque, virtuoso, dall’altro foriero di spinte secessioniste che restano sempre all’ordine del giorno nell’agenda politica.

Firenze scende di una posizione, ma la sua distanza da Venezia è veramente minima: la capitale toscana è prima nella dimensione People, nella quale supera Milano e Torino, ma perde terreno sulle aree dell’ambiente e della legalità.

Dopo le 4 città metropolitane arrivano nel top della classifica Padova e Torino, seguite a ruota dalle piccole capitali: ParmaTrentoModena e Ravenna. Sono 5 le città metropolitane e 5 le città medie nella parte alta del rating, tutte del Nord est tranne Milano e Torino del Nord Ovest e Firenze che con la sua 4a posizione è unica rappresentante del Centro.

Per quanto riguarda le altre aree metropolitane, Roma e Napoli continuano a restare arretrate dal gruppo di testa, mentre la capitale è ferma in 21° posizione, Genova sale di tre posizioni e arriva al 26° e poi le città del Sud, con Cagliari in 54° posizione, Bari 65°, Palermo 86°. Napoli scende in 89° posizione, seguita solo da Catania (95°) e Reggio Calabria (104°).

Tre sono le fenomenologie prevalenti che emergono:

Il dualismo tra Milano e Roma. Milano rimane ben salda in vetta alla classifica mentre Roma è bloccata al 21° posto, ma il distacco tra le due città in termini di punteggio aumenta: la distanza tra le due città era di 127 punti lo scorso anno, quest’anno sale a 155. Una forbice che si allarga sempre di più a discapito della capitale che non riesce a raggiungere il capoluogo lombardo in nessuna delle dimensioni analizzate, tenendo testa a Milano solo per la qualità del proprio capitale umano.

Il rafforzamento del sistema urbano del nord e la dicotomia con le città metropolitane del sud. Le 5 aree metropolitane più performanti sono del Nord: Milano, Bologna, Venezia, Firenze e Torino, che si configurano sempre di più come un sistema grazie alla forte crescita dei centri urbani di medie dimensioni come Padova, Parma, Trento, Modena e Ravenna (tutte fra le prime dieci città del rating generale) che fungono da elementi di connessione tra le diverse polarità. Le città metropolitane al Nord rafforzano dunque il proprio ruolo guida nello sviluppo del Paese, fungendo da hub per il territorio circostante e creando piattaforme territoriali abilitanti, in un circolo virtuoso che alimenta la competitività e l’innovazione di intere aree del paese. Le città metropolitane da Roma in giù sembrano, invece, vivere isolate, senza riuscire ad innescare meccanismi virtuosi di sviluppo delle aree circostanti.

Il Sud consolida la dinamica di crescita e riduce la distanza con le altre aree geografiche, ma ancora lontano dalla top ten. A partire dal dato di Cagliari, la prima città del meridione (che sale di 6 posizioni rispetto al 2015) grazie ad un miglioramento significativo in diverse aree (PeopleGovernanceLiving e Legalità), per continuare con Matera (+12), Pescara (+5), Bari (+4), Lecce (+5), Oristano (+1), Potenza (+2). Appare, inoltre, tra le prime 15 città del Sud, una città siciliana: Siracusa, che sale di ben 16 posizioni dall’anno passato superando Palermo e Catania ed esprimendo le migliori performance in indicatori quali la dispersione idrica, l’equilibrio occupazionale di genere, l’accessibilità degli istituti scolastici, la bassa presenza di giornalisti e amministratori minacciati.
Una crescita, quella del Sud, che sopperisce alle carenze infrastrutturali attraverso dinamiche che afferiscono al capitale sociale, con esperimenti di innovazione sociale che vengono messi a sistema e creano sviluppo.

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