Un nuovo studio su modelli climatici dimostra che grandi e prolungati eventi di El Niño hanno causato condizioni meteorologiche estreme e durature, provocando la grande estinzione di massa tra la fine del periodo geologico Permiano e l’inizio del Triassico, con aumento costante delle temperature globali e esacerbati periodi di siccità che non hanno lasciato scampo alle specie di adattarsi e solo quelle in grado di migrare rapidamente sono riuscite a sopravvivere.
La causa determinante della più grande estinzione di massa della vita sul pianeta Terra, avvenuta circa 252 milioni di anni fa nel periodo geologico tra la fine del Permiano e l’inizio del Triassico.
Ad affermarlo è lo Studio “Mega El Niño instigated the end-Permian mass extinction”, pubblicato su Science il 12 settembre 2024 e co-diretto dalla China University of Geosciences di Wuhan e dall’Università di Bristol), che ha gettato nuova luce sul motivo per cui gli effetti del rapido riscaldamento della temperatura nel Permiano-Triassico furono così devastanti per tutte le forme di vita nel mare e sulla terraferma.
Da tempo gli scienziati hanno collegato questa estinzione di massa (The Great Dying) alle vaste eruzioni vulcaniche della Siberian Traps Large Igneous Province (STLIP) alla fine del Permiano, uno dei più grandi eventi vulcanici conosciuti degli ultimi 500 milioni di anni, che avrebbe rilasciato in atmosfera anidride solforosa e anidride carbonica con conseguenti oceani solforosi e carenti di ossigeno e il correlato innalzamento delle temperature globali, causando l’estinzione dell’81% delle specie marine e del 70% delle specie di vertebrati terrestri. Ma perché sulla terraferma la vita abbia sofferto così gravemente, tanto da far scomparire anche piante e insetti solitamente più resilienti era rimasto un mistero.
“Il riscaldamento climatico da solo non può causare estinzioni così devastanti perché, come stiamo vedendo oggi, quando i tropici diventano troppo caldi, le specie migrano verso latitudini più fredde e più elevate – ha affermato Alexander Farnsworth, Ricercatore associato senior presso la School of Geographical Sciences all’Università di Bristol e co- autore principale dello Studio – La nostra ricerca ha rivelato che l’aumento dei gas serra non solo rende più calda la maggior parte del pianeta, ma aumenta anche la variabilità meteorologica e climatica, esacerbando le difficoltà per le diverse forme di vita“.
La catastrofe del Permiano-Triassico dimostra che il problema del riscaldamento globale non è solo dovuto al fatto che il caldo è diventato insopportabile, ma anche al fatto che le condizioni oscillano drasticamente nel corso di decenni.
“La maggior parte della vita non è riuscita ad adattarsi a queste condizioni, ma fortunatamente alcune cose sono sopravvissute, senza le quali non saremmo qui oggi – ha osservato Yadong Sun, Professore presso il Laboratorio Statale Chiave di Biogeologia e Geologia Ambientale della China University of Geosciences di Wuhan e co- autore principale dello Studio – È stata quasi, ma non proprio, la fine della vita sulla Terra“.
Nell’ambito dell’indagine, il gruppo di ricerca ha utilizzato modelli climatici pionieristici per valutare i risultati. La scala del riscaldamento durante il Permiano-Triassico è stata rivelata studiando gli isotopi di ossigeno nel materiale dentario fossilizzato (conodonti) unicaprova tangibile di quello che doveva essere stato un minuscolo organismo marino ormai estinto, il Conodontoforo (portatore di denti a cono). Studiando il record di temperatura dei conodonti di tutto il mondo, i ricercatori sono stati in grado di mostrare un notevole collasso dei gradienti di temperatura alle basse e medie latitudini.
“In sostanza, faceva troppo caldo ovunque – ha spiegato Farnsworth – I nostri dati rivelano che le temperature erano troppo elevate in ogni parte del mondo e che gli effetti di El Niño erano molto più intensi e prolungati di quanto osserviamo oggi. Attualmente le conseguenze più estreme del fenomeno si manifestano per un paio di anni al massimo, mentre nel Permiano-Triassico si verificarono decenni di siccità diffusa, seguiti da anni di inondazioni. Le difficili condizioni hanno messo a durissima prova l’adattabilità delle specie viventi”.
El Niño (ENSO) fenomeno climatico che provoca un forte riscaldamento delle acque superficiali dell’Oceano Pacifico Centro-Meridionale e Orientale, alternandosi a fasi di raffreddamento (La Niña), negli ultimi anni ha causato grandi cambiamenti nei modelli di precipitazioni e nelle temperature, accorciando la sua periodicità sotto la spinta del cambiamento climatico indotto dall’uomo. Ad esempio, il caldo record del 2023 e del 2024 è stato determinato da un forte El Niño, ulteriormente esacerbato dall’aumento di CO2, causando siccità catastrofiche e incendi in tutto il mondo. Ormai l’affidabilità delle previsioni di El Niño è diventata essenziale nella prevenzione delle catastrofi, per la sicurezza alimentare, per la gestione delle risorse idriche e della salute pubblica.
“Gli incendi boschivi diventano molto comuni se si ha un clima incline alla siccità – ha aggiunto il Professor David Bond, paleontologo presso l’Università di Hull e co-autore dello Studio – La Terra è rimasta bloccata in uno stato di crisi in cui la terra bruciava e gli oceani stagnavano. Non c’era nessun posto dove nascondersi“,
I ricercatori hanno osservato che nel corso della storia della Terra si sono verificati cari eventi vulcanici simili a quelli della Siberia, molti dei quali hanno causato estinzioni, ma nessuno ha portato a una crisi della portata dell’evento del Permiano-Triassico.
Inoltre, i ricercatori hanno scoperto che l’estinzione del Permiano-Triassico era così diversa perché questi “Mega-El Niño” creavano un feedback positivo sul clima che portava a condizioni incredibilmente calde a partire dai tropici e poi oltre, con conseguente deperimento della vegetazione. Le piante sono essenziali per rimuovere la CO2 dall’atmosfera, così come sono alla base della rete alimentare, e se muoiono, muore anche uno dei meccanismi della Terra per fermare l’accumulo di CO2 nell’atmosfera a causa del continuo vulcanismo.
Questo aiuta anche a spiegare l’enigma riguardante l’estinzione di massa del Permiano-Triassico, secondo cui l’estinzione sulla terraferma avvenne decine di migliaia di anni prima di quella negli oceani.
“Mentre inizialmente gli oceani erano protetti dall’aumento delle temperature, i Mega-El Niño hanno fatto sì che le temperature sulla terraferma superassero la tolleranza termica della maggior parte delle specie a una velocità così rapida che non sono riuscite ad adattarsi in tempo -ha concluso Sun – Solo le specie in grado di migrare rapidamente sono riuscite a sopravvivere alle estinzioni di massa che, sebbene rare, rappresentano il cuore pulsante del sistema naturale della Terra che riorganizza la vita e l’evoluzione lungo diversi percorsi – L’estinzione di massa del Permiano-Triassico, sebbene devastante, ha portato all’ascesa dei dinosauri, mentre quella del Cretaceo è stata lo stimolo allo sviluppo dei mammiferi e degli esseri umani”.
In copertina: La sezione trasversale di una roccia oggetto di studio mostra crepe estreme, rivelando una superficie terrestre estremamente arida per perturbazioni nel ciclo El Niño-La Niña durante il periodo Permiano-Triassico: un segno del nostro futuro a venire (Fonte: Paul Wignall, Professore di Paleoambienti presso la School of Earth and Environment dell’Università di Leeds, co-autore dello studio)