Quest’anno il tema prescelto vuole attrarre l’attenzione sul grave rischio per gli organismi marini, ma anche per la salute dell’uomo, che consegue all’inquinamento da plastiche, considerato uno dei fenomeni ambientali emergenti a livello globale.
A partire dal 2009, l’8 giugno di ogni anno si celebra la “Giornata Mondiale degli Oceani” (World Oceans Day) per decisione dell’Assemblea delle Nazioni Unite nel giorno dell’Anniversario della Conferenza Mondiale su Ambiente e Sviluppo di Rio de Janeiro.
La giornata ha lo scopo di costituire l’occasione per riflettere sui benefici che gli oceani sono in grado di fornirci e il dovere che incombe su ogni individuo e sulla collettività di interagire con gli oceani in modo sostenibile, affinché siano soddisfatte le attuali esigenze, senza compromettere quelle delle generazioni future.
L’oceano è il cuore del nostro pianeta, osservano le Nazioni Unite. Come il nostro cuore irrora il sangue in ogni parte del corpo per alimentarlo, riscaldarlo, dargli l’ossigeno, così l’oceano svolge la stessa funzione per il Pianeta. L’oceano regola il clima, alimenta milioni di persone ogni anno, produce ossigeno, è la sede di una serie incredibile di fauna selvatica, ci fornisce farmaci importanti, e molto altro ancora! Al fine di garantire la salute e la sicurezza delle nostre comunità e delle generazioni future, è imperativo che tutti noi ci assumiamo la responsabilità di curare l’oceano come esso si prende cura di noi.
Quest’anno, il tema è “Oceani sani, Pianeta sano” (Healthy Oceans, Healthy Planet), con un’attenzione particolare per fermare l’inquinamento delle plastiche (sono 8 milioni le tonnellate di plastica che ogni anno finiscono in mare!), considerata una delle minacce più gravi per gli ecosistemi marini, ma anche per la salute umana. Nel Rapporto Frontiers 2016, rilasciato dall’UNEP il mese scorso, l’inquinamento da microplastiche negli oceani è stato inserito fra le 6 minacce ambientali emergenti che sono in grado di esporre a rischio anche la salute degli esseri umani. Queste particelle di plastica molto piccole – tra le dimensioni di una formica e un virus – si trovano nelle acque di tutto il mondo e nello stomaco degli animali, dallo zooplancton che sembra esserne attratto più del fitoplancton, ai predatori all’apice della catena alimentare, con il rischio di effetti tossicologici anche sull’uomo.
Di seguito, vengono offerti alcuni dati che sottolineano l’importanza del ruolo svolto dagli oceani per la salute della Terra e i numerosi servizi ecosistemici offerti.
– Gli oceani coprono i tre quarti della superficie terrestre e contengono il 97% dell’acqua e il 99% del volume di vita del nostro Pianeta. A tutt’oggi solo poco più dell’1% gode di protezione.
– Si stima che tra il 50 e l’80% di tutta la vita sulla terra si trovi sotto la superficie dell’oceano e che gli oceani contengano il 99% dello spazio vitale della Terra e che sia meno del 10% quello esplorato dall’uomo.
– Le piccole piante marine che costituiscono il fitoplancton rilasciano la metà di tutto l’ossigeno dell’atmosfera attraverso la fotosintesi.
– Gli oceani rappresentano il 96% di tutta l’acqua sulla superficie terrestre, il resto è acqua dolce di fiumi, laghi e ghiacciai.
– L’oceano assorbe circa il 25% delle emissioni di CO2 che le attività umane emettono in atmosfera ogni anno, riducendo notevolmente l’impatto di questo gas ad effetto serra sul clima.
– I serbatoi di carbonio dei sistemi costieri, come mangrovie, paludi e praterie di posidonia possono contenere fino a cinque volte il carbonio immagazzinato nelle foreste tropicali.
– Oltre 3 miliardi di individui dipendono dalla biodiversità marina e costiera per il loro sostentamento.
– A livello globale, il valore di mercato delle risorse e delle industrie marine e costiere è stimato di 3.000 miliardi di dollari l’anno o circa il 5% del PIL mondiale.
– Gli oceani contengono circa 200.000 specie identificate, ma i numeri effettivi potrebbero risultare di milioni.
– Gli oceani costituiscono la più grande fonte mondiale di proteine, garantendo a più di 2,6 miliardi di persone la fonte primaria di proteine.
– Le attività di pesca in mare impiegano, direttamente e indirettamente, oltre 200 individui. Le sovvenzioni per la pesca contribuiscono al rapido esaurimento di molte specie ittiche ed ostacolano gli sforzi globali per salvare e ripristinare la pesca e i relativi posti di lavoro, riducendo l’ammontare complessivo del gettito annuo delle attività di pesca di 50 miliardi di dollari, rispetto alle possibilità.
– Le attività umane, compreso l’inquinamento, l’impoverimento delle quantità pescate e la perdita di habitat costieri, impattano sulla salute degli oceani per circa il 40%.