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Ghiacciai: lottano inutilmente contro i cambiamenti climatici

Un gruppo di ricerca internazionale coordinato dall’austriaco ISTA e coadiuvato da Cnr-Isp e Cnr-Irsa ha sviluppato un modello previsionale sulla capacità refrigerante dei ghiacciai, terminata la quale cesseranno di mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici, accelerando la loro fusione.

I ghiacciai possono raffreddare temporaneamente l’aria circostante, ritardando alcuni effetti del riscaldamento globale. Ma questo auto-raffreddamento sta raggiungendo il suo apice e probabilmente si invertirà nei prossimi due decenni. Una volta che i ghiacciai perderanno massa sufficiente, si riscalderanno più rapidamente, accelerando il loro declino.

L’allarme viene dai risultati dello Studio Mountain glaciers recouple to atmospheric warming over the twenty-first century”, pubblicato su Nature Climate Change e condotto da un gruppo di ricerca internazionale coordinato dall’Institute of Science and Technology Austria (ISTA) a cui hanno collaborato ricercatori dell’Istituto di Scienze Polari (ISP) e dell’Istituto di Ricerca Sulle Acque (IRSA) del consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), che ha messo a punto un modello previsionale sulla capacità refrigerante dei ghiacciai, basato sui dati provenienti da 350 stazioni meteo situate su 62 ghiacciai in tutto il Mondo, raccolti attraverso 169 campagne estive di misurazione.

I ghiacciai tendono naturalmente a raffreddare il loro microclima e gli ambienti locali della valle, generando il “decoupling”, ovvero un disaccoppiamento tra la temperatura del ghiaccio sulla superficie rispetto a quella dell’ambiente in cui si trovano. Tuttavia, i ricercatori prevedono un cambiamento di tendenza che avverrà prima della metà del secolo in corso quando lo scioglimento e la frammentazione causati dal riscaldamento causato dall’uomo si intensificheranno, con i ghiacciai che si riscalderanno più rapidamente in prossimità della superficie e si ridurranno a un ritmo accelerato.

Più il clima si riscalda, più i ghiacciai raffredderanno il loro microclima e gli ambienti locali a valle – ha affermato Thomas Shaw, del Gruppo Pellicciotti presso l’ISTA e principale autore dello Studio – Ma questo effetto non durerà a lungo e si verificherà un’inversione di tendenza prima della metà del secolo“.

I ghiacciai tendono naturalmente a raffreddare il loro microclima e gli ambienti locali della valle, generando il “decoupling”, ovvero un disaccoppiamento tra la temperatura del ghiaccio sulla superficie rispetto a quella dell’ambiente in cui si trovano. Tuttavia, i ricercatori hanno previsto un cambiamento di tendenza che avverrà prima della metà del secolo in corso quando lo scioglimento e la frammentazione causati dal riscaldamento causato dall’uomo si intensificheranno, con i ghiacciai che si riscalderanno più rapidamente in prossimità della superficie e si ridurranno a un ritmo accelerato.

a. Disaccoppiamento (blu) e riaccoppiamento (rosso) delle temperature dell’aria misurata al di sopra della superficie dei ghiacciai (TaGla), rispetto alla temperatura dell’aria del terreno circostante non ghiacciato (TaAmb) data la futura evoluzione del clima (linea grigia) e i cambiamenti previsti dei ghiacciai montani. b – d.  Lo scenario medio attuale (b), il “picco di raffreddamento” dell’inizio-metà del secolo (c), il futuro decadimento dei ghiacciai e l’equivalente perdita di raffreddamento e riaccoppiamento delle temperature sui ghiacciai (d). Fonte: Nature, Climate Change, 2025)

Studiare questi effetti in alcune delle regioni più isolate del mondo non è un compito da poco, soprattutto perché i dati sul campo sono scarsi. Questa mancanza di informazioni rende difficile per gli scienziati mettere a punto i modelli climatici. Quando il team di Pellicciotti ha esaminato per la prima volta i dati di una stazione meteorologica a 5.000 metri di quota sul Monte Everest, è rimasto sbalordito.

Dopo aver esaminato attentamente i dati, abbiamo capito che i ghiacciai reagivano al riscaldamento dell’aria estiva intensificando lo scambio termico in superficie – ha dichiarato Francesca Pellicciotti, Professoressa di Criosfera e Idrosfera Montana presso l’ISTA e co-autrice dello Studio – I vasti ghiacciai himalayani raffreddano enormi masse d’aria che scivolano verso il basso per effetto della gravità, creando quelli che gli scienziati chiamano venti catabatici. Modelli simili si osservano in altri importanti ghiacciai in tutto il mondo”.

Per comprendere meglio questo fenomeno a livello globale, Shaw ha progettato un nuovo modello statistico che potesse funzionare anche in presenza di dati limitati.
Abbiamo raccolto dati da progetti passati e recenti del nostro gruppo di ricerca, li abbiamo uniti a tutti i dati pubblicati e abbiamo contattato altri ricercatori per chiedere loro di condividere con noi i loro dati inediti – ha aggiunto Shaw – Utilizzando questo set di dati senza precedenti, abbiamo rivalutato i processi fisici per individuare aspetti generalizzabili e sviluppato un quadro statistico che può fornirci uno sguardo sull’evoluzione del raffreddamento dei ghiacciai in tutto il mondo“.

I ricercatori hanno anche studiato le proprietà dei ghiacciai che più probabilmente limiterebbero l’effetto di disaccoppiamento, come la presenza di un mantello detritico nella parte inferiore del ghiacciaio, e hanno perfezionato il loro modello con queste informazioni. Modellando le proiezioni future, hanno dimostrato che questo effetto di raffreddamento raggiungerà il picco tra il 2020 e il 2040, prima che la costante perdita di massa dei ghiacciai porti al loro ritiro su larga scala, invertendo la tendenza al raffreddamento. “A quel punto – ha sottolineato Shaw – i ghiacciai esauriti e notevolmente degradati si ‘riaccoppieranno’ all’atmosfera in costante riscaldamento, segnando il loro destino“.

Sebbene la proiezione dipinga un futuro tetro per le maestose torri d’acqua del mondo, ci sono conseguenze concrete se la tendenza attuale continua.
Sapere che l’auto-raffreddamento dei ghiacciai continuerà ancora un po’– ha osservato Shaw – potrebbe darci un po’ di tempo in più per ottimizzare i nostri piani di gestione delle risorse idriche nei prossimi decenni“.

Tuttavia, il team è pienamente consapevole di non poter né salvare né recuperare i ghiacciai montani del mondo.
Dobbiamo accettare la perdita di ghiaccio commessa e concentrare tutti i nostri sforzi nel limitare l’ulteriore riscaldamento climatico, piuttosto che ricorrere a strategie di geoingegneria inefficaci come l’inseminazione di nubi e la copertura dei ghiacciai – ha concluso Shaw – È come mettere un costoso cerotto su una ferita da arma da fuoco. I prossimi decenni saranno un momento di riflessione, di gestione efficace delle risorse idriche e di azione per cambiare la consapevolezza pubblica sui cambiamenti climatici causati dall’uomo“. 

I ricercatori sottolineano la necessità di politiche climatiche globali coordinate per ridurre drasticamente le emissioni e salvaguardare la vita umana sulla Terra dagli effetti imprevedibili del riscaldamento globale.

In copertina: Freddi venti sul ghiacciaio della Tsanteleina nelle Alpi Graie nell’agosto 2015 (Foto: © Thomas Shaw/ISTA).

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