Solo 27 dei 69 milioni di euro stanziati sono stati spesi per le finalità istitutive, è mancato il ruolo di stimolo e programmazione ed è risultata del tutto inadeguata l’attività di monitoraggio.
Con un Comunicato stampa, la Corte dei Conti – Sezione centrale di controllo sulla gestione delle Amministrazioni dello Stato, ha reso noto di aver pubblicato la “Relazione sulla gestione delle risorse del fondo per la promozione degli interventi di riduzione e della prevenzione della produzione di rifiuti e per lo sviluppo di tecnologie di riciclaggio”.
Istituito nello stato di previsione del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, dall’art. 2, comma 323, della Legge n. 244 del 2007, nella relazione la Corte dei Conti rileva che “In sostanza, l’indagine ha fatto emergere evidenti ritardi nella gestione delle risorse assegnate a decorrere dall’esercizio 2008, con un’azione che finora non sembra aver prodotto risultati concreti nella gestione del servizio per la prevenzione della produzione dei rifiuti nelle specifiche realtà locali coinvolte”.
Il fondo in questione, infatti, ha per scopo la sottoscrizione di Accordi di Programma e la formulazione di Bandi pubblici, viceversa la ricognizione compiuta dalla Corte ha potuto constatare come il Ministero non abbia mai pubblicato alcun bando/avviso per la promozione degli interventi di riduzione e prevenzione della produzione di rifiuti e per lo sviluppo di tecnologie di riciclaggio.
Nonostante i fondi stanziati nel periodo 2008-2012 siano stati pari ad oltre 69 milioni di euro, solo 27 sono stati utilizzati per finalità istitutive attraverso la stipulazione di Accordi di Programma che hanno riguardato Basilicata, Molise e Sicilia, la restante parte ha preso altre vie.
Solo alla fine dell’anno 2012 sono stati sottoscritti ulteriori n. 3 accordi di programmi con i Comuni di Roma, Napoli e Palermo.
“Non solo – si legge nella relazione – Addirittura negli anni 2008 e 2011 non è stato emesso nessun decreto del Ministero per fissare i criteri di riparto dei fondi stanziati in bilancio”.
In 5 anni il Ministero dell’Ambiente non ha pubblicato neanche un bando di promozione degli interventi, tanto che questo “non depone positivamente circa il ruolo di stimolo e impulso demandato”.
Più in generale, secondo la Corte, è mancata una corretta programmazione dell’Amministrazione centrale, realizzata attraverso la declinazione di pregnanti scelte operative e indirizzi tecnici, che avrebbe potuto attuare in concreto azioni indispensabili per una celere ottimizzazione della gestione integrata dei rifiuti, diretta anche al superamento di situazioni di criticità ed emergenza.
“Scarse sembrano essere state le sinergie realizzate a livello locale, anche per un insufficiente ruolo di stimolo realizzato dal Ministero e dalle Regioni interessate”.
La Corte dei Conti boccia anche l’attività di monitoraggio da parte del Ministero sullo stato di attuazione degli Accordi stipulati e sui risultati finora conseguiti, che è risultata “del tutto inadeguata”.
Gli indicatori, oltre che valutare il conseguimento degli obiettivi legati alla qualità dei servizi disponibili in termini quantitativi, dovrebbero rappresentare anche target vincolanti, il cui raggiungimento costituisce il presupposto per l’erogazione della somma stanziata.
La Corte offre anche suggerimenti su come dovrebbe essere configurato un sistema di valutazione in cui siano definiti:
“1) i risultati attesi misurati da uno o più indicatori di risultato, alla cui stima, costituente parte integrante e condizionante degli impegni del programma sono associati valori obiettivo (target);
2) le azioni con le quali conseguire i risultati attesi;
3) i tempi previsti e sorvegliati;
4) la trasparenza e apertura delle informazioni e rafforzamento delle possibilità di mobilitazione dei soggetti interessati e del partenariato;
5) il partenariato mobilitato, principio Europeo del partenariato al quale si deve dare concreta attuazione, sia estendendolo alla fase discendente della programmazione (al disegno dei bandi in primo luogo), sia coinvolgendo nella valutazione pubblica aperta, oltre alle parti economiche e sociali, tutti i soggetti che dalle azioni che sono potenzialmente influenzati o che alle azioni possano dare un contributo di conoscenza;
6) la valutazione di impatto che deve elevarsi di rango nello strumentario delle decisioni politiche, attraverso il consolidamento dell‘organizzazione istituzionale dedicata – organi di controllo – che contribuirà a inserire la valutazione ed i suoi esiti nelle scelte, nonché il confronto sulle azioni pubbliche”.
In Appendice alla Relazione, c’è un riassunto sul “Trattamento e smaltimento dei rifiuti” che può costituire un breve vademecum per decisori politici e operatori del settore su come gestire in maniera efficace e sostenibile la gestione integrata dei rifiuti.
Tant’è che la Corte conclude che “I rifiuti non sono dunque un costo, ma una risorsa, economica e ambientale”.
Sarà ascoltata?