Acqua Mari e oceani

L’acidificazione degli oceani rischia di andare fuori controllo

acidificazione degli oceani rischia di andare fuori controllo

Presentata la Sintesi per i Decisori Politici delle conclusioni a cui sono giunti gli scienziati in merito al livello di acidificazione degli oceani e agli effetti che ne derivano. Il pericolo maggiore è sempre costituito dalle emissioni da combustibili fossili in atmosfera, che qualora continuassero “business-as-usual” potrebbero far aumentare alla fine del secolo l’acidificazione del 170% rispetto ai livelli pre-industriali.

A Varsavia, nel corso di un evento collaterale ai lavori della Conferenza mondiale sui Cambiamenti Climatici, è stato presentato oggi 18 novembre 2013 il Rapporto “Ocean Acidification”, frutto dei risultati del “Simposio sugli oceani in un mondo ad elevata concentrazione di CO2” il più grande raduno mondiale di esperti che sia mai stato convocato, che si è svolto l’anno scorso a Monterrey (California) e a cui hanno partecipato 540 esperti provenienti da 37 Paesi.
Alla sintesi, coordinata dall’International Geosphere-Biosphere Programme, lanciato nel 1986 dal Consiglio Internazionale delle Unioni Scientifiche, un organismo di coordinamento delle organizzazioni nazionali della scienza, per “descrivere e comprendere i processi delle interazioni fisiche, chimiche e biologiche che regolano il sistema globale Terra, ambiente unico che sostiene la vita, i cambiamenti che vi stanno avvenendo e il modo in cui tali cambiamenti sono influenzati dalle azioni umane”, hanno partecipato anche la Commissione Intergovernativa Oceanografica dell’UNESCO e il Comitato Scientifico sulla Ricerca Oceanica del Consiglio Internazionale della Scienza.

Il quadro che emerge è decisamente infausto, dal momento che gli esperti concordano sulla previsione che alla fine del secolo l’acidità degli oceani potrebbe aumentare di circa il 170%, rispetto ai livelli pre-industriali, con tutte le gravi conseguenze economiche che ne deriveranno, soprattutto per i Paesi in via di sviluppo che sugli ecosistemi oceanici fanno maggior affidamento e che sono anche i più vulnerabili.
Il continuo rilascio di gas serra in atmosfera comporterà enormi cambiamenti degli ecosistemi terrestri costringendoli a forti adattamenti per l’aumento delle temperature. Ma il mondo marino che è altrettanto fondamentale per l’esistenza umana riceve scarsa attenzione, affermano gli esperti, durante i negoziati sul clima, nonostante subirà i contraccolpi pesanti per effetto delle emissioni come gli ecosistemi terrestri.
I cambiamenti degli oceani causeranno massicce distruzioni delle barriere coralline che, con la loro ricca biodiversità, sono le foreste del mare – ha dichiarato Luis Valdes, a capo della IOC-UNESCO e co-autore della relazione – Mentre alcuni organismi come le piante marine e il fitoplancton probabilmente prospereranno in acque sempre più acide, le barriere coralline e i crostacei, entrambi importanti fonti di cibo, saranno colpiti duramente dai livelli più elevati di acidificazione previsti. Saranno le comunità costiere povere, in particolare quelle dei piccoli Stati insulari, la cui esistenza ruota intorno alle barriere coralline e alla pesca, che sopporteranno il peso maggiore di questi cambiamenti”.

Per la prima volta si è cercato di offrire nella Sintesi per Decisori Politici una scala dei livelli di condivisione degli scienziati su alcune conclusioni.

*Livello molto alto:
– l’acidificazione degli oceani è causata dalle emissioni di biossido di carbonio da attività umane in atmosfera che finiscono in mare;
– la capacità dell’oceano di agire come un dissipatore di carbonio diminuisce con l’aumento dell’acidificazione;
– la riduzione delle emissioni di anidride carbonica rallenterebbe il processo di acidificazione degli oceani;
– l’acidificazione di origine antropica è attualmente in corso ed è misurabile;
– le conseguenze delle emissioni storiche dei combustibili fossili sulla acidificazione degli oceani si faranno sentire per secoli.

* Livello alto:
– se le emissioni di anidride carbonica continuano nella traiettoria attuale, l’erosione delle barrire coralline può essere superiore alla capacità dei coralli di ricostruirle nel corso di questo secolo;
– le comunità coralline di acqua fredda sono a rischio e possono essere insostenibili;
– i molluschi (come cozze, ostriche e pteropodi) sono i più sensibili all’acidificazione degli oceani;
– le varie risposte delle specie all’acidificazione degli oceani e ad altri fattori di stress sono suscettibili di provocare cambiamenti negli ecosistemi marini, ma la portata dell’impatto è difficile da prevedere;
– gli impatti multipli aggravano gli effetti di acidificazione degli oceani.

* Livello medio:
– sono attesi impatti socio-economici negativi sulle barriere coralline, ma la scala dei costi è incerta;
– il declino della molluschicoltura comporterà perdite economiche, ma l’entità delle perdite è incerta;
– l’acidificazione degli oceani potrebbe avere alcuni effetti diretti sul comportamento dei pesci e sulla loro fisiologia;
– le conchiglie di lumache marine conosciute come pteropodi, un anello importante nella catena alimentare marina, si stanno già dissolvendo.

Quello che possiamo dire con alti livelli di condivisione circa l’acidificazione degli oceani manda un messaggio chiaro – ha sottolineato uno dei principali autori della sintesi, e Presidente del Simposio, Ulf Riebesell del Centro di Ricerca Oceanografica GEOMAR Helmholtz di Kiel (Germania) – A livello globale, dobbiamo essere preparati a significative perdite economiche e di servizi ecosistemici. Ma sappiamo anche che la riduzione del tasso di emissioni di anidride carbonica comporterà una più lenta acidificazione. Questo messaggio principale dovrebbe essere posto al centro delle discussioni della Conferenza sul Clima in corso”.

Secondo gli scienziati, se le riduzioni di emissioni fossero in linea con l’obiettivo di mantenere entro i 2 °C alla fine del secolo l’aumento della temperatura globale, potrebbe essere garantita che almeno la metà delle acque di superficie attualmente occupate da barriere coralline tropicali rimangano favorevoli per la loro crescita. Tuttavia, “sappiamo che gli oceani sono soggetti a molti altri impatti, come il riscaldamento delle acque, la loro deossigenazione, l’inquinamento e la pesca eccessiva – ha concluso Wendy Broadgate, un altro co-autore del Rapporto e Direttore aggiunto di International Geosphere-Biosphere Programme – Anche il riscaldamento e la deossigenazione sono causati da un aumento delle emissioni di anidride carbonica, sottolineando ulteriormente l’importanza di ridurre le emissioni di combustibili fossili. Ridurre gli altri fattori di stress come l’inquinamento e la pesca eccessiva, e l’introduzione di aree marine protette su larga scala, può contribuire a costruire una certa resistenza alla acidificazione degli oceani”.

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