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GECO 2018: dalla IEA la conferma che le emissioni correlate all’energia continuano a crescere

Il GECO 2018 dell’Agenzia Internazionale dell’Energia, che fornisce un’istantanea delle recenti tendenze globali e degli sviluppi su combustibili, fonti rinnovabili, efficienza energetica ed emissioni di carbonio, conferma che siamo fuori dalla traiettoria per il conseguimento dell’obiettivo previsto dall’Accordo di Parigi.

Nel 2018 la domanda di energia a livello mondiale è cresciuta del 2,3%, al ritmo più veloce di questo decennio; quella per il carbone è aumentata dello 0,7%; le emissioni globali di CO2 correlate alla produzione energetica sono aumentate dell’1,7% attestandosi al record di 33 Gigatonnellate (Gt): sono alcuni dei dati che emergono dal  Rapporto sullo stato globale dell’energia e della CO2 (Global Energy & CO2 Status Report 2018. The latest trends in energy and emissions in 2018).

Il Rapporto GECO 2018 dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA) pubblicato il 26 marzo 2016 fornisce una panoramica di alto livello e aggiornata dei mercati dell’energia, compresi gli ultimi disponibili dati per petrolio, gas naturale, carbone, eolico, energia solare, energia nucleare, elettricità ed efficienza energetica.

La ripresa economica del 2018, accompagnata da una maggior richiesta di riscaldamento e raffrescamento ha fatto da traino all’aumento dei consumi energetici, poiché in alcune aree del mondo le temperature medie invernali ed estive si sono avvicinate o hanno superato i record storici.

Il gas naturale si è rivelato il carburante prediletto, registrando i maggiori incrementi, tanto da costituire il 45% di aumento dei consumi energetici, con una domanda particolarmente forte negli Stati Uniti e in Cina.

Secondo l’Agenzia, tutti i combustibili hanno fatto registrare un aumento, con i combustibili fossili che hanno raggiunto quasi il 70% della crescita per il secondo anno consecutivo.

Anche la domanda di energia da rinnovabili è cresciuta del 4%, con l’eolico e solare che hanno raggiunto percentuali a due cifre (il solare addirittura è aumentato del 31%), ma l’incremento del 45% rispetto all’anno precedente non è stato in grado di sopperire alla domanda di elettricità globale, che ha fatto ricorso alla produzione dal carbone, che ha rappresentato un terzo della domanda, superando i 10 Gt. La maggior parte di questa produzione è derivata da una flotta di centrali “giovani” nei Paesi asiatici (una media di vita di 12 anni, contro la durata media di 50 anni).

L’elettricità continua a posizionarsi come il “carburante” del futuro, con una domanda globale in crescita del 4% nel 2018, a oltre 23.000 TWh, raggiungendo il 20% del consumo finale totale di energia. Le energie rinnovabili hanno contribuito in modo determinante a questa espansione della generazione di energia, rappresentando quasi la metà della crescita della domanda di energia elettrica. La Cina rimane il leader nelle energie rinnovabili, sia per l’energia eolica che solare, seguita dall’Europa e dagli Stati Uniti.

L’intensità energetica è migliorata dell’1,3% rispetto all’anno precedente, ma solo della metà rispetto al tasso registrato nel periodo 2014-2016. Questo terzo anno consecutivo di rallentamento, secondo il Rapporto, è dovuto ad un rallentamento nelle politiche per l’efficienza energetica e ad una forte crescita della domanda nelle economie ad alta intensità energetica.

Abbiamo constatato uno straordinario aumento della domanda globale di energia nel 2018, che è cresciuta al ritmo più veloce di questo decennio – ha affermato Fatih Birol, Direttore esecutivo dell’IEA presentando il GECO 2018 – L’anno passato può anche essere considerato un altro anno d’oro per il gas che rappresenta quasi la metà della crescita della domanda globale di energia. Tuttavia, nonostante la maggiore crescita delle rinnovabili, le emissioni globali sono ancora in aumento, dimostrando ancora una volta che è necessaria un’azione più urgente su tutti i fronti: sviluppare tutte le soluzioni di energia pulita, limitare le emissioni, migliorare l’efficienza e stimolare gli investimenti e l’innovazione, compresa la cattura e lo stoccaggio del carbonio”.

Insieme, Cina, Stati Uniti e India hanno rappresentato circa il 70% dell’aumento della domanda di energia in tutto il mondo, mentre Europa e Giappone hanno confermato il trend in riduzione con un calo di emissioni dell’1,3% rispetto allo precedente. Gli Stati Uniti, in particolare, hanno visto il più grande aumento mondiale della domanda di petrolio e gas, e loro consumo di gas è salito del 10% rispetto all’anno precedente, l’aumento maggiore più rapido dall’inizio dei record dell’AIE nel 1971. L’aumento annuale della domanda negli Stati Uniti lo scorso anno era equivalente al consumo attuale di gas del Regno Unito.

La domanda globale di gas è aumentata al ritmo più rapido dal 2010, con una crescita su base annua del 4,6%, il secondo anno consecutivo di forte aumentato, trainato da una maggiore domanda e dalla sostituzione del carbone. La crescita della domanda è stata guidata dagli Stati Uniti, ma anche in Cina è aumentata di quasi il 18%.

La domanda di petrolio è cresciuta dell’1,3% a livello mondiale, con gli Stati Uniti che hanno guidato l’aumento globale per la prima volta in 20 anni grazie a una forte espansione dell’industria petrolchimica, all’aumento della produzione industriale e dei servizi di autotrasporto.

Il consumo globale di carbone è aumentato dello 0,7%, con aumenti registrati solo in Asia, in particolare in Cina, India e in alcuni paesi del Sud e Sud-Est asiatico.

Anche il nucleare è cresciuto del 3,3% nel 2018, con una generazione globale che ha raggiunto i livelli pre-Fukushima, principalmente a seguito delle nuove aggiunte in Cina e del riavvio di quattro reattori in Giappone. A livello mondiale, le centrali nucleari hanno soddisfatto il 9% dell’aumento della domanda di elettricità.

Il GECO segnala che la concentrazione annuale media globale di CO2 nell’atmosfera è stata di 407,4 ppm nel 2018, in aumento di 2,4 ppm rispetto al 2017, raggiungendo il nuovo massimo storico. Di questo passo il riscaldamento globale alla fine del secolo si attesterebbe attorno a +4 °C, non già ben al di sotto dei +2 °C come prevede l’obiettivo dell’Accordo di Parigi.  

Fonte IEA

Le emissioni legate alla produzione di energia a livello globale è stato dell’1,7%in più rispetto al 2017, con India (+4,8%), Stati Uniti (+3,1) e Cina (+2,5 %), maggiori responsabili, mentre l’ Europa le ha diminuite (-1,3%).

C’è da osservare che il trend negativo dell’UE, tuttavia, non è in linea con gli impegni sottoscritti a seguito dell’Accordo di Parigi, che rischiano di essere aleatori specie dopo il recente Consiglio europeo (21-22 marzo 2019) che doveva, tra l’altro, decidere sulla Strategia a lungo termine proposta dalla Commissione UE per la decarbonizzazione totale dell’economia entro il 2050, e che ha visto una spaccatura tra gli Stati membri, con la Germania che si è accodata agli Stati dell’Est, troppo dipendenti dal carbone, per eliminare ogni riferimento alla data di raggiungimento della neutralità climatica.

Il Consiglio europeo – si legge nelle Conclusioni – sottolinea l’importanza della presentazione da parte dell’UE, entro il 2020, di una strategia ambiziosa a lungo termine che miri alla neutralità climatica in linea con l’accordo di Parigi, tenendo conto nel contempo delle specificità degli Stati membri e della competitività dell’industria europea”.

Questo, nonostante alla vigilia del Consiglio un’ampia Coalizione di organizzazioni imprenditoriali e sindacali, di compagnie di investimento, di autorità regionali e di associazioni della società civile (Coalition for Higher Ambition) avesse scritto una lettera aperta ai leader dell’UE per sollecitarli a dare una risposta coerente alla crescente ondata di proteste, appoggiando formalmente un obiettivo per costruire un’economia a zero emissioni entro il 2050.

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