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Fiumi europei: troppe barriere obsolete ne frammentano il corso

Un briefing dell’Agenzia Europea dell’Ambiente sottolinea che per ripristinare la continuità dei fiumi europei frammentati da tante barriere delle quali non si conosce nemmeno l’uso, c’è bisogno di database di informazioni da aggiornare per tenere traccia delle nuove barriere, di quelle esistenti e rimosse, nonché di quelle rese percorribili per la fauna migrante, i flussi di acqua e sedimenti.

L’importanza di fiumi che scorrono liberamente, che consentono la libera circolazione di acqua, sedimenti, pesci e altri organismi, è sempre più riconosciuta dalla politica ambientale dell’UE. La Strategia sulla biodiversità per il 2030, mira a ripristinare almeno 25.000 km di fiumi a flusso libero entro il 2030, rimuovendo le barriere e ripristinando le pianure alluvionali e le zone umide.

Ma qual è la densità delle barriere sui fiumi europei? 
Cosa sappiamo del loro impatto sui fiumi?

Come possiamo migliorare la base di conoscenza europea sulle barriere nei fiumi?

Per dare risposte a queste domande, l’Agenzia Europea dell’Ambiente (AEA) ha pubblicato l’8 febbraio 2021 il BriefingTracking barriers and their impacts on European river ecosystems”.

Singole barriere di grandi dimensioni, come le dighe, o una serie di piccole infrastrutture alterano il flusso naturale di un fiume e causano pressioni sui pesci e su altre specie, nonché sui loro habitat. Un recente Studio nell’ambito del Progetto AMBER (Adaptive Management of Barriers in European Rivers), finanziato dal Programma Horizon 2020 e condotto da un gruppo internazionale di ricercatori, a cui hanno concorso tra gli altri il Politecnico di Milano e l’ISPRA, ha trovato oltre 1.200.000 barriere che ostacolano il flusso dei corsi d’acqua dell’Europa, delle quali circa il 10% sono obsolete.

L’AEA aveva pubblicato dati che mostravano come le barriere fluviali costituiscano una pressione significativa per circa il 20% dei corpi idrici superficiali europei e sono uno dei motivi principali per cui i fiumi non raggiungono ancora il traguardo minimo previsto dalla Direttiva quadro sulle acque (2000) di “buono stato ecologico”.

Gli impatti delle barriere variano a seconda della loro altezza e posizione. Le barriere sui fiumi possono differire in modo significativo per dimensioni: le barriere piccole possono essere alte solo 10-50 cm, mentre le grandi dighe possono essere alte fino a 15 m. Un impatto significativo su un fiume può derivare da un’unica grande struttura molto dannosa o dagli effetti cumulativi di una serie di piccole strutture lungo il corso del fiume, ognuna delle quali può determinare un piccolo impatto individualmente, ma quello cumulativo di un gran numero di barriere fluviali in Europa è una delle cause principali del declino di oltre l’80% della biodiversità di acqua dolce e della perdita del 55% delle popolazioni ittiche migratorie monitorate.

Le pressioni idromorfologiche sono significative per il 34% dei corpi idrici superficiali per il 34% dei corpi idrici superficiali europei in 29 paesi (UE-28 e Norvegia).

Le barriere utilizzate per la produzione di energia idroelettrica e la protezione dalle inondazioni sono le barriere più comuni sui fiumi europei. Seguono le barriere che servono a immagazzinare l’acqua per l’irrigazione, per l’acqua da bere e per l’industria, ma ve ne sono molte di cui non si conosce lo scopo. 

In Europa rimangono pochi fiumi a flusso libero e, al contempo, si continua a costruire nuove barriere. Secondo un rapporto sulla pressione dell’energia idroelettrica sui fiumi europei, ci sono 128 barriere in costruzione e 5,734 sono le barriere pianificate per la produzione di energia idroelettrica nell’UE. Inoltre, ci sono 4.105 centrali idroelettriche proposte nei Balcani e in Turchia, dove si trovano molti dei rimanenti fiumi a flusso libero in Europa, e alcuni degli impianti proposti si trovano in aree protette.

Per monitorare i progressi verso il raggiungimento degli obiettivi europei per il ripristino della continuità fluviale fissati nella Strategia UE sulla Biodiversità, è necessario migliorare le informazioni sulla frammentazione dei fiumi, aggiornando regolarmente una banca dati europea sulle barriere per tenere traccia delle nuove, di quelle esistenti e rimosse, nonché delle barriere rese percorribili per la fauna migrante, insieme ai flussi di acqua e ai sedimenti. rispetto a una linea temporale di base (ad esempio il 2020).

In copertina: Robert de Jong, REDISCOVER Nature/EEA

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