Malattie e cure Salute

Rapporto dell’OMS: fame e obesità, le maggiori cause di malattia

Rapporto OMS fame e obesità le maggiori cause di malattia

Il nuovo rapporto dell’OMS evidenzia il mutato quadro delle malattie che colpiscono la popolazione mondiale.

Il Rapporto “Global Burden of Disease 2012” (GBD) che l’OMS ha diffuso lo scorso 14 dicembre 2012, fornisce una valutazione completa e comparabile della mortalità e della perdita di salute a causa di malattie, lesioni e fattori di rischio per tutte le regioni del mondo.
Realizzato ogni 4 anni, il Rapporto è il risultato delle analisi compiute in 50 Paesi da oltre 200 Centri di ricerca con il coinvolgimento di circa 500 ricercatori che hanno valutato l’impatto complessivo delle malattie, tra il 1990 e il 2010, per informare i Governi su quali siano le politiche più efficaci per migliorare la salute delle popolazioni.
Lo studio è stato coordinato dall’Institute for Health Metrics and Evaluation (Seattle, USA), nell’ambito di un Consorzio che ha coinvolto altre 6 Istituzioni ed è stato sostenuto dalla Bill & Melinda Foundation.

La metodologia utilizzata si è basata, come nella prima edizione del 1991 sul DALYs (Disability Adjusted Life Year), un indice che misura gli anni di vita persi a causa di una morte prematura e di quelli vissuti in malattia piuttosto che in salute, che è stato da allora modificato, aumentando nel numero dei fattori di rischio, delle condizioni considerate e delle sequele.
Anche se tale metodo presta il fianco a margini di errori, rimane tuttavia quello più valido per fare stime comparative della grandezza dei problemi per aree geografiche.
Non casualmente, “The Lancet”, la rivista medica più prestigiosa a livello globale, a dedicato un Numero speciale al GBD 2012.

Il quadro generale che esce dal Rapporto, può così essere sintetizzato:
– nel ventennio considerato è globalmente aumentata l’aspettativa di vita, sia per gli uomini che per le donne;
– è mutata la classifica delle principali cause di morte e di malattia;
– viene confermata la loro grande eterogeneità distributiva.

Dal 1990 al 2010 la “speranza di vita alla nascita” è passata in media da 64 a 70,4 anni (67,5 anni per gli uomini, 73,3 per le donne) dei quali 60 trascorsi in buona salute (+3,9 anni per gli uomini, 4 per le donne), in particolare è crollata (59%) la mortalità sotto i 5 anni, ma è diminuita la “speranza di vita in salute” dei giovani adulti.

Risultano in grande ascesa le malattie cardiovascolari, passate dal 4° al 1° posto con un aumento nel ventennio del 29%, scavalcando le malattie respiratorie infantili (-44%). Al 3° posto si collocano gli ictus, in aumento del 19%, seguiti dalla diarrea, che perde un posto (-51%) e dall’HIV/AIDS che con un aumento del 354%, balza dal 33° al 5° posto.
Tra le malattie in maggior crescita si segnalano: il diabete (+69%), la depressione (+37%, ma con aspettative di ulteriore aumento) e le malattie muscolo-scheletriche, new entry tra le 25 principali cause di morte (+50%).

Come sopra accennato, sussiste ancora una notevole differenza a livello geografico dell’incidenza delle varie malattie sulle cause di mortalità, ma quelle cardiocircolatorie sono ai primi posti in tutte le regioni, ad eccezione dell’Africa sub-sahariana.
Le malattie respiratorie, retrocedono in quasi tutte le aree, salvo che in America Latina, nel Sud-est asiatici e in Oceania; diarrea, malaria, e HIV/AIDS imperversano nel Continente africano; il diabete è in forte aumento nel Nord America e nell’Europa Centro-Occidentale, ma non nell’Europa Orientale.

Per approfondimenti Regioni&Ambiente n.1-2, Gennaio – Febbraio 2013

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