Acqua Risorse e consumi

La conservazione delle falde acquifere per la sostenibilità futura del pianeta

conservazione delle falde acquifere per la sostenibilità futura del pianeta

Sempre più forte la pressione delle colture irrigue sui corpi idrici non rinnovabili.

L’irrigazione svolge un ruolo vitale nel garantire il sostentamento di miliardi di individui, dato che circa il 40% della produzione alimentare deriva da colture che sono irrigate con acqua derivata da 3 fonti:

– le precipitazioni locali, che contribuiscono a rendere umido il suolo in modo da far assorbire acqua dall’apparato radicale (cosiddetta green water);
– il prelievo da fiumi, laghi, riserve, zone umide e corpi idrici sotterranei (blue water);
– la derivazione da corpi sotterranei non rinnovabili (fossil water) e da risorse idriche non locali. Per lo più l’acqua per l’irrigazione viene prelevata da fiumi, laghi, serbatoi e acque sotterranee, che costituiscono nell’insieme circa il 70% dei prelievi idrici globali, ma nelle regioni dove l’accesso all’acqua di superficie è limitata, le acque sotterranee costituiscono la principale fonte di approvvigionamento.

Se è normale che le acque sotterranee servono come fonte temporanea di irrigazione quando l’acqua di superficie è insufficiente a soddisfare la domanda durante la stagione arida o negli anni di siccità, è importante sottolineare che, quando l’estrazione di acque sotterranee supera la velocità di ricarica delle falde per periodi prolungati, la persistente estrazione delle acque sotterranee provoca la caduta dei loro livelli. In tali circostanze, quindi, vengono utilizzate come ulteriore fonte per l’irrigazione le acque sotterranee fossili che non sono rinnovabili, non essendo parte attiva del normale ciclo idrologico.

“L’insostenibilità dell’utilizzo irriguo delle acque sotterranee rappresenta una questione importante non solo per i Paesi che ne fanno un uso intensivo, ma per l’intero Pianeta in quanto il commercio internazionale di alimenti lega produzione e consumo, anche se avvengono in aree geografiche diverse. L’aumento della popolazione e delle esigenze alimentari stresserà ulteriormente la quantità d’acqua estratta dalle acque di falda, in particolare nei Paesi emergenti come India, Pakistan, Cina, Iran e Messico, abbassandone i livelli e rendendola più difficilmente raggiungibile per agricoltori di piccola e media scala con accesso limitato alle tecnologie”. È questo l’assunto finale dello Studio condotto da ricercatori del Dipartimento di Fisica dell’Università di Utrecht (Paesi Bassi), pubblicato su Water Resources Research (Wada Y., van Beek I.P.H., Bierkens M.F.P. (2012), “Non-sustainable groundwater sustaining irrigation: A global assessment”, n. 48).

Grazie ai dati satellitari di GRACE (Gravity Recovery And Climate Experiment), lanciato per misurare con precisione le variazioni di gravità dovute all’aumento o alla diminuzione delle masse d’acqua, che ha riversato dal 2003 al 2010 una grande quantità di informazioni, a banche dati geografiche e idrografiche per la stima della ricarica d’acqua nel sottosuolo, i ricercatori hanno individuato le zone in cui l’irrigazione è insostenibile, producendo una mappatura molto rigorosa dei territori interessati che mostra le aree dove l’agricoltura ricorre ad acque non-rinnovabili, classificandole in funzione delle quantità emunte dal sottosuolo fino al 2000.
Finora nessun studio a livello globale aveva chiaramente 35 l’acqua blu disponibile è utilizzata per l’irrigazione, l’estrazione aggiuntiva di acque non rinnovabili si tradurrà in ulteriore depauperamento delle risorse idriche sotterranee.

Lo studio ha pure valutato la quantità globale di acqua utilizzata per l’irrigazione nel periodo 1960-2000, testimoniando che è più che raddoppiata, a seguito dell’incremento delle coltivazioni irrigue a sostegno della domanda alimentare crescente, ma il contributo delle acque sotterranee non rinnovabili è più che triplicato, passando da 75 km3 del 1960 a 234 km3 nel 2000. Anche se un gran numero di bacini è stato costruito per fornire acqua per l’irrigazione, l’aumento della loro capacità di stoccaggio dal 1990 si è gradualmente ridotta. Di conseguenza, il contributo delle acque sotterranee non rinnovabili per soddisfare la domanda di acqua per l’irrigazione ha subito un rapido aumento, con una conseguente crescente dipendenza dell’irrigazione da fonti non rinnovabili negli ultimi anni. In conclusione, l’irrigazione è sempre più sostenuta da una fonte d’acqua insostenibile nel tempo, impoverendo sempre più le risorse idriche sotterranee. Tale pratica non è questione importante solo per i Paesi con uso intensivo delle acque sotterranee, ma anche per il mondo in generale dal momento che l’internazionalizzazione del commercio collega direttamente la produzione alimentare di un Paese al consumo in un altro. Lo studio ha dimostrato l’entità di scala del problema e la sua tendenza alla crescita.

È importante, quindi, fare ulteriori sforzi politici, istituzionali ed economici per limitare la perdita irreparabile della risorsa, ma anche per trovare risposte di adattattamento in modo da non ridurre l’attuale produzione alimentare. identificato in quali aree la domanda di acqua di irrigazione fosse soddisfatta da acque sotterranee non rinnovabili. La lacuna è stata ora colmata da questo importante contributo che ha rivelato come una considerevole quantità di risorse non rinnovabili sotterranee sia estratta nel Nord-est dell’India, Nord-ovest del Pakistan, la Valle Centrale della California e la regione dei Great Plains, nonostante la gigantesca falda dell’Ogallala Aquifer che comprende ben 174.000 miglia quadrate (più o meno l’Italia continentale).
I risultati mostrano che l’uso globale di acqua per le colture irrigue ammonta a 2.510 km3 all’anno: le acque verdi e blu contribuiscono al 63%; le acque sotterranee non rinnovabili per il 18%; il restante 19% viene fornito da risorse idriche non-locali, come la desalinizzazione e la deviazione di corsi d’acqua (cioè, acquedotti).
Se si guarda alla situazione dei vari Paesi (vedi cartina), l’India utilizza per l’irrigazione la maggior quantità di acqua non-rinnovabile. A causa di scarse precipitazioni ed un clima semi-arido, l’80% del fabbisogno d’acqua delle colture in Pakistan è soddisfatta tramite l’irrigazione, attingendo dal fiume Indo, mentre le acque sotterranee non rinnovabili vi contribuiscono con il 24%.
Negli Stati Uniti e nel Messico, circa il 20% di acqua di irrigazione proviene da acque sotterranee non rinnovabili. In Iran e Arabia Saudita, dove le piogge e l’acqua dolce di superficie sono estremamente scarse, le acque sotterranee non rinnovabili forniscono il maggior contributo alla irrigazione, con il 40% e il 77%, rispettivamente.
Frazioni non indifferenti di estrazione di acque sotterranee non rinnovabili per soddisfare la domanda di irrigazione si osservano nelle regioni del Medio Oriente, dove quasi tutta l’acqua blu disponibile è utilizzata per l’irrigazione, l’estrazione aggiuntiva di acque non rinnovabili si tradurrà in ulteriore depauperamento delle risorse idriche sotterranee. Lo studio ha pure valutato la quantità globale di acqua utilizzata per l’irrigazione nel periodo 1960-2000, testimoniando che è più che raddoppiata, a seguito dell’incremento delle coltivazioni irrigue a sostegno della domanda alimentare crescente, ma il contributo delle acque sotterranee non rinnovabili è più che triplicato, passando da 75 km3 del 1960 a 234 km3 nel 2000.

Anche se un gran numero di bacini è stato costruito per fornire acqua per l’irrigazione, l’aumento della loro capacità di stoccaggio dal 1990 si è gradualmente ridotta. Di conseguenza, il contributo delle acque sotterranee non rinnovabili per soddisfare la domanda di acqua per l’irrigazione ha subito un rapido aumento, con una conseguente crescente dipendenza dell’irrigazione da fonti non rinnovabili negli ultimi anni. In conclusione, l’irrigazione è sempre più sostenuta da una fonte d’acqua insostenibile nel tempo, impoverendo sempre più le risorse idriche sotterranee. Tale pratica non è questione importante solo per i Paesi con uso intensivo delle acque sotterranee, ma anche per il mondo in generale dal momento che l’internazionalizzazione del commercio collega direttamente la produzione alimentare di un Paese al consumo in un altro.

Lo studio ha dimostrato l’entità di scala del problema e la sua tendenza alla crescita. È importante, quindi, fare ulteriori sforzi politici, istituzionali ed economici per limitare la perdita irreparabile della risorsa, ma anche per trovare risposte di adattattamento in modo da non ridurre l’attuale produzione alimentare.

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