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Gli eventi climatici estremi colpiscono anche i Paesi industrializzati

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Come era stato annunciato in occasione della presentazione a Marrakech, dove è tuttora in corso la Conferenza delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (COP22), di The Global Climate 2011-2015 l’Organizzazione Meteorologica Mondiale (WMO) ha rilasciato il 14 novembre 2016, sempre alla COP22, la relazione provvisoria sullo “Stato del Clima nel 2016 che evidenzia che il 2016, a meno di clamorose inversioni di tendenza degli ultimi mesi, sarà l’anno più caldo mai registrato, con le temperature globali che sono salite da gennaio a settembre di circa 1,2 °C rispetto ai livelli pre-industriali.
Un altro anno.
 Un altro record – ha dichiarato Petteri Taalas, Segretario generale WMO, presentando i dati – Le alte temperature che abbiamo visto nel 2015 stanno per essere battute nel 2016. Il calore in più determinato dal potente evento di El Niño è scomparso, ma il riscaldamento globale prosegue. In alcune parti del Russia artica, le temperature sono risultate di 6 °C-7 °C superiori al media a lungo termine. Molte altre regioni artiche e subartiche in Russia, Alaska e Canada del nord-ovest hanno avuto almeno 3 °C in più della media. Eravamo abituati a misurare le temperature in frazioni di grado, ma quel che sta accadendo è qualcosa di diverso. A causa dei cambiamenti climatici, la presenza e l’impatto di eventi estremi sono aumentati. Le ondate di calore e le inondazioni che accadevano nel corso di una generazione stanno diventando sempre più regolari. L’innalzamento del livello del mare è aumentato, con conseguente maggiore esposizione alle mareggiate associate a cicloni tropicali“.

Purtroppo, come ha evidenziato l’annuale RapportoGlobal Climate Risk Index“, diffuso come consuetudine alla vigilia della Conferenza sul Clima, da GermanwatchOrganizzazione non governativa con sede a Bonn che si prefigge di promuovere l’equità globale e la salvaguardia dei mezzi di sussistenza, riconferma che i Paesi meno sviluppati sono generalmente più colpiti rispetto Paesi industrializzati. 
L’indice di rischio di Germanwatch si basa sul più recente set di dati annuali della società di assicurazione MunichRe e sui dati socio-economici del World Economic Outlook del FMI, e prende in esame i Paesi più colpiti da eventi meteorologici e climatici estremi, sia sul breve termine (2015) che a più lungo periodo (1996-2015).

L’Africa è stato il continente più interessato da eventi meteorologici estremi nel 2015, con 4 dei 10 Paesi più colpiti: Mozambico (1° posto), Malawi (3°), Ghana e Madagascar (entrambi all’8° posto).
Soprattutto le inondazioni hanno colpito il continente che ospita il vertice sul clima di quest’anno – ha affermato Sönke Kreft, autore principale dell’Index – Le ondate di calore sono state responsabili della maggior parte delle vittime dello scorso anno. Più di 4.300 sono stati i morti in India oltre 3.300 quelli in Francia, a dimostrazione che sia i Paesi in via di sviluppo che quelli industrializzati sono egualmente soggetti a temperature straordinarie“.

Gli altri Paesi più colpiti nel 2015 sono stati: Repubblica Dominicana (2° posto), India (4°), Vanuatu (5°), Myanmar (6°), Bahamas (7°) e Cile (10°).

Per il periodo 1996-2015 i più afflitti sono risultati nell’ordine: HondurasMyanmarHaitiNicaraguaFilippineBangladeshPakistanVietnamGuatemalaThailandia.

Ma si deve sottolineare come Francia e Italia siano rispettivamente al 16° e 19° posto per quanto attiene il 2015 (in Europa solo la Macedonia ha avuto un indice di rischio maggiore) e al 18° e 25° posto, nel periodo 1996-2015 ( con l’inserimento della Germania al 23° posto).

Per quanto riguarda i futuri cambiamenti climatici, l’indice di rischio climatico può costituire un campanello d’allarme per il grado di vulnerabilità di questi Paesi agli eventi estremi che diventeranno sempre più frequenti o più gravi a causa dei cambiamenti climatici.

In copertina: Dei ragazzini stanno osservando su un mucchio di fango, pietre e detriti, un’auto distrutta dopo l’alluvione nel villaggio di Golema Recica, vicino alla città di Tetovo, nel nord-ovest della Macedonia colpita da piogge torrenziali e forti venti per un’ora intera il 3 agosto 2015, facendo vittime anche tra i bambini. (Foto AP / Zoran Andonov).

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