Diritto e normativa Risorse e rifiuti

Esportazione illegale rifiuti più difficile grazie alla Commissione UE

La Commissione UE ha intrapreso un’importante iniziativa nella lotta al trasporto illegale dei rifiuti

La Commissione UE propone la Revisione del Regolamento sull’esportazione dei rifiuti per introdurre una pianificazione delle ispezioni sui punti di raccolta e sugli impianti di stoccaggio, in  maniera tale da bloccare a monte le esportazioni illegali che sono stimate nell’ordine del 25%.

La Commissione UE ha intrapreso un’importante iniziativa nella lotta al trasporto illegale dei rifiuti, una pratica che causa danni all’ambiente e alla salute dell’uomo.

Dietro le esportazioni illegali vi sono forti interessi economici rappresentati dai costi di trattamento e smaltimento dei rifiuti notevolmente inferiori nei Paesi in via di sviluppo, determinati principalmente da norme ambientali e sanitarie meno severe di quelle applicate nell’UE e, in alcuni casi, dalla possibilità di eludere totalmente i controlli. Se il paese di destinazione non dispone di norme e capacità di riciclaggio adeguate, non si fa altro che esportare in altre parti del mondo potenziali rischi ambientali e sanitari.

L’abbandono dei rifiuti o il loro trattamento non conforme alle norme costituisce una grave minaccia per l’ambiente ed espone i cittadini e gli addetti ai lavori a rischi di salute a lungo termine. Inoltre, le sostanze rilasciate dai rifiuti abbandonati possono inquinare il suolo, le acque e l’aria attraverso l’emissione di metalli pesanti e di inquinanti organici persistenti. Tali emissioni sono inoltre causa del surriscaldamento climatico e del buco dell’ozono.

Il Regolamento dell’UE relativo alle spedizioni di rifiuti (Regolamento (CE) n. 1013/2006) vieta l’esportazione di rifiuti pericolosi verso Paesi non appartenenti all’OCSE e l’esportazione di rifiuti destinati allo smaltimento verso Paesi non membri dell’UE/EFTA. Quando vengano individuate spedizioni illegali, i rifiuti devono essere rispediti nel Paese di provenienza. Il regolamento consente l’esportazione di rifiuti non pericolosi verso Paesi non appartenenti all’OCSE per operazioni di recupero, purché le autorità nazionali verifichino che tali rifiuti siano trattati in conformità a norme grosso modo equivalenti a quelle dell’UE. Il Regolamento, tuttavia, non contiene disposizioni specifiche riguardanti la pianificazione delle ispezioni o le modalità di esecuzione delle stesse, tant’è che si stima che circa il 25% delle spedizioni di rifiuti inviate dall’UE ai Paesi in via di sviluppo di Africa e Asia avvenga in violazione delle normative internazionali. Al loro arrivo, inoltre, questi rifiuti sono spesso abbandonati o gestiti in maniera scorretta, con conseguenze molto gravi per la salute dell’uomo e per l’ambiente.

Tra il 25 gennaio e il 12 aprile 2011  è stata effettuata una pubblica Consultazione, aperta a tutti i soggetti interessati, volta a raccogliere opinioni e suggerimenti su come prevenire efficacemente le spedizioni illegali di rifiuti che violano la normativa UE, i cui risultati di ampio sostegno a favore delle disposizioni dell’UE in materia di ispezioni delle spedizioni di rifiuti (90% dei soggetti rispondenti) hanno costituito il presupposto per la proposta adottata dalla Commissione UE l’11 luglio 2013 di revisione del Regolamento (Proposal amending Regulation (EC) No 1013/2006 on shipments of waste – COM(2013) 516 final)

È arrivato il momento di applicare controlli più severi in tutti gli Stati membri: è la soluzione più adeguata per impedire agli esportatori che operano illecitamente di continuare ad approfittarsi dell’attuale sistema – ha dichiarato il Commissario per l’Ambiente, Janez Potočnik – La proposta presentata contribuirà a ridurre la cattiva gestione dei rifiuti e a garantire il trattamento adeguato dei rifiuti pericolosi, nonché il riutilizzo di risorse preziose”.

Secondo la Commissione UE, quantunque alcuni Stati membri dispongano di sistemi d’ispezione a tutto campo ed efficienti, che mirano ad individuare le spedizioni illegali di rifiuti nei porti oppure nei luoghi di produzione e di raccolta, altri sono rimasti indietro. Questa situazione è all’origine della pratica nota come “port hopping“, mediante la quale gli esportatori di rifiuti illegali scelgono di far transitare le spedizioni negli Stati membri che applicano controlli meno severi.

La proposta di revisione del Regolamento del 2006 prevede che gli Stati membri effettuino regolarmente ispezioni basate sui rischi, con una maggiore collaborazione tra le autorità e una migliore preparazione degli ispettori, permettendo una maggiore concentrazione su percorsi, orari i veicoli più frequentemente coinvolti nel trasporto illegali. Inoltre, una maggiore attenzione ai punti di raccolta e agli impianti di stoccaggio farà in modo che le ispezioni possano essere condotte nella fase iniziale, in maniera tale da bloccare a monte le esportazioni illegali di rifiuti e attenuare la pressione presente nei punti regolari di uscita. Le ispezioni in loco- aspetto chiave della proposta – permetteranno di ottenere, dalla persona responsabile della spedizione, elementi di prova sulla legittimità della spedizione stessa, in grado di dimostrare, ad esempio, che i rifiuti in questione sono destinati ad una gestione ecocompatibile in un Paese terzo.

Ispezioni efficaci si tradurranno in risparmi e vantaggi economici diretti per gli Stati membri e per il settore dell’industria, evitando le spese di bonifica e reimportazione, oltre che la perdita di materie prime di un certo valore (ad esempio minerali preziosi quali cobalto e indio contenuti nei rifiuti elettronici), che possono essere riutilizzate e reimmesse nel mercato. Ciò porterà, infine, all’ottimizzazione dei processi di trattamento dei rifiuti, al miglioramento delle tecniche di cernita e riciclaggio e ad una maggiore disponibilità di materie prime di alta qualità.

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