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Edilizia e costruzioni: un potenziale inutilizzato di riduzione delle emissioni

Secondo un Rapporto IEA-UNEP, presentato dal WorldGBC alla COP24,  i governi, le città e le imprese dovranno adottare misure radicali affinché il settore dell’edilizia e delle costruzioni riduca la sua impronta di carbonio, per allinearsi all’obiettivo dell’Accordo di Parigi.

Alla Conferenza sul Clima (COP24) che si è chiusa (link: https://www.regioni-ambiente.it/cop24_decisioni_assunte/) il 15 dicembre 2018, vari organismi, associazioni, reti di imprese e della finanza hanno presentato per l’occasione alcuni Rapporti per fornire informazioni e aggiornamenti in merito a temi quali su cui si stavano prendendo decisioni, con l’obiettivo finale di far rimanere  alla fine del secolo il riscaldamento globale entro i limiti previsti dall’Accordo di Parigi.

Di alcuni abbiamo dato ampio resoconto nei giorni che hanno preceduto o durante l’evento, per altri lo faremo nel corso dei prossimi giorni, scegliendo, come in questo caso, quelli che riteniamo abbiano maggiore impatto e rilevanza tecnico-scientifico.

Pertanto, ci occupiamo in questa occasione del RapportoThe Global Status Report 2018. Towards a Zero-Emission, Efficient and Resilience Buildings and Construction Sector”(Rapporto sullo stato globale 2018. Per un settore delle costruzioni ad emissioni zero, efficiente e resiliente), presentato a Katowice il 7 dicembre 2018 dalla Global Alliance for Buildings and Construction (WorldGBC), di cui fa parte anche GBC Italia, che rappresenta la più grande organizzazione internazionale al mondo attiva per il mercato delle costruzioni sostenibili, il cui scopo è di mobilitare tutte le parti interessate del settore per potenziarne le azioni climatiche verso emissioni zero, efficienza e resilienza.

Redatto  da IEA (Agenzia Internazionale dell’Energia) e UNEP (Programma Ambiente delle Nazioni Unite), il Rapporto sottolinea che nei prossimi anni “occorreranno azioni molto forti da parte di governi, città e imprese per tagliare l’impronta del carbonio del settore edile e delle costruzioni se si vuole raggiungere l’obiettivo dell’Accordo di Parigi”.

Attualmente, gli edifici rappresentano circa il 40% delle emissioni mondiali di gas serra, il 36% dell’intero consumo energetico, è responsabile del 50% delle estrazioni di materie prime e del consumo di 1/3 di acqua potabile.

Quello dell’edilizia dunque, oltre ad essere un potente motore dell’economia globale, è anche un settore cruciale per il raggiungimento degli obiettivi sul clima dell’Accordo di Parigi e di quelli di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda ONU al 2030.

Il recente Rapporto dell’IPCC toglie ogni dubbio: il settore dell’edilizia e delle costruzioni deve decarbonizzare entro il 2050 per raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi – ha dichiarato James Drinkwater,  Direttore della Rete Regionale Europea del WorldGBC – Dal momento che tutti i Paesi del mondo devono contrastare le emissioni prodotte dagli edifici, dobbiamo sfidare noi stessi ad affrontare l’impatto totale delle emissioni del nostro settore, se vogliamo fornire uno stock di edifici a zero emissioni nette. La COP24 deve segnare l’inizio di una grande campagna globale per affrontare questa sfida, quella di cui l’Europa deve essere di guida”, facendo un esplicito riferimento alla recente adozione da parte della Commissione UE della Strategia “Un Pianeta Pulito per Tutti“.

A rendere comunque difficile questa transizione verso costruzioni green e sostenibili, vi è la previsione che il numero di nuovi edifici crescerà rapidamente nei prossimi anni, soprattutto nelle aree urbane dell’Africa e dell’Asia, mettendo in seria difficoltà l’obiettivo di un miglioramento del 30% dei consumi energetici degli edifici entro il 2030, necessario per mettere il settore sulla giusta traiettoria per raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi.

In particolare, il Rapporto si sofferma sulla forte crescita della domanda di sistemi di raffrescamento e dei condizionatori d’aria, legata al miglioramento degli standard di vita nei Paesi in via di sviluppo e all’aumento delle temperature in molte parti del mondo, a causa dei cambiamenti climatici. Dal 2010 l’energia utilizzata dai sistemi di raffrescamento è aumentata del 25% e attualmente ci sono in funzione più di 1,6 miliardi di unità di condizionamento. Oggi, i mercati più grandi non si trovano nei Paesi più caldi del pianeta: solo l’8% dei 2,8 miliardi di persone che vivono in luoghi con temperature medie giornaliere sopra i 25 °C hanno un condizionatore d’aria.
È fondamentale che i sistemi di raffrescamento utilizzino gas rispettosi dell’ambiente.

Gli edifici sono un fattore chiave della domanda di energia, e gli sviluppi nel settore come la crescente diffusione di condizionatori d’aria stanno avendo un forte impatto sulle tendenze energetiche ed ambientali a livello globale – ha affermato Fatih Birol, Direttore esecutivo dell’IEA – Se non rendiamo gli edifici più efficienti, il loro crescente consumo energetico avrà un impatto su tutti noi, in termini di accesso a servizi energetici a prezzi accessibili, di inquinamento atmosferico o di bollette energetiche più elevate”.

Il Rapporto evidenzia un notevole divario tra la quantità di denaro investito nella costruzione e ristrutturazione di edifici e quello speso per soluzioni energeticamente efficienti, che nel 2017 è aumentato di poco più del 4%, attestandosi a 423 miliardi di dollari, il più basso tasso degli ultimi anni.

Ci sono, comunque, anche alcuni incoraggianti segnali, quali la crescita delle energie rinnovabili che alimentano sempre più uffici e abitazioni, e lo sviluppo di nuove tecnologie, strumenti e prodotti, come pompe di calore, finestre più performanti, sistemi più efficienti di isolamento, l’uso di materiali a minor consumo energetico, che hanno permesso di stabilizzare le emissioni del settore negli ultimi anni, garantendo incrementi di efficienza energetica nel riscaldamento e l’illuminazione. Inoltre sono diverse le imprese immobiliari, edilizie e siderurgiche, che hanno deciso di allineare i propri obiettivi di riduzione delle emissioni con l’Accordo di Parigi.

Uno degli impegni dell’Accordo di Parigi prevede che i Paesi sviluppino e implementino i propri piani nazionali di azione per il clima, ma, ad oggi, sottolinea il Rapporto, solo 104 piani menzionano azioni specifiche per migliorare l’efficienza energetica negli edifici, i codici di costruzione e le certificazioni energetiche. Poi, sono pochissimi quelli che affrontano la questione dei materiali da costruzione – come acciaio e cemento – e le emissioni di carbonio coinvolte nella loro produzione.

Un’altra area d’azione raccomandata dal Rapporto è la necessità di sviluppare standard per evolvere verso edifici più resilienti di fronte ai cambiamenti climatici e agli eventi meteorologici estremi, come tempeste e uragani, alluvioni, venti forti e temperature altissime.

È fondamentale che nei prossimi due anni si cambi il modo in cui vengono edifici e costruzioni -ha affermato Joyce Msuya, Direttrice esecutiva pro tempore dell’UNEP – Abbiamo solo bisogno di guardare le norme attuali e la qualità di molti edifici per riconoscere che possiamo fare molto di più. Dobbiamo alzare il livello dell’efficienza energetica, di incrementare il numero di edifici verdi e di adottare le migliori pratiche di costruzione”.

 

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