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Difendere i diritti umani proteggendo la biodiversità

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Per la prima volta, le Nazioni Unite affrontano il tema della biodiversità legata ai diritti umani. Con questa analisi, Rapporto del relatore speciale sulla questione degli obblighi dei diritti umani relativi al godimento di un ambiente sicuro, pulito, sano e sostenibile, si vuole dimostrare che con la conservazione della biodiversità, gli Stati hanno maggiori possibilità di raggiungere gli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile (OSS) riguardanti la sicurezza alimentare, la salute e l’acqua, ad esempio.

La gente ha il diritto di beneficiare della natura per il proprio sostentamento e per una vita gratificante e dignitosa – ha detto Inger Andersen, Direttore Generale dell’Iucn – Questo include, per esempio, il diritto al cibo per tutti, per le generazioni presenti e future, il diritto all’acqua, il diritto alla casa, il diritto alla salute e molti altri diritti sociali, economici e culturali. Tutti questi dipendono sul funzionamento degli ecosistemi e della biodiversità“.

L’Iucn sta considerando da tempo i legami tra conservazione della biodiversità e il raggiungimento dei diritti umani. Già nel 1994, era chiaro che per ottenere una vita sostenibile e il diritto ai benefici della natura, tutti si sarebbero dovuti impegnare a proteggere i sistemi che la natura fornisce. Attraverso questo lavoro, l’Iucn mette in evidenza le minacce a cui si andrà incontro a causa dei cambiamenti ambientali e il peggioramento della situazione, già critica, in quelle zone direttamente dipendenti dagli ecosistemi.

Dopo aver sottolineato che la biodiversità in tutto il mondo si sta rapidamente degradando e distruggendo, con implicazioni di vasta portata per il benessere umano, si pone una prospettiva dei diritti umani decisamente innovativa:

– si chiarisce che la perdita di biodiversità mina anche il pieno godimento dei diritti umani;

– viene rafforzata l’esigenza urgente di tutela della biodiversità;

– si promuove la coerenza politica, la legittimità della conservazione e l’uso sostenibile della biodiversità.

Un ruolo importante è quello degli Stati membri, i quali dovrebbero rivolgere una particolare attenzione alla formazione culturale e ambientale delle popolazioni: dovrebbero valutare gli impatti sociali e ambientali di tutti i progetti proposti e le politiche che possono influenzare la biodiversità; hanno il compito di fornire informazioni pubbliche su questa tematica; dovrebbero facilitare la partecipazione del pubblico alle decisioni relative alla biodiversità e fornire l’accesso a rimedi efficaci per affrontarne la perdita e il degrado.

Il valore degli Stati membri in questo contesto si riferisce soprattutto al loro dovere di stabilire norme ambientali e di farle rispettare: ad esempio adottare e attuare norme che si accordino con gli standard internazionali, né regressive né discriminatorie, ma rispettare e proteggere i diritti di coloro che sono particolarmente vulnerabili dalla perdita di biodiversità.

Nonostante gli Stati membri abbiano adottato accordi e iniziative per proteggere la biodiversità, compreso un piano strategico globale per il periodo 2011-2020, sotto l’egida della Convenzione sulla diversità biologica, ancora non si è sulla buona strada per raggiungerne gli obiettivi proposti. Gli Stati dovrebbero raddoppiare i loro sforzi per raggiungerli, anche assicurando che le loro strategie nazionali di biodiversità e piani d’azione riflettano la portata e l’ambizione necessaria. L’analisi sottolinea che è compito dei governi e delle organizzazioni di conservazione aumentare il sostegno affinché tutti gli Stati abbiano la capacità di raggiungere gli obiettivi, e che le misure di salvaguardia dovrebbero garantire che i progetti relativi alla biodiversità non violino i diritti umani.

Oltre agli obblighi e ai doveri degli Stati, l’analisi sottolinea anche quelli relativi alle imprese. Queste dovrebbero agire solo attraverso il rispetto per i diritti umani e per la biodiversità, per fare un paio di esempi: attenersi alle raccomandazioni per quanto riguarda le attività estrattive e utilizzare le concessioni date in aree protette solo per gli scopi per i quali sono state concesse, senza ulteriore sfruttamento.

In egual maniera anche le organizzazioni di conservazione devono aumentare gli sforzi per rispettare i loro impegni: ad esempio attraverso un approccio basato sui diritti della conservazione e di scambio di buone pratiche; la costruzione di partenariati più attivi con organizzazioni per i diritti umani; e ancora stabilire meccanismi di reclamo efficaci.

In conclusione, questa analisi vuole chiarire che per arrivare concretamente ad un rispetto dei diritti umani anche in rapporto alla biodiversità deve esserci cooperazione fra lo Stato e le strutture che agiscono al suo interno e, allo stesso tempo, una cooperazione fra tutti gli Stati membri.

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