L’Agenzia Europea dell’Ambiente ha pubblicato il Rapporto sulla qualità dei carburanti utilizzati nei trasporti in UE nel 2016, da cui emerge che il diesel è di gran lunga il carburante più utilizzato nell’UE e continua a crescere, nonostante sia il maggior responsabile del rilascio del biossido di azoto (NO2) nei centri urbani.
L’Agenzia Europea dell’Ambiente (AEA) ha rilasciato il 31 gennaio 2018 il Rapporto “Fuel Quality in the EU in 2016” che l’ultimo aggiornamento annuale sui volumi e sulla qualità della benzina e del diesel utilizzati per il trasporto su strada.
Ogni anno gli Stati membri dell’UE segnalano tali informazioni in base ai requisiti stabiliti nella Direttiva 98/70/CE relativa alla benzina e al carburante diesel (FQD), volta a ridurre del 6% entro il 2020 l’intensità dei gas ad effetto serra di ogni tipo di carburante utilizzato dai veicoli, fissandone dei valori limite.
Dal Rapporto emerge che nel 2016 il diesel ha continuato a primeggiare nel consumo dei carburanti per autotrazione, con 257.206 milioni di litri (71,8%), contro i 100.838 milioni di litri della benzina (28,2%), in aumento del 3,8% sull’anno precedente, mentre le vendite della benzina sono rimaste pressoché invariate.
Inoltre, l’AEA attesta che la percentuale della vendita di gasolio sul totale delle vendite di carburanti è andata aumentando nel corso degli anni, passando dal 55,6% del 2001 al 71,8% del 2016, riflettendo la “dieselizzazione del parco auto in Europa nel corso di tale periodo, in cui la maggior parte dei Paesi membri ha superato il 60% della vendita di carburante diesel sul totale delle vendite, ad eccezione di Cipro, Grecia, Malta e Paesi Bassi”.
In Italia si sono venduti nel 2016, 10.129 milioni di litri di benzina e 29.952 milioni di litri per il diesel, in un rapporto di circa 1 a 3.
In UE hanno consumato quantitativi maggiori di diesel, la Germania (45.000 milioni), Francia (40.000 milioni) e Gran Bretagna (30.000 milioni).
Per quanto attiene alla “qualità”, nel 2016 solo Lituania, Slovenia e Svezia hanno conseguito la completa conformità prevista dalla Direttiva per entrambi i carburanti. A questi, per la conformità delle benzine, si aggiungono: Grecia e Paesi Bassi; mentre per il diesel: Bulgaria, Croazia, Finlandia, Germania, Irlanda, Malta.
Complessivamente, gli Stati membri hanno riportato nel 2016 un totale di 507 casi di non conformità per la benzina, per lo più relativi a superamenti dei parametri di pressione vapori durante il periodo estivo, di RON (Research Octane Number), la prova per testare il potere antidetonante di un combustibile, di MON (Motor Octane Number) prova testata con motore sotto carico, di aromatici.
Per il diesel la non conformità è stata di 101 casi e riguardano essenzialmente il superamento del contenuto limite di zolfo e di FAME (Fatty Acid Methyl Ester), la stabilità ossidativa del biodiesel.
I casi di non conformità i carburanti venduti in Italia, per risultati sono risultati 3 per la benzina (RON e MON) e 4 per il diesel (TL di zolfo).
In questi giorni, il tema del diesel è piuttosto “caldo”, sia per lo scandalo dei test commissionati dalle case automobilistiche tedesche su scimmie e poi anche su esseri umani, per verificare gli effetti dell’esposizione agli ossidi di azoto emessi dai motori, sia per la convocazione da parte della Commissione UE a Bruxelles il 30 gennaio 2018 delle competenti autorità di Governo di 9 Stati membri dell’UE (tra cui l’Italia), per conoscere le misure che intendano intraprendere per correggere il superamento dei limiti per il superamento dei limiti della normative europee sulla qualità dell’aria ambiente, soprattutto per i livelli di biossido di azoto (NO2).
Al termine della riunione ministeriale il Commissario UE all’Ambiente ha rilasciato una Dichiarazione in cui si prende atto che “sono emersi alcuni suggerimenti positivi. Ma, a prima vista, non sembrano sufficienti a modificare il quadro generale. In molti casi se non si metteranno in pratica nuove ed efficaci azioni le norme sulla qualità dell’aria continueranno a non essere rispettate per i mesi e gli anni a venire, anche al di là del 2020. Di fronte a questa protratta incapacità di agire concretamente e seriamente, e tenendo conto delle procedure legali in corso, sollecito tutti gli Stati membri ad affrontare questo problema letale con l’urgenza che merita”.
Gli Stati membri già sottoposti a procedimenti di infrazione di parere motivato, se vorranno evitare il deferimento alla Corte di giustizia europea, dovranno presentare proposte concrete entro il 5 febbraio 2018.
Riproponendo il suo Report “Ogni respiro è un rischio”, Greenpeace ricorda che “Il biossido di azoto – che negli ambienti urbani proviene per il 70-80% dal settore dei trasporti, e in massima parte dai diesel – è classificato tra le sostanze certamente cancerogene. I suoi effetti patogeni sono principalmente a carico delle vie respiratorie, del sistema sanguigno, delle funzioni cardiache”.
“Non sorprende quindi che in questi anni i limiti sulla qualità dell’aria siano stati superati nelle città di tutta Europa – prosegue l’Associazione ambientalista – L’unica soluzione è intervenire il prima possibile per azzerare l’uso del diesel e abbandonare i combustibili fossili, per ridurre le emissioni e proteggere la nostra salute”.