Quasi 2.000 scienziati e ricercatori provenienti da 100 Paesi si sono riuniti per mettere a fuoco le ultime analisi degli impatti dei cambiamenti climatici e le soluzioni per mitigarne la portata, in vista della Conferenza ONU sul Clima di Parigi.
C’è il rischio che, per lo scarso grado di consapevolezza dell’opinione pubblica sui pericoli del global warming, i politici non tengano conto degli ammonimenti della scienza e non assumano le adeguate azioni di mitigazione e adattamento.
La Segretaria esecutiva dell’UNFCCC Christiana Figueres il 12 luglio 2015 ha twittato: “Grazie CFCC15 per affermare la necessità di un percorso a lungo termine, per il quale la leadership degli scienziati è essenziale in vista della COP21“.
CFCC15 (Our Common Future Under Climate Change) è la più grande e importante Conferenza scientifica che si è svolta a Parigi dal 7 al 10 luglio 2015 prima della Conferenza delle Parti della Convenzione ONU sui Cambiamenti Climatici (COP21) di fine anno, alla quale hanno partecipato quasi 2.000 scienziati e docenti universitari provenienti da circa 100 Paesi.
“Questa conferenza vuole deliberatamente mettere a fuoco delle soluzioni – ha dichiarato Chris Field, Presidente del Comitato Scientifico di CFCC15 e Direttore del Dipartimento di Ecologia Globale presso la Stanford University della Carnegie Institution for Science, in apertura dell’evento – Ci sono numerose soluzioni a disposizione basate sull’evidenza scientifica che sono economicamente interessanti e abbordabili, sia per affrontare i cambiamenti climatici sia per prepararci ai suoi effetti sulla nostra società. Non è compito degli scienziati di indicare ai Governi cosa devono fare, ma di illuminare le scelte che hanno differenti livelli di costi e rischi“.
“Il mondo è a un bivio critico – ha fatto notare il Segretario ONU, Ban Ki-moon nel suo messaggio letto dal Segretario generale dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale, Michel Jarraud – I Paesi sono stati invitati a presentare i loro Intended Nationally Determined Contributions (INDC) in vista del nuovo accordo sul clima da concludere nel mese di dicembre, a Parigi. Più di 40 Paesi sviluppati e in via di sviluppo che rappresentano poco più della metà delle emissioni globali hanno già presentato i propri contributi. Alcuni Paesi si sono impegnati fino al 50% della riduzione delle emissioni di gas serra al 2030. Tutte le Nazioni debbono costituire una parte della soluzione. A Novembre, la UNFCCC rilascerà un rapporto sugli effetti aggregati dei vari impegni sottoscritti,ma sulla base di quanto finora dichiarato è abbastanza evidente che siamo lontani dal percorso per limitare il riscaldamento globale a+2 °C. Chiaramente, occorre intraprendere azioni più incisive“.
Durante i 4 giorni di svolgimento della Conferenza, ospitata nella sede dell’UNESCO e all’Università “Pierre e Marie Curie“, sono state presentate 165 sessioni di varie discipline scientifiche e di scienze sociali che hanno analizzato gli aspetti previsionali correlati ai cambiamenti climatici, con particolare riguardo alle conseguenze dell’aumento delle temperature e dell’acidificazione degli oceani sulla biodiversità e sulle attività economiche, mettendo in risalto le modalità per limitarne la portata e per gestire il cambiamento.
“La Conferenza ha dimostrato l’impegno della comunità scientifica e della ricerca per il clima per contribuire ad una visione a lungo termine per un futuro sostenibile – ha sottolineato il Presidente del Comitato Organizzatore Hervé Le Treut, Professore di Climatologia all’ Università “Pierre e Marie Curie” – La scienza del clima è entrata in una nuova fase, mettendo non solo in allerta sui rischi, ma contribuendo di volta in volta a trovare soluzioni“.
Alla conclusione dei lavori è stata approvata una Dichiarazione finale che costituisce il pilastro delle conoscenze scientifiche su cui dovrebbero poggiare le decisioni dei Governi.
“l cambiamenti climatici costituiscono la maggior sfida del XXI secolo. Le sue cause sono profondamente radicate nel modo in cui produciamo e utilizziamo l’energia, produciamo cibo, gestiamo i territori e consumiamo più di quello che abbiamo bisogno. I suoi effetti hanno il potenziale di influenzare tutte le regioni della Terra, ogni ecosistema e molti aspetti delle attività umane. Le sue soluzioni richiedono un impegno coraggioso per il nostro futuro comune.
Poiché il riscaldamento indotto dall’anidride carbonica persiste per molti secoli, qualsiasi limitazione per il riscaldamento richiede che le emissioni di anidride carbonica finiscano a zero. Ci sono due probabilità su tre che si possa limitare il riscaldamento a +2 °C o meno se si limiteranno le future emissioni di anidride carbonica di circa 900 miliardi di tonnellate, circa 20 volte le emissioni annue nel 2014 per azzerarle ovvero essere negative per la fine del secolo.
Politiche intelligenti per gestire e ridurre i rischi dei cambiamenti climatici devono essere giuste, che tengano conto della storia, delle capacità di ognuno,di un’equa ripartizione dei finanziamenti e della ricchezza dell’umana esperienza. Il 2015 è un anno cruciale per realizzare progressi in merito. La possibilità di trovare soluzioni economicamente realizzabili e che offrano una ragionevole prospettiva di riscaldamento a +2 °C o meno si stanno rapidamente assottigliando.
Ogni nazione ha un ruolo. L’adozione di misure ambiziose nel 2015 può rivelarsi determinante nel garantire un futuro comune fatto di economie sostenibili e solide, di società più eque e di comunità dinamiche.
La scienza è la base per le decisioni intelligenti che devono essere prese alla COP21 e nel periodo che seguirà. Risolvere la sfida dei cambiamenti climatici richiede ambizione, dedizione, non solo da parte della comunità scientifica, ma e soprattutto dei governi, del settore privato e della società civile.
Noi, rappresentanti della comunità scientifica siamo completamente impegnati a comprendere tutte le dimensioni della sfida, allineando il programma delle ricerche con le opzioni per la soluzione, per informare il pubblico e per sostenere il processo politico.
L’area delle soluzioni
1. Un obiettivo ambizioso di mitigazione per limitare il riscaldamento a meno di +2 °C rispetto ai livelli preindustriali è economicamente fattibile. Ritardare la riduzione drastica delle emissioni, l’attendismo da parte di alcuni Paesi o l’accantonamento di certe tecnologie di energia pulita, fanno aumentare i costi e la complessità delle misure. Percorsi di mitigazione efficaci per limitare il riscaldamento a 2 °C richiedono la riduzione delle emissioni di gas serra del 40-70% rispetto ai livelli attuali entro il 2050.
2. Le azioni di mitigazione nel corso dei prossimi decenni saranno fondamentali nel determinare l’importanza del riscaldamento a lungo termine e dei rischi connessi. Ma, pur con una politica di mitigazione ambiziosa, gran parte dei cambiamenti climatici nei prossimi decenni sarà inevitabile a causa sia dei processi climatici che del ciclo di vita naturale delle attuali tecnologie e infrastrutture. L’adattamento a breve termine e a lungo termine può aiutare ad affrontare i rischi di impatti che non possono essere evitati, ma ci sono dei limiti all’adattamento.
3. Gli investimenti nelle azioni di adattamento e mitigazione ai cambiamenti climatici sono in grado di fornire una vasta gamma di co-benefici che migliorano la protezione dalla variabilità climatica attuale, riducendo i danni da inquinamento dell’aria e dell’acqua e promuovendo lo sviluppo sostenibile. Le risposte intelligenti ai cambiamenti climatici, progettate per massimizzare i co-benefici e minimizzare gli effetti collaterali negativi, possono essere parte di una strategia integrata di sviluppo inclusivo e sostenibile.
4. Un obiettivo ambizioso di mitigazione richiederà una serie di azioni, tra cui gli investimenti in ricerca, sviluppo e trasferimento di tecnologie; la graduale eliminazione dei contributi ai combustibili fossili e l’introduzione della tassa sul carbonio che mette su una situazione di eguaglianza le tecnologie energetiche, facendo pagare per i danni causati dai cambiamenti climatici e gratificando i benefici conseguenti alle attività di mitigazione.
5. Da qui alla fine del secolo, gli investimenti globali in energia e nelle infrastrutture energetiche saranno pari a molte migliaia di miliardi di dollari. Gli ulteriori investimenti necessari per la transizione verso l’energia pulita possono rappresentare una piccola frazione di questo importo. Con l’implementazione efficace, questo costo aggiuntivo può contribuire largamente ad una crescita economica inclusiva e sostenibile.
6. Le emissioni di gas che intrappolano il calore sono più semplici da ridurre in alcuni settori che in altri. Per esempio, è più facile incidere sulla riduzione della deforestazione, sull’efficienza energetica,sulla produzione di elettricità, sugli edifici e sulle auto, mentre è più complicato per l’aviazione, gli autocarri pesanti, le navi d’alto mare e l’agricoltura. Le tecnologie con un enorme potenziale includono la gestione della domanda, l’efficienza energetica, il solare, l’eolica, la bioenergia e nucleare: tutte con grandi possibilità di ulteriori progressi. Una migliore gestione della Terra presenta grandi opportunità non solo per il clima ma anche per la biodiversità e i servizi ecosistemici.
L’area dei problemi
1. Il riscaldamento del sistema climatico è inequivocabile, da imputarsi per lo più alle attività umane.
2. Gli Impatti dei cambiamenti climatici che si sono già verificati sono diffusi e consequenziali, interessando tutti i continenti, dall’equatore ai poli e dalle montagne alle coste. I cambiamenti climatici hanno contribuito a molti eventi estremi, tra ondate di calore, piogge torrenziali, incendi, siccità e diminuzione di neve e ghiaccio. Hanno reso più difficile la resa dei raccolti e modificato la distribuzione geografica di piante e animali sulla terra, nei laghi, nei fiumi e negli oceani.
3. Le persone e le località di tutto il mondo sono vulnerabili ed esposte ai cambiamenti climatici, pur con livelli diversi di rischi a seconda delle aree. La vulnerabilità è particolarmente elevata dove la povertà, le disuguaglianze, la mancanza di infrastrutture e la governance inadeguata si combinano, limitando le opzioni.
4. Elevati livelli di emissioni di gas continuano ad aumentare il rischio di impatti drammatici, pervasivi e irreversibili. I rischi per le persone, le economie e gli ecosistemi saranno maggiori in un mondo dove le emissioni resteranno alte e il riscaldamento climatico potrebbe arrivare a +4 °C o più rispetto ai livelli pre-industriali da qui alla fine del secolo, qualora non fossero adottati sforzi ambiziosi di mitigazione. I rischi che più preoccupano sono quelli relativi agli impatti sulla sicurezza alimentare, l’acqua, la salute umana e il benessere, la biodiversità e i servizi ecosistemici, l’equità e la povertà, le culture particolari, le attività economiche e le infrastrutture e il superamento delle soglie critiche per quel che attiene il livello dei mari, la biodiversità e le retroazioni climatiche“.
Senza una consapevolezza diffusa dei rischi che si corrono, però, sarà difficile che i decision maker ascoltino la voce degli scienziati.
Come ha osservato il Climatologo Keith Caldeira nella sua Key-note alla Conferenza: “I politici non si mettono alla guida, si lasciano trasportare. Abbiamo bisogno di conseguire un punto di svolta sociale per cui la gente rifiuti la costruzione di un’altra ciminiera. Solo quando una persona media ha raggiunto tale livello di consapevolezza è possibile che avvenga il cambiamento“.
E i media non si sforzano di certo per favorire questo cambiamento, come dimostra la scarsissima copertura data a tale evento!