Per due settimane circa 10.000 delegati discuteranno dell’attuazione della Convenzione sulla Diversità Biologica e in particolare degli Obiettivi di Aichi concordati nel 2010, e del suo ruolo per contribuire agli obiettivi di sviluppo sostenibile, agli interventi per il clima, alla sicurezza alimentare e agli altri obiettivi di sviluppo umano, come recita appunto lo slogan scelto la 13ma Conferenza ONU di Cancún (4-17 dicembre 2016).
Preceduta da una Riunione ministeriale ad alto livello e da un Forun dedicato a “Imprese e Biodiversità” (2-3 dicembre 2016), si è aperta ieri a Cancún (Messico) la 13ma Conferenza delle Parti (COP) degli Stati aderenti alla Convenzione Internazionale sulla Diversità Biologica (CBD), a cui per la prima volta, oltre ai Ministri dell’Ambiente, partecipano anche quelli di altri settori (Agricoltura, Silvicoltura e Foreste, Pesca, Turismo) che dipendono, ma pure influenzano la biodiversità dei loro Paesi.
“Se vogliamo salvare la biodiversità dobbiamo lavorare con questi settori – ha affermato Braulio Ferriera de Souza Dias, Direttore esecutivo della CBD, nel corso della riunione ad alto livello – Abbiamo la tendenza ad affrontare i problemi in modo isolato, ricercando soluzioni che non tengono conto delle conseguenze in altri settori. Così spesso le nostre azioni risultano inefficaci, perché non sono allineate con quelle di altri ambiti – Dobbiamo smettere di ripetere continuamente gli stessi errori. Abbiamo bisogno che le nostre azioni siano coerenti con le politiche in tutti i settori. Dobbiamo stare attenti che la biodiversità sia inclusiva e coerente, integrandosi con successo all’interno e tra i vari settori“.
Al termine della riunione ministeriale ad alto livello è stata approvata la Dichiarazione su “Mainstreaming the Conservation and Sustainable Use of Biodiversity for Well-being” che ribadisce la necessità e l’impegno di integrare la conservazione e l’uso sostenibile della biodiversità in tutti i piani e programmi economici a livello di Governi, Stati, sub-Nazionali e Locali, per il conseguimento dell’Agenda 2030 e dei suoi Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, in particolare per: protezione e gestione sostenibile degli ecosistemi; lotta contro la desertificazione; azione sui cambiamenti climatici; buona salute; acqua potabile e servizi igienico-sanitari; sicurezza alimentare; produzione e consumo sostenibili; crescita economica e dignitosa; prevenzione dei rischi naturali; conseguimento di città e insediamenti umani resilienti, sostenibili e inclusivi, come di pace e giustizia; riduzione della povertà in tutte le sue forme, della malnutrizione, e della disuguaglianza sociale tra le persone e le regioni.
Per due settimane circa 10.000 delegati discuteranno dell’attuazione della Convenzione sulla Diversità Biologica che dalla sua entrata in vigore nel 1993 ha adottato 367 decisioni, in particolare sullo stato di attuazione delle azioni nazionali per proteggere ed utilizzare in modo sostenibile la biodiversità, secondo quanto previsto dai 20 Obiettivi di Aichi inseriti nel Piano strategico per la biodiversità 2011-2020concordato ala COP10-CBD di Nagoya (2010).
“I Governi hanno preso impegni ambiziosi per rispettare gli Obiettivi di Aichi, però questi impegni devono essere assicurati attraverso azioni nazionali – ha sottolineato il Direttore esecutivo dell’UNEP, Erik Solheim– Se non c’è garanzia che gli obiettivi nazionali si stabilizzino e aumentino, il loro lavoro resterà a metà“.
Sotto stretta osservazione saranno proprio quelle nazioni che sono ben lontane dal rispettare gli obiettivi stabiliti.
Secondo il WWF, la conservazione della biodiversità rimane un tema minoritario nella programmazione economica nazionale. L’ambiente viene sfruttato per guadagni immediati, erodendo così il potenziale ambientale a lungo termine offerto dai servizi ecosistemici. Eppure gli ecosistemi ci forniscono cibo, acqua dolce , aria pulita, energia, rimedi medicinali, svago e cultura. Inoltre, dipendiamo dai sistemi naturali sani e diversificati per la regolazione e la depurazione delle acque e dell’aria, per le condizioni climatiche, per l’impollinazione e la dispersione dei semi, per il controllo dei parassiti e delle malattie.
L’ultimo “Living Planet Report” che il WWF pubblica ogni due anni e che in Italia è stato presentato alla Camera dei Deputati il 27 ottobre 2016, si rischia di perdere al 2020, anno in cui scadranno i Target di Aichi, il 67% delle popolazioni di fauna selvatica rispetto ai livelli del 1970.