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Riscaldamento climatico: -0,5 °C dopo l’emendamento di Kigali

emendamento Kigali

Secondo l’UNEP (Programma Ambiente delle Nazioni Unite), l’Accordo raggiunto il 14 ottobre a Kigali (Ruanda), dove era in corso la 28ma Conferenza delle Parti del Protocollo di Montreal, il trattato internazionale del 1987 volto a ridurre la produzione e l’uso di quelle sostanze che minacciano lo strato di ozono, costituisce il più grande contributo finora adottato per il mantenimento al 2100 della temperatura globale ben al di sotto dei +2 °C, l’obiettivo concordato durante la Conferenza delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici. 
L’anno scorso a Parigi abbiamo promesso di salvaguardare il mondo dai peggiori effetti dei cambiamenti climatici – ha dichiarato il Direttore esecutivo dell’UNEP, Erik Solheim – Oggi, stiamo tenendo fede a quella promessa. Questo è ben più dello strato di ozono e degli HFC. Si tratta di una dichiarazione chiara da parte di tutti i leader mondiali che la trasformazione verde ha iniziato a Parigi è irreversibile e inarrestabile, dimostrando che i migliori investimenti sono quelli nelle tecnologie pulite ed efficienti”.

Dopo ben 7 anni di negoziati, l’emendamento approvato (Kigali Amendment) dai 197 Paesi aderenti al Protocollo di Montreal prevede l’eliminazione progressiva entro il 2050 degli idrofluorocarburi (HFC), un’azione questa che contribuirebbe da sola a ridurre di 0,5 °C il riscaldamento globale alla fine del secolo.

Gli HFC sono potenti gas serra di breve durata che contribuiscono ai cambiamenti climatici, intrappolando fino a 15.000 volte più calore dell’anidride carbonica. Dopo l’Accordo del 1987 che ha permesso di eliminare quasi completamente entro il 2010, clorofluorocarburi (CFC) che erodono l’ozono e che erano usati, tra l’altro, come refrigeranti per climatizzatori e frigoriferi, è cresciuto significativamente il consumo dei loro sostituti (HFC) con relativo aumento delle emissioni da loro provocate del 10% annuo.

Ora, l’Accordo di Kigali prevede la riduzione degli HFC su 3 livelli:
– i Paesi sviluppati ridurranno entro il 2019 la produzione dell’85% rispetto ai valori medi annui del 2011-2013;
– Cina, Brasile e Sudafrica smetteranno di usare gli HFC entro il 2024;
– India, Pakistan, Iran, Arabia Saudita e Kuwait avranno la tabella di marca più permissiva, iniziando entro il 2028 per arrivare al minimo entro il 2047.

Alla fine degli anni 2040, tutti i Paesi saranno tenuti a consumare non più del 15-20% dei loro rispettivi standard di riferimento.

Inoltre, i Paesi sviluppati hanno anche deciso di pagare una somma ancora non quantificata per finanziare la transizione e trovare delle alternative agli HFC. L’entità dei finanziamenti, che dovrebbe essere di miliardi di dollari a livello globale, sarà decisa alla prossima riunione tra le Parti che dovrebbe tenersi a Montreal il prossimo anno.

Foto di copertina: pmorgan/Flickr

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