Cibo e alimentazione

Cibo ultraprocessato: metaboliti in sangue e urine svelano consumo

Secondo un nuovo studio condotto da ricercatori dell’Istituto Nazionale della Salute (NHI) statunitense, i gruppi di metaboliti rilevati nel sangue e nelle urine corrispondono in modo affidabile alla quantità di energia proveniente da cibo ultraprocessato (UPF) che una persona consuma, senza dover affidarsi solo ai questionari o alle dichiarazioni delle persone.

Analizzando le sostanze chimiche presenti nel sangue e nelle urine è possibile assegnare un “punteggio” che aiuta a capire l’impatto del cibo ultraprocessato sulla nostra salute e a migliorare la prevenzione di malattie come diabete e problemi cardiaci.

Per la prima volta, ricercatori del National Institutes of Health (NIH), l’Agenzia federale statunitense che conduce e supporta la ricerca medica di base, clinica e traslazionale e studia le cause, i trattamenti e le cure per le malattie comuni e rare, hanno identificato modelli di metaboliti nel sangue e nelle urine che possono essere utilizzati come misura oggettiva del consumo di energia di un individuo a partire da cibo ultraprocessatio, riducendo la dipendenza dai dati dietetici auto-riportati.

I risultati della ricerca Identification and validation of poly-metabolite scores for diets high in ultra-processed food: An observational study and post-hoc randomized controlled crossover-feeding trial” sono stati pubblicati su PLOS Medicine.   

I limiti della dieta auto-dichiarata sono ben noti – ha dichiarato Erikka Loftfield, ricercatrice del National Cancer Institute del NIH, che ha guidato lo studio – La metabolomica offre un’entusiasmante opportunità non solo per migliorare i nostri metodi di misurazione oggettiva di esposizioni complesse come la dieta e l’assunzione di cibo ultraprocessato, ma anche per comprendere i meccanismi attraverso i quali la dieta potrebbe avere un impatto sulla salute”.

Le diete ricche di cibo ultraprocessato (UPF)definito come prodotti industriali pronti al consumo o pronti da riscaldare, tipicamente ricchi di calorie e poveri di nutrienti essenziali, sono stati correlati a un aumento del rischio di obesità e malattie croniche correlate, inclusi alcuni tipi di cancro. Ampi studi di popolazione che quantificano gli effetti sulla salute del cibo ultraoprocessato si basano in genere su dati auto-riportati tramite questionari alimentari. Tali misure possono essere soggette a differenze nella segnalazione e potrebbero non tenere conto delle variazioni nell’approvvigionamento alimentare nel tempo. Grazie a questo studio, i ricercatori dispongono ora di una misura oggettiva dell’assunzione di cibo ultraprocessato per contribuire a far progredire lo studio delle associazioni tra alimenti ultra-processati e risultati sulla salute.

Per il nuovo studio, i ricercatori hanno utilizzato dati provenienti da diversi altri studi per identificare metaboliti e modelli metabolici nel sangue e nelle urine correlati all’assunzione di alimenti ultra-processati. I dati osservazionali provenivano da 718 anziani in salute tra i 50 e i 74 anni che hanno fornito campioni biologici e informazioni dietetiche per un periodo di studio di 12 mesi, che hanno seguito una dieta ricca di cibo ultraprocessato (80% dell’energia) e una dieta priva di cibo ultraprocessatio(0% dell’energia) per due settimane ciascuna, in ordine casuale. In media, la metà delle calorie quotidiane assunte da ciascuno derivava dagli alimenti ultraprocessati, con ampie differenze tra un estremo all’altro (per qualcuno l’apporto era del 12% e per altri dell’82%). Chi consumava più ultraprocessati tendeva a ricavare buona parte della sua energia da carboidrati, zuccheri e grassi e meno da proteine o fibre, come invece avveniva per chi mangiava più sano.

I ricercatori hanno individuato centinaia di metaboliti correlati alla percentuale di energia proveniente da cibo ultraprocessato nella dieta. Utilizzando l’apprendimento automatico (machine learning), i ricercatori hanno identificato i modelli metabolici associati a un elevato consumo di alimenti ultra-processati e separatamente hanno calcolato i punteggi dei polimetaboliti per sangue e urine. Ulteriori test hanno dimostrato che questi punteggi potevano distinguere accuratamente, all’interno dei soggetti dello studio, tra la fase di dieta altamente processata e quella non processata.

I partecipanti allo studio erano adulti statunitensi anziani, le cui diete potrebbero variare rispetto ad altre popolazioni; di conseguenza, i risultati dovranno essere replicati in altre fasce d’età. I ​​ricercatori hanno raccomandato che questi punteggi dei polimetaboliti vengano valutati e migliorati in popolazioni con diete diverse e un’ampia gamma di assunzioni di cibo ultraprocessato. Inoltre, ricerche future dovrebbero esaminare l’associazione tra questi punteggi dei polimetaboliti e il rischio di malattie come il cancro e il diabete di tipo 2.

In copertina: Randy Fath su Unsplash

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