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La CEI ha diffuso il Manifesto: “Progettare le città per le persone”

progettare citta per le persone

La Conferenza Episcopale Italiana (CEI), ha diffuso tramite il Servizio Nazionale Edilizia di Culto il Manifesto “Progettare città per le persone”, l’esito delle riflessioni fatte durante il Convegno “Città: arte, architettura, umanesimo – Riflessioni per la politica e l’economia”, tenutosi  il 12 e il 13 settembre 2015 a Torino e a cui hanno partecipato circa 50 esperti, volto ad allargare gli orizzonti oltre i “luoghi del sacro”: all’uomo e ai “luoghi dell’abitare”, al degrado delle periferie e agli spazi della condivisione.

Il Manifesto, i cui pilastri sono Inclusione SocialeEconomia d’ImpattoEcologia Urbana e Rivivere la Bellezza è un invito a cittadiniamministratori e decisori politiciprofessionisti e imprese, a far proprie le istanze contenute nell’enciclica “Laudato si’ ”, perché la cura della casa comune non sia più solo un auspicio, ma divenga realtà.

Infatti, nel testo vengono dapprima prese in considerazione le questioni che riguardano lo stato della città, seguendo la linea della enciclica pontificia di cui si riportano i passi, poi si arriva alle proposte e agli impegni.

Dal momento
che ‘molte città sono grandi strutture inefficienti che consumano in eccesso acqua ed energia’;

che ‘spesso si trova una città bella e piena di spazi verdi ben curati in alcune aree ‘sicure’, ma non altrettanto in zone meno visibili, dove vivono gli scartati della società’;

che ‘è necessario curare gli spazi pubblici, i quadri prospettici e i punti di riferimento urbani che accrescono il nostro senso di appartenenza, la nostra sensazione di radicamento, il nostro ‘sentirci a casa’ all’interno della città che ci contiene e ci unisce’;

che ‘la qualità della vita nelle città è legata in larga parte ai trasporti, che sono spesso causa di grandi sofferenze per gli abitanti’;

che ‘coloro che progettano edifici, quartieri, spazi pubblici e città hanno bisogno del contributo di diverse discipline’;

che ‘conviene evitare una concezione magica del mercato, che tende a pensare che i problemi si risolvano solo con la crescita dei profitti delle imprese o degli individui’;

che ‘gli sforzi per un uso sostenibile delle risorse naturali non sono una spesa inutile, bensì un investimento che potrà offrire altri benefici economici a medio termine’;

che ‘i costi economici e sociali derivanti dall’uso delle risorse ambientali comuni (vanno) riconosciuti in maniera trasparente e (vanno) pienamente supportati da coloro che ne usufruiscono e non da altre popolazioni o dalle generazioni future’;

che è necessario ‘un approccio integrale, includendo in un dialogo interdisciplinare i diversi aspetti della crisi’;

e che ‘la politica e l’economia tendono a incolparsi reciprocamente per quanto riguarda la povertà e il degrado ambientale, (mentre) quello che ci si attende è che riconoscano i propri errori e trovino forme di interazione orientate al bene comune’ (Papa Francesco, Laudato si’, nn. 44; 45; 151; 153; 150; 190; 191; 195; 197).

L’impegno è a progettare, costruire e gestire sempre luoghi belli, sostenibili ed inclusivi:
1. che affermino dignità e centralità della persona e delle relazioni
2. che migliorino la qualità della vita
3. che promuovano una socialità dinamica e solidale
4. che non sacrifichino la bellezza al profitto
5. che siano la migliore risposta ai bisogni e alle aspettative delle persone
6. che usino in maniera sostenibile le risorse
7. che siano sostenibili e misurabili negli effetti sull’ambiente

Per ciascuno di questi punti, cittadini, amministratori e decisori politici, professionisti e imprese vengono esortati in modo puntuale ad assumersi le proprie responsabilità.

cittadini vengono esortati alla partecipazione, alla consapevolezza della propria dignità, alla cura dei luoghi e del loro decoro e alla lotta al degrado, alla cultura dell’integrazione e del dialogo, alla riduzione dei consumi e degli sprechi, all’attenta valutazione dell’impatto ambientale degli interventi di piccole dimensioni.

Agli amministratori e decisori politici è richiesto di superare gli errori legati alle passate politiche territoriali e urbane, perseguire obiettivi di interesse generale in un quadro di regole chiaro e condiviso, ridurre costi e consumi e incentivare l’utilizzo di materiali rinnovabili collaborando con il settore privato per garantire costi e tempi certi, includere nell’analisi costi-benefici dei progetti anche i potenziali costi dei mancati interventi, adottare sistemi di valutazione della sostenibilità delle iniziative di sviluppo e recupero del territorio chiare e condivise e politiche urbane inclusive di contrasto al degrado delle periferie.

professionisti vengono esortati alla consapevolezza che “il recupero e la valorizzazione delle periferie e dei centri storici rappresentano una straordinaria occasione di riqualificazione culturale sociale ed urbanistica”, all’importanza dell’innovazione dei processi costruttivi che prediligano soluzioni di riuso e riciclo e alla creazione di partnership virtuose con amministratori e cittadini.

Alle imprese viene ricordata l’importanza di assumere quale metro di valutazione della riuscita di un intervento, non solo il profitto, ma la sua stessa sostenibilità, la sua capacità di declinare i valori della dignità dell’essere umano e dell’ambiente.

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