Una ricerca coordinata dall’Università di Amsterdam che ha esplorato le convinzioni degli scienziati sul loro ruolo e sul ruolo delle istituzioni scientifiche nel contesto del cambiamento climatico, nonché sul loro impegno nelle azioni per il clima, ha evidenziato che gli scienziati di tutte le discipline accademiche sono estremamente preoccupati per il cambiamento climatico e molti di loro hanno già cambiato il loro stile di vita o si sono impegnati in attività di advocacy e protesta, e ancora più numerosi sono quelli disposti a farlo in futuro.
ll cambiamento climatico è una delle più grandi minacce che l’umanità deve affrontare e gli scienziati sono ben posizionati per contribuire ad affrontarlo oltre alla ricerca accademica, ma si sa ancora poco del loro impegno in merito.
La Ricerca “Climate change engagement of scientists”pubblicato il 5agosto 2024 su Nature Climate Changee condotta da un team internazionale di ricercatori coordinati dall’Università di Amsterdam (UvA), ha esaminato le opinioni degli scienziati e la misura in cui sono impegnati nell’azione climatica, nonché come il coinvolgimento degli scienziati nel cambiamento climatico possa essere aumenta.
“Il cambiamento climatico è una minaccia esistenziale per l’umanità – ha affermato il ricercatore post-dottorato Fabian Dablander dell’Institute for Biodiversity and Ecosystem Dynamics dell’UvA e uno degli autori principali dello studio – Per garantire un futuro vivibile, ognuno di noi deve chiedersi: come posso contribuire al meglio in questo momento cruciale della storia umana? Gli scienziati sono ben posizionati per aiutare ad affrontare il cambiamento climatico oltre a condurre ricerche accademiche. Tuttavia, si sa poco del loro più ampio impegno al riguardo. Da qui il nostro studio, in cui abbiamo condotto analisi quantitative e qualitative di un sondaggio di oltre 9.000 ricercatori di tutte le discipline scientifiche, non solo della climatologia“.
Nel loro studio, i ricercatori hanno campionano la comunità scientifica inviando e-mail mirate a oltre 250.000 accademici a cui hanno risposto, infatti, in 9.220 da 115 paesi, di tutte le discipline accademiche e in tutte le fasi della carriera.
Tuttavia, i ricercatori riconoscono la possibilità che gli scienziati che erano già coinvolti nel cambiamento climatico potrebbero essere stati più propensi a partecipare al sondaggio, influenzando il peso delle percentuali riportate rappresentative della comunità scientifica nel suo complesso.
Comunque, la maggior parte degli intervistati (83%) nel sondaggio afferma di essere “abbastanza” o “molto” preoccupata per il cambiamento climatico. La stragrande maggioranza (91%) di loro ritiene che siano necessari cambiamenti fondamentali nei sistemi sociali, politici ed economici per affrontare davvero il cambiamento climatico. L’84% degli intervistati pensa anche che siano necessari cambiamenti significativi nel comportamento personale e nello stile di vita. Molti di loro affermano di aver già apportato cambiamenti significativi al proprio stile di vita, guidando meno (69%), volando meno (51%) e passando a una dieta a maggior base vegetale (39%).
La maggior parte degli scienziati intervistati ritiene che i gruppi di attivisti per il clima possano apportare un cambiamento positivo e che gli scienziati dovrebbero impegnarsi di più nella difesa del clima e persino nella protesta. Una percentuale significativa degli intervistati è già impegnata nella difesa del clima (29%), ha partecipato a proteste legali (23%) e/o si è persino impegnata nella disobbedienza civile (10%) e circa la metà afferma che sarebbe disposta a impegnarsi in alcune di queste azioni in futuro.
Sulla base dei dati, Dablander e colleghi hanno poi esaminato quali fattori predicono l’impegno degli scienziati nell’advocacy e nella protesta. Hanno definito un modello di impegno in due fasi:
-in primo luogo, affinché gli scienziati siano disposti a impegnarsi, devono superare essere superate principalmente barriere intellettuali come la mancanza di fiducia nell’efficacia delle azioni, la mancanza di identificazione con gli attivisti, la mancanza di conoscenza, la paura di perdere credibilità e la paura delle ripercussioni;
– in secondo luogo, per impegnarsi effettivamente devono superare principalmente barriere pratiche come la percepita mancanza di competenze, la mancanza di tempo, la mancanza di opportunità e la mancanza di conoscenza di un qualche gruppo coinvolto nell’azione per il clima.
Sulla base del loro modello, i ricercatori propongono modalità per aumentare il coinvolgimento degli scienziati, ad esempio facilitando le interazioni tra scienziati già coinvolti e quelli che non lo sono, e realizzando riforme istituzionali, ad esempio offrendo più tempo e denaro per azioni legate al clima o premiando l’impegno pubblico.
“Governi e aziende continuano a fare promesse vuote che minimizzano il livello di trasformazione necessario per prevenire il crollo climatico – ha affermato Adam Aron, Professore di psicologia presso l’Università della California – San Diego, e coautore della ricerca – Questo studio chiarisce che gli scienziati di tutte le discipline sono molto preoccupati e chiedono una fondamentale trasformazione. Spero che aiuti a svegliare le persone e a impegnarsi: sempre più scienziati lo stanno facendo“.
Immagine di copertina: fonte Università di Amsterdam